Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'economista: «Avere soldi non basta»

Fonte: L'Unione Sarda
27 aprile 2010

Il commento. Il patto di stabilità degli enti locali limita le potenzialità del territorio

«Avere i soldi non basta, se poi non si possono spendere». È il paradosso di Olbia, terzo capoluogo d'Italia per ricchezza del Municipio. Eppure quello stesso patto di stabilità che la rende un'amministrazione virtuosa, è il primo freno allo sviluppo. Così Carlo Marcetti, docente di Economia dei trasporti e Politiche economiche (università di Cagliari e Olbia) legge la classifica del Sole 24Ore . I numeri dell'ultimo bilancio comunale certificano la teoria: nelle casse del palazzo entrano ogni anno 105 milioni, ma 40 sono congelati dal vincolo di spesa imposto a tutti i Paesi di Eurolandia.
CONTI A POSTO Dunque il Municipio di Olbia ha i conti in regola (già si sapeva). Tutto scritto nella verifica degli otto parametri presi a riferimento dal quotidiano di Confindustria. «Intanto - dice Marcetti - l'amministrazione non ha debiti con le banche, ma solo mutui accesi con la Cassa di depositi e prestiti (finanza le opere pubbliche). Vuol dire che non ha bisogno di liquidità. Non a caso la spesa per investimenti (17° posto) è alta, e quella corrente contenuta, segno che il personale in servizio può vantare un'elevata produttività».
OLTRE LE CIFRE Ma oltre la lettura secca delle cifre, la classifica si presta a una seconda interpretazione. Il professore spiega: «Che le entrate proprie di Olbia (tributarie ed extra-tributarie) abbiano raggiunto quota 1.159 euro per abitante, dimostrano la vivacità del capoluogo. Cresce ogni anno di mille residenti (saranno 55mila entro il 2010). A questi vanno aggiunti i 30mila che gravitano ogni giorno nella città, cioè consumano. C'è poi il saldo tra imprese attive e cessate, ancora positivo». Quanto basta perché Marcetti non trovi contraddizione tra virtuosismo dei conti comunali e impennata delle nuove povertà. «Un ente locale - dice - può intervenire per ridurre forme di disagio, ma dietro la sofferenza sociale delle nostre città ci sono le difficoltà di una crisi economica, che sta assottigliando la classe media. Ovvero, la ricchezza è distribuita in maniera sempre più diseguale. Per questo un Comune deve sostenere lo sviluppo avviando opere pubbliche nei limiti imposti dal patto di stabilità e stimolando politiche di crescita». ( a. c. )

27/04/2010