Rassegna Stampa

Il Sardegna

Le isole, teatri di avventura

Fonte: Il Sardegna
25 giugno 2010

L'incontro

A tu per tu col semiologo Calabrese ospite a Carloforte per una tre giorni dedicata ai concetti di confine e identità. In compagnia di Eco e Fabbri. di Anna Brotzu

L'isola che non c'è non è solo quella cantata da Bennato o – più bella di tutte – l'isola non trovata di Guccini ». Incipit inaspettatamente musicale per il semiologo Oscar Calabrese che - dopo l'esordio “montaliano” di Paolo Fabbri sulle “Isole in viaggio” - oggi a Carloforte esplorerà gli “Arcipelaghi del senso” nell'Ùíze Festival ideato da Franciscu Sedda (domani Paesaggi Mediterranei e domenica la parola a Umberto Eco). E poiché «studiando le isole immaginarie si riesce a capire più di quanto si creda quelle vere» l'autore di Caos e bellezza per definire “La forma dell'isola (che non c'è)” parlerà «dell'isola di Robinson Crusoe (che in realtà esisteva, perché Defoe s'ispirò al pirata Alexander Selkirk abbandonato nell'arcipelago Fernández) e de L'isola del tesoro, de L'isola misteriosa di Verne e di Lilliput, Brobdingnag e le altre mete de I viaggi di Gulliver».

L'ASSUNTO è che «queste isole letterarie diventano teatro di avventure e passioni, come la paura o la solitudine del naufrago, fortemente simboliche». Cos'è dunque un'isola (úìze in carlofortino)? «Un territorio limitato e circoscritto di cui s'intravede o intuisce il confine, perché senza la percezione del limite, pur trovandovisi, non si coglie l'isolamento, ovvero un senso di solitudine e una serie di spinte adandarsene e confrontarsi con il resto del mondo, un desiderio di fuggire, essere altrove e una maggiore coscienza dell'identità; peculiarità degli isolani, in Sicilia come in Giappone è sentire più fortemente le radici». Ma «l'identità non è un concetto assoluto, si definisce nel confronto con l'altro». E prosegue «Se in questo momento imperano i localismi, la cui ragion d'essere sta nelle perdite d'identità per la globalizzazione» esiste un paradosso delle isole. «Nei miti di fondazione in Sardegna e Sicilia, Aristeo e una principessa fenicia mescolarono le popolazioni: queste terre isolate dal mare possono predicare l'unione o ri-unione di genti diverse». Senza dire di «identità vere o presunte: la Sardegna ha una storia, una lingua, una cultura; la Padania è un'invenzione». Il senso dell'isola per gli esseri umani dunque, ma anche il senso delle isole al plurale. L'isola come sogno o utopia, da un lato; le isole con le loro differenze, le loro culture, le loro storie vissute e da inventare, dall'al-tra. Di tutto questo si parlerà in una tre giorni di incontri serrati alla cui realizzazione hanno collaborato tra gli altri anche il Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna, la Cantina Santadi. Il finale di partita è tutto per Calabrese: quando «internet è metafora del mare e i social network sono isole» la questione dell'informazione «non è universalizzabile; il problema sorge nei Paesi in cui è legata al potere politico ed economico: l'Italia è uno di questi ».