Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La vigilia dei gestori tra paure e certezze «Troppa confusione»

Fonte: L'Unione Sarda
24 maggio 2010

i baretti Il nodo-demolizioni

Si marcia in ordine sparso. Anche perché i chioschetti che non fanno parte della Poetto Service (otto su venti) hanno esigenze differenti. Capita, così, che il gestore delle Palmette, chiosco della Prima fermata, non sia rintracciabile («È tutta la mattina in giro per uffici», dicono gli addetti al bancone). Mentre all'Emerson e all'Oasi si lavora come se nulla fosse, se la minaccia delle demolizioni non esistesse.
L'EMERSON «Noi», afferma Alessandro Murgia dell'Emerson, impegnato a seguire i lavori di sistemazione dello stabilimento, «ci sentiamo al riparo da sorprese perché il nostro progetto è stato approvato due anni fa». Da quelle parti, la bufera sembra lontanissima. «Non mi sto preoccupando di quello che accade», dice. E aggiunge un concetto ovvio. «Non credo che quei lavori possano essere realizzati proprio adesso: è giusto avere strutture nuove ma questo deve essere fatto dopo la fine della stagione. Penso che sia il caso di aspettare sino a ottobre».
L'OASI Ostenta serenità anche Luciano Spiga che gestisce l'Oasi: lui è impegnato a organizzare la campagna pubblicitaria per l'estate ormai imminente. «Personalmente», spiega, «ho tutte le licenze in regola. Sto aspettando solo la licenza edilizia che ho chiesto all'edilizia privata nel 2006: a questo punto mi è dovuta». In realtà, anche dalle sue parti è arrivato un documento preoccupante. «Ho ricevuto l'ordine di demolizione ma ho ottenuto la sospensiva. Quindi penso di trascorrere un'estate tranquilla». Il futuro, però, è preoccupante. «Corriamo il rischio di spendere 150 mila euro per costruire un chiosco che, poi, dobbiamo smontare se non rientra nel Pul. Ovvio che questa situazione non ci faccia dormire sonni tranquilli».
IL MALIBÙ Se i responsabili dei due chioschetti dormono sonni tranquilli (o quasi), meno sereno è il gestore del Malibù, Carlo Alciator. «Che cosa dobbiamo fare?», si chiede. In quel baretto erano convinti di aver chiuso la pratica tre anni fa. «Avevamo presentato un progetto nel 2007: purtroppo, ci è stato espresso il diniego». Lì per lì, nessuno ci ha fatto caso. Ma ora il problema torna urgentemente a galla. «La cosa che dà maggiormente fastidio è il fatto che il nostro progetto fosse molto simile a quello proposto dalla Poetto Service». Non lo dice apertamente ma c'è la sensazione che siano stati fatti figli e figliastri. E ora, volente o nolente, Alciator dovrà adeguarsi. «Aspettiamo di capire come si evolve la situazione. Ma ho proprio la sensazione che ci dovremo adeguare al volere della maggioranza». Al volere, cioè, della Poetto Service che rappresenta dodici (ma qualcuno risulta non socio ma affiliato) chioschetti. «Anche noi finiremo con il seguire la stessa linea». (mar.co.)

22/05/2010