Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Giù le mani dal campo Rossi»

Fonte: La Nuova Sardegna
7 luglio 2010



Sul passaggio alla Regione critiche del generale a riposo Nicolò Manca



LA POLEMICA Il presidente della Giunta Cappellacci aveva chiesto uno scambio tra l’area e i depositi di via Simeto

CAGLIARI. In attesa che intervengano i diretti responsabili, amministrazione della Difesa e Regione, e per parte sua il Comune, la querelle sul futuro del Campo Rossi, prende corpo, con gli interventi di chi a quell’area non vuol rinunciare. È il caso del generale Nicolò Manca, primo comandante sardo della Brigata Sassari, oggi in pensione.
«Accade talvolta che quando la politica annaspa per le lotte fratricide in seno ai partiti, per i franchi tiratori che impediscono di legiferare e per l’impossibilità di contrastare la metastasi tutta sarda delle province, gli addetti ai lavori puntino su un colpo d’ala che, distogliendo l’attenzione dell’opinione pubblica dalle difficoltà contingenti, faccia gridare al successo. Che poi non ci sia alcun successo da festeggiare poco importa. In questa afosa estate cagliaritana il potenziale colpo d’ala ha preso il nome di Campo Rossi». Manca definisce efficiente il complesso socio-sportivo-addestrativo di via Tramontana, che «i poteri locali vorrebbero sottrarrre all’amministrazione militare».
Il Campo Rossi, ricorda in una breve cronistoria lo stesso Manca, è un’area di 54.445 metri quadrati donata con un lascito testamentario all’amministrazione militare dal generale Gastone Rossi nel 1925 a condizione che fosse destinata all’addestramento degli uomini in divisa. Si tratta di un organismo socio-sportivo-addestrativo attualmente frequentato dai volontari della Brigata e da un migliaio di soci (550 militari e 450 civili). La struttura è dotata di un campo di calcio, 5 campi di calcetto, 8 campi da tennis e un campo di gara per concorsi ippici. Il centro ospita 21 cavalli militari impiegati nelle manifestazioni sportive e per la riabilitazione di portatori di handicap (il 26 giugno scorso si è svolta la cerimonia conclusiva dell’ultimo corso che ha coinvolto 37 di questi ragazzi). Il centro, riconosciuto dalla FISE, collabora inoltre in vari campi di interesse con la facoltà di veterinaria dell’università di Sassari e con quella di medicina dell’università di Cagliari. «Perchè - si chiede Manca - sottrarre il Campo Rossi alla mano militare? Forse per fare le stesse cose che si fanno ora, ma sicuramente con costi maggiori e forse con minor entusiasmo? Non avrebbe senso. O forse col miraggio di realizzare progetti di respiro più privato che sociale?».
La querelle sul “Rossi” si è riaperta dopo l’invio di una lettera del presidente Cappellacci al ministro dell’economia Tremonti, al direttore dell’agenzia delle entrate e a quello dell’agenzia del demanio per sollecitare la dismissione del Rossi, uno spazio utilissimo per la città. «Il complesso - ha scritto Cappellacci - potrebbe essere al centro di uno scambio di immobili e entrare nella disponibilità della Regione. L’Agenzia delle Entrate e l’Agenzia del Demanio hanno infatti richiesto la rinuncia al trasferimento al proprio patrimonio dei magazzini dell’Aeronautica Militare, in via Simeto (di fronte all’ex mattatoio di via Po). In quegli edifici verrebbe collocata la sede degli uffici provinciali ora in un immobile che costa tre milioni l’anno di affitto». La Regione è disponibile a rinunciare a «ma per equità negoziale ha chiesto il trasferimento alla Regione del campo Rossi per restituire ai cittadini spazi che per troppo tempo sono rimasti preclusi o per così dire a fruibilità limitata. È un discorso che vale per la città di Cagliari e per tutta la Sardegna. Purtroppo per ragioni storiche alcuni degli angoli più suggestivi della nostra isola sono stati interdetti ad un utilizzo diffuso. Ora quelle motivazioni sono venute meno e abbiamo il dovere di restituire a ciascuna comunità locale il suo territorio». Campo Rossi compreso.(g.cen.)