Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Amsicora, un albergo per tornare in A

Fonte: L'Unione Sarda
3 giugno 2010

Dopo la retrocessione della squadra di hockey, la società è pronta a presentare un nuovo progetto per ristrutturare lo stadio

Starwood e Virgin interessate alla gestione del resort

Pronta la terza versione del progetto: cinquanta stanze in meno (in tutto 250), fitness center, uffici e club house per la società sportiva. L'investimento previsto sfiorerà i trenta milioni di euro.
Per capire perché una squadra come l'Amsicora, cioè l'Inter dell'hockey, una (ex) corazzata con 20 scudetti nel palmares che non ha mai assaggiato l'onta della retrocessione, sia finita in serie A2, è utile il racconto del presidente Alessandro Dedoni: «Fino a tre mesi fa i nostri atleti si cambiavano negli stessi spogliatoi del Cagliari dello scudetto. Si può? C'erano topi, servizi igienici vecchissimi, una vergogna». Insomma: degrado chiama degrado e se la società fondata il primo maggio del 1874 ora naviga in cattive acque sportive, la colpa è anche di «impianti non adeguati». Dedoni è un avvocato di cinquantadue anni, consigliere della società da dieci e presidente da uno, che per spiegare il penultimo posto nel campionato 2009/2010 appena concluso parla di «progressivo restringimento degli orizzonti». Orizzonti economici, ovviamente. Perché anche l'hockey costa e senza stranieri - argentini, olandesi, pakistani: i professionisti di questo sport - non si va lontano. «Questa stagione siamo riusciti a ingaggiarne solo uno, nel girone di ritorno. E siamo passati dai 4 punti dell'andata ai 13 della seconda parte. Ma tutte le altre squadre ne hanno almeno tre. Noi non possiamo permetterceli, finché la situazione è questa». Una morte lenta ma inevitabile, almeno senza uno scossone.
IL PROGETTO L'ultimo bilancio della S.G. (società ginnastica) Amsicora è di 250 mila euro: buona parte - circa 90 mila euro - è rappresentata dal mutuo acceso col credito sportivo per rifare campo, spogliatoi e poco altro. «Le squadre concorrenti, come il Suelli, non hanno impianti da gestire. Li affittano dal Comune: è molto più semplice e meno dispendioso. Noi invece abbiamo strutture vecchie da mandare avanti. Con costi incredibili». L'idea per rinascere è nota da tempo: buttar giù le tribune, costruire parcheggi, fitness center, nuovi uffici e soprattutto un albergo. Con soldi esterni, sfruttando il sistema del project financing. Da peso morto, il vecchio stadio potrebbe diventare un traino da un milione di euro all'anno: soldi che l'Amsicora prevede di incassare - lo dice, nero su bianco, un business plan molto dettagliato - affidando in gestione l'hotel. Per ora i due progetti presentati dalla Ksa entertainment, degli imprenditori Sergio e Alessio Raggio si sono impantanati negli uffici comunali. Ora è pronta una terza versione, disegnata dall'architetto Jaime Manca di Villahermosa. Cinquanta camere in meno (da 300 a 250) e parcheggi interrati sotto l'attuale tribuna, non più sotto il campo. Un complesso sportivo-ricettivo al quale sarebbero interessati due grossi gruppi: la Starwood di Tom Barrak, a cui fa capo la catena di resort di lusso, e la Virgin di Richard Branson, marchio che controlla sia alberghi che centri di fitness. Dedoni non conferma i nomi ma spiega che «ci sono delle trattative in corso, siamo obbligati alla massima riservatezza».
LE STRUTTURE Il progetto prevede nuove strutture, per circa 58 mila metri cubi (misure in linea con il piano urbanistico comunale). All'ingresso dello stadio, dove ora ci sono i campi di calcio a 5 e a 7, verrà realizzata la torre del fitness center, su una superficie di 2000 metri quadri. Sopra si svilupperà il resort, che si snoderà su quasi tutto il versante di via dei Salinieri. Duecentocinquanta stanze con vista sul campo da hockey e sulla pista d'altetica, che non verranno interessati dalla ristrutturazione. Sotto, un parcheggio sotterraneo di due piani, con 600 posti auto. La struttura ricettiva occuperà un'area di 4.792 metri quadri, che andrà a inserirsi su un'altra torre, quella che rimarrà alla società sportiva. Qui è previsto un campo da basket, uffici e club house. Un piano che ha ricevuto il via libera dall'assemblea dei soci il 26 febbraio scorso, dove è stato approvato il progetto Amsicora Stadium Sport-Resort . Chiunque lo faccia, dovrà mettere in conto un budget di almeno 30 milioni di euro. Questa la previsione del business plan
LA SOCIETÀ Sergio Raggio, amministratore della Ksa, spera che il terzo tentativo sia quello buono: «Stiamo preparando tutti i documenti per la procedura amministrativa, che ci consentiranno di sviluppare il progetto». Il nuovo piano dovrà passare all'esame del consiglio comunale - come gli altri - e poi per gli uffici dell'assessorato all'Urbanistica. «L'intervento è concentrato su via dei Salinieri, mentre il resto dell'impianto non viene neanche toccato. Si lavorerà su edifici fatiscenti. Grandi catene internazionali? Siamo vincolati a una clausola di riservatezza. Posso solo dire è un investimento che interessa, ma tutte le grosse società straniere vogliono vederci chiaro prima di impegnare fondi così importanti. Tutta l'Italia sta attraversando un periodo di paralisi amministrativa, non c'è la strada spianata come in altri Paesi». La priorità della società che da anni ha un accordo di project financing con l'Amsicora, è quella di «vedere il progetto approvato» in fretta: «Non credo serva molto tempo perché abbiamo ristretto il campo d'azione. E il progetto è quasi “blindato”, perché è stato ripensato sulle indicazioni del Tar». Già: il tribunale amministrativo regionale si è già pronunciato. L'ultima volta a ottobre del 2009, con una sentenza che suona più o meno così: il Consiglio comunale ha avuto ragione a dire no al piano attuativo per la riqualificazione dell'area proposto dalla Ksa e dalla società di Ponte vittorio. Un ricorso nel quale un gruppo di soci (Carlo e Andrea Dore, Antonio Marchi e Piero Puggioni: tutti e quattro sono stati espulsi e riammessi recentemente dal tribunale) era intervenuto ad opponendum , sostenendo si trattasse di un'iniziativa speculativa, che nulla aveva a che fare con le finalità sportive ed educative dell'Amsicora.
IL NUOVO RICORSO Il presidente Dedoni comunque ha sulla scrivania un nuovo ricorso di 150 pagine, che questa volta verrà presentato di fronte al Consiglio di Stato. La sentenza del Tar ha dichiarato inamissibile il ricorso della società perché non avrebbe rispettato le prescrizioni di una delibera comunale, la 55 del 2006, nella quale venivano apportate delle modifiche, «peggiorative per noi» spiega Dedoni, al Puc. Il documento però non sarebbe mai stato notificato all'Amsicora, ma solo alla Ksa entertainment. E allora si andrà avanti su due fronti: quello comunale - per l'approvazione del terzo progetto - e quello legale. Nel frattempo la società sta raschiando il fondo, o quasi: «Abbiamo dovuto affittare uno spazio che dà sulla strada, dove c'è il nostro simbolo, a una società di comunicazione. La scritta Amsicora verrà coperta da cartelloni pubblicitari». Cosa non si fa per sopravvivere.
MICHELE RUFFI

02/06/2010

La stagione. Non è bastato un girone di ritorno da playoff per raggiungere la salvezza
Il miracolo sfiorato senza stranieri


Quando Giuseppe Loi e Roberto Carta, due fedelissimi arrivati dal settore giovanile e da quello femminile, hanno accettato di allenare la squadra, l'Amsicora era in una situazione disperata. Quattro punti in tutto il girone d'andata, spogliatoio in rotta con il vecchio mister, giocatori demotivati. Per salvarsi sarebbe servito un miracolo, che i due tecnici «fatti in casa» (per usare la definizione del presidente Alessandro Dedoni) hanno più che sfiorato. «Tredici punti nel girone di ritorno. Se avessimo tenuto lo stesso andamento anche nella prima parte della stagione, avremmo raggiunto i playoff». Invece è stata retrocessione, per un solo punto, dopo l'ultima sconfitta a Roma contro il Butterfly per 4-1.
Per rimanere in serie A1, sarebbero serviti gli stranieri, quelli che tutte le altre squadre hanno in abbondanza. Ma costano: dai 15 ai 20 mila euro all'anno. Cifre troppo alte per le casse della società di Ponte Vittorio. «Ci siamo potuti permettere solo Marek Travnik, un atleta ceco». Il vero problema è che l'hockey non è più quello dei 20 titoli (l'ultimo quattro anni fa) vinti dall'Amsicora. E Dedoni, ex giocatore, lo sa bene: «Ai miei tempi si giocava alle 6 del mattino, altro che allenamenti notturni, con illuminazione. Ora gli sportivi hanno più pretese e noi non siamo in grado di poterle assicurare, almeno in questo condizioni».
Ma così è la vita, almeno nell'hockey: «Vincono le squadre che si possono permettere più stranieri. E magari anche l'allenatore». Conta anche il fattore “strutturale”: «Chi non deve gestire gli impianti sportivi, come noi, è agevolato. Paga solo un affitto al Comune e stop. Noi invece dobbiamo mantenere in piedi lo stadio, con un impegno economico che non possiamo sostenere a lungo». Dedoni dice che per tornare in serie A1, ai livelli di un tempo - cioè lotta per lo scudetto e playoff, ci vorrà tempo: «Si può anche risalire in fretta, spero al più presto. Ma per raggiungere certi livelli serve un progetto di 5-10 anni». (m.r.)

02/06/2010