Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Giorgino: guerra delle aree, aziende in difficoltà

Fonte: L'Unione Sarda
8 luglio 2010

Le conseguenze della diatriba tra Cacip e Demanio marittimo per la delimitazione dei confini portuali

Bloccato alla Grendi un finanziamento per la costruzione di un capannone
Il conflitto tra Cacip e Agenzia del Demanio sulla delimitazione delle aree demaniali marittime nell'area di Giorgino rischia di fare vittime illustri. La Grendi, una delle società che ha acquistato dal Consorzio uno dei terreni contesi, ha dovuto interrompere la costruzione, già in fase avanzata, di un capannone di diecimila metri quadrati che avrebbe dovuto ospitare il polo di distribuzione per il sud Sardegna.
Una decisione inevitabile perché la banca ha bloccato la seconda tranche di un finanziamento ottenuto con i fondi della legge 488 del 92. E l'ha bloccato perché la commissione di delimitazione il 24 giugno scorso ha incluso quei terreni tra quelli da restituire al demanio marittimo. Una decisione aspramente contestata dal Cacip, che ritiene di essere stato il legittimo proprietario di quelle aree e minaccia denunce penali, e dagli altri imprenditori privati che le hanno acquistate, tra le quali la Nuova Saci, che fa capo a Gianni Biggio e la Cincotta Shipping. Tutti rischiano di vedersi portar via i terreni.
Ma è la Grendi, gigante dei trasporti, l'unica ad aver avviato la costruzione di un capannone alla quale stavano lavorando 40 persone, che sono state messe in cassa integrazione.
«UN DANNO ENORME» «Per il nostro business è un danno enorme», denuncia Antonio Musso, amministratore delegato di Grendi, «perché nove milioni di investimento non possono essere retti senza appoggio finanziario. È chiaro che siamo in difficoltà, ma è un danno anche per decine di persone che avremmo assunto per lavorarci».
Musso è avvelenato. «La delimitazione abbozzata dal demanio nella riunione del 24 giugno scorso non sta né in cielo né in terra: è stata fatta una incredibile confusione tra aree demaniali, aree in concessione e altre private, come quella che abbiamo acquistato. Abbiamo tutti i documenti che lo dimostrano», aggiunge Musso. «Ora attendiamo che la capitaneria di porto metta nero su bianco la delimitazione annunciata, poi presenteremo le nostre memorie e forse avvieremo un'azione di richiesta danni. Trovo assurdo», prosegue il numero uno di Grendi, «che una realtà come la nostra che ha fondi per investire e creare lavoro venga fermata da una diatriba che va avanti dal 1970 per la rivendicazione della proprietà di terreni che in qualunque caso verrebbero assegnati a noi. Perché se, per assurdo, fossero demaniali ce li darebbero in concessione».
L'area in questione, 30 mila metri quadri dietro l'ex Edem sarda, è stata acquistata nel 2008 ma la manifestazione di interesse inviata al Casic e all'Autorità portuale risale al 2005. Per avere l'ok del Cacip a costruire ci sono voluti sei mesi, per la concessione edilizia del Comune due anni e mezzo.
«Da quando sono in città, 30 anni, ho partecipato a decine di congressi sullo sviluppo del porto canale. Uno sviluppo impossibile. In Marocco in due anni hanno pensato progettato costruito e avviato ciò che noi non riusciamo a fare da 30». (f.ma.)

08/07/2010