Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Se la riforma premia chi merita il Lirico ce la farà»

Fonte: La Nuova Sardegna
5 maggio 2010


MERCOLEDÌ, 05 MAGGIO 2010

Pagina 37 - Cultura e Spettacoli

GABRIELE BALLOI

CAGLIARI. Dopo gli esigui aggiustamenti e la controfirma del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il decreto Bondi - che da qui a circa due mesi dovrà convertirsi in legge, pena la decadenza - rimane ancora, per molti versi, un nodo gordiano che sta lasciando insofferente buona parte dei rappresentanti e lavoratori delle 14 Fondazioni lirico-sinfoniche italiane. Da giorni, il decreto legge promulgato dal governo sta innescando una vera rivolta.
È una reazione a catena, fra scioperi e manifestazioni di protesta che coinvolgono dipendenti e maestranze, nonchè i sindacati con cui il ministro dei Beni culturali Bondi s’incontrerà domani.
Ecco in cosa consistono le nuove norme, entrate in vigore dal 1º maggio: blocco del turn over e dei concorsi fino a tutto il 2012 (fatta eccezione però delle professionalità di “altissimo livello”, tenute in conto per la copertura di ruoli di “primaria importanza, indispensabili per l’attività produttiva”); dopodiché, dal 2013, le assunzioni a tempo indeterminato dovranno comunque essere autorizzate dal Ministero che deciderà, per altro, anche il numero massimo di contratti a tempo determinato ascrivibili alla gestione annuale di ogni ente. Riduzione del 50% del contratto integrativo, nel caso in cui non si giunga entro un anno alla firma del nuovo contratto nazionale, che di fatto manca dal 2003; sarà modificato anche l’iter stesso di approvazione del CCNL (contratto collettivo nazionale del lavoro), adattato con l’intervento dell’Aran (l’agenzia che rappresenta lo Stato nei rinnovi contrattuali del pubblico) nella mediazione che fino ad oggi coinvolgeva unicamente le varie sigle sindacali da un lato e l’Anfols (rappresentante le Fondazioni liriche) dall’altro. Oltre poi i cambiamenti generali sulle regole d’assunzione, tipologia di contratti e graduatorie d’accesso, altri sono i punti nevralgici della riforma. Uno, senza dubbio, è la nuova razionalizzazione del sistema di finanziamento statale per lo spettacolo dal vivo, in una concezione meritocratica che vuol dare la precedenza alle istituzioni musicali più virtuose, distribuendo le risorse secondo la qualità e la quantità della produzione svolta.
«Questa, in realtà, mi pare una buona prospettiva - afferma più ottimisticamente il sovrintendente del Teatro Lirico di Cagliari Maurizio Pietrantonio - se teniamo conto che proprio su tale piano la nostra si è rivelata una delle fondazioni più virtuose del Paese, chiudendo sempre il bilancio in pareggio e approdando a notevoli gratificazioni dei risultati dal 2004 a oggi, nonostante i continui e pesanti tagli ai fondi pubblici. E non sto certo sottovalutando la gravità del momento. Ritengo tuttavia che questa la si possa considerare una buona fase di transizione, per discutere, per trovare discreti compromessi». Anche riguardo alla questione di una possibile maggiore autonomia delle Fondazioni (inizialmente indicata soltanto per la Scala di Milano e l’Accademia di Santa Cecilia a Roma), comunque legata relativamente anche all’aspetto delle erogazioni per “merito”, Pietrantonio ribadisce: «Non penso che con questi provvedimenti si stiano creando dei declassamenti, teatri di serie A e di serie B; è giusto tenere in conto il valore di certe istituzioni culturali, e credo che il Lirico di Cagliari possa tranquillamente inserirsi in questo percorso, visti i notevoli progressi a dispetto delle difficoltà, vista la politica sociale e di decentramento che ci proponiamo per riconoscere il valore e la posizione insulare della nostra attività. Potenzialità testimoniate anche dalla trasferta, in questa settimana, al Festival di Wiesbaden con la Lucia di Lammermoor, che di certo sarà seguita nelle prossime Stagioni da altri allestimenti in tournée, coproduzioni con altri teatri a livello nazionale e internazionale. Insomma, portiamo avanti un equilibrio gestionale che, nonostante la crisi economica che ci attanaglia, ci permette ancora di lavorare con grande propositività».