Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Vele, tonni e scimitarre Un Salgari da scoprire racconta la Sardegna

Fonte: La Nuova Sardegna
7 luglio 2010





Da sabato apre al Lazzaretto un’esposizione ispirata a due libri introvabili del narratore ambientati nell’isola: «Le pantere di Algeri» e «La pesca dei tonni»

DANIELA PABA

Un Salgari in versione pop aiuterà a scoprire il ruolo della Sardegna nel Mediterraneo ai tempi della pirateria barbaresca, crocevia di traffici e battaglie secondo una visione tardo romantica venata di esotismo. E’ ciò che promette la mostra «Vele, tonni e scimitarre», che sabato sera alle 19,30 inaugura al Lazzaretto un’esposizione ispirata a due libri introvabili del più prolifico scrittore italiano, padre di Sandokan e del Corsaro Nero, ambientati nell’Isola: «Le pantere di Algeri» e «La pesca dei tonni».
Un’ipermostra, l’hanno definita gli organizzatori, con riferimento sia alle dimensioni dell’allestimento, che occupa i due piani del centro culturale da qui a dicembre, sia alla pluralità dei codici di lettura messi in gioco: scenografie, cinema, costumi, armi, diorami, foto, libri cartacei e virtuali, postazioni multimediali, attraverso i quali lo spettatore finisce per immergersi nelle avventure e nelle descrizioni del capitano veronese, di cui il prossimo anno ricorre il centenario della morte, fine drammatica e maledetta, degna delle tragedie di fine Ottocento.
Un racconto e un romanzo, scritti tra il 1903 e il 1904, quando Salgari lavorava per l’editore Donah a Genova. Le pantere di Algeri è un romanzo d’avventura ambientato tra le isole di San Pietro e Sant’antioco nel 1630, protagonisti i pirati-scorridori del Mediterraneo, e in particola re lo schiavo moro Zuleik, rapiscono una giovane durante l’assedio del castello sardo dei Santaflora e la portano ad Algeri. A liberarla ci pensa il Barone di Sant’Elmo, cavaliere di Malta e fidanzato della contessa, con l’aiuto dei lupi di mare di Cagliari. Più documentario il racconto di pesca è ambientato ad Alghero ma descrive in realtà la tonnara di Carloforte con una precisione tale che ha reso possibile il riconoscimento dell’antico rito della mattanza.
Come ha spiegato Nicola Vassallo, curatore della mostra, «la descrizione della preghiera, diversa per ogni tonnara, e della filiera che porta all’inscatolamento, non lascia adito a dubbi, si tratta di Carloforte. Probabilmente Salgari si era documentato visitando a Genova la Ligure sarda». E proprio la vivezza e i dettagli della descrizione hanno provocato il riconoscimento dell’attuale Raiz che ha detto, «Questi siamo noi!».
Nell’immaginario salgariano si confondono gli ordini cavallereschi e monacali, intrecciando Cavalieri di Malta e Mercedari di Bonaria, così la mostra diventa occasione preziosa per gli storici in quanto non solo ospita oggetti e manufatti del Maghreb, ma consente un raffronto puntuale sulle condizioni di schiavitù in Sardegna e nel nord Africa tra Seicento e Settecento, quando era frequente la cattura e la riduzione in schiavitù dei prigionieri di guerra che nel migliore di casi si risolveva nella liberazione dietro pagamento di un riscatto. La mostra è così dedicata a tale Domenico Cadau, cagliaritano ridotto in schiavitù ad Algeri, liberato da una missione di frati trinitari, impegnati a riscattare 60 ostaggi francesi. E dallo stesso confronto si scopre in documenti e libri acquisiti dalla biblioteca Comunale che mentre le condizioni dei nostri prigionieri erano infime, in quanto utilizzati come manodopera gratuita per i lavori più pesanti, abbandonati e denutriti, al contrario i prigionieri sardi nei paesi arabi erano pagati per le loro prestazioni, potevano rifarsi una vita, come racconta un testimone d’eccezione: Francesco d’Austria d’Este.
«Vele, tonni e scimitarre» è dunque un viaggio con itinerario all’interno dell’immaginario salgariano, dove ci si immerge nel paesaggio marino delle tonnare, nei castelli sul Mar di Sardegna tra battaglie di pirateria e palazzi fiabeschi tra Algeri, di Tunisi e Marocco. Un modo divertente per scoprire parte della storia negata di un’isola vitale nel Mediterraneo internazionale, protagonista dell’unità di Italia, ponte e torre d’avvistamento sui conflitti più attuali.