Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Stranieri» tra le pietre della propria città

Fonte: La Nuova Sardegna
10 maggio 2010



Enrico Pau testimonia la passione delle migliaia di volontari


ENRICO PAU
CAGLIARI. Del regista Enrico Pau pubblichiamo una testimonianza da volontario per Monumenti aperti.

La mia prima esperienza come volontario di Monumenti Aperti. Mi viene in mente il titolo di un romanzo di successo di qualche anno fa: «il passato è una terra straniera». L’idea di questo titolo, che è insieme un aforisma prezioso, è che per conoscersi, per riscoprire la propria memoria, bisogna varcare un confine, cioè sentirsi stranieri. Ecco la parola «straniero» spiega la mia sensazione bellissima di questi giorni passati a viaggiare dentro la memoria, ad ascoltare storie di vecchi cagliaritani, a cercare documenti storici, dentro gli archivi, dentro le case della gente. Straniero. Straniero dentro la mia città. In fondo è questo che questa rassegna, nata ormai quattordici anni fa dall’idea di tre ragazzi un po’ folli e nello stesso tempo visionari, propone ai cagliaritani, ma non solo. Nel frattempo la manifestazione è cresciuta ha contaminato come un morbo, però salutare, altre città della Sardegna anch’esse costrette ad aprire tutto quello che si può aprire: chiese, palazzi, sotterranei, ville d’epoca, persino ruderi. Piccola utopia sognante e poetica: viaggiare dentro la propria storia fatta di pietre, di carta, di pitture, di documenti antichi, di stanze inaccessibili, di narrazioni, di racconti di come si era, di come erano i luoghi un tempo. Tutto si regge nella passione. Una piccola associazione «Imago Mundi», poche persone per una macchina «monumentale», tre stanze d’ufficio, qualche computer, molto talento. Fuori nelle strade intanto la macchina del volontariato si è messa in moto, la macchina delle scuole elementari, delle medie, delle superiori, migliaia di alunni e professori, per tutti la stessa ossessione: aprire tutto quello che ha una storia interessante da raccontare a qualcuno che vuole ascoltare, accompagnare gli «stranieri» dentro la loro città costringerli finalmente a «vedere». Intanto i «ruderi», le stanze, le strade, i sotterranei attendono il loro turno, oggi e domani sarà festa anche per loro, metteranno il «vestito buono» e danzeranno il walzer lieve e dolcissimo del ricordo.