Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'amore manipolato Nel “Club X” di Favonio va in scena il 2310

Fonte: L'Unione Sarda
20 aprile 2010

Giovedì al Massimo di Cagliari


«Jet Li? Una persona di umiltà straordinaria». Nunzio Caponio ha conosciuto la stella del cinema delle arti marziali perché ci ha lavorato sul set. Non è il solito percorso artistico quello dell'attore, drammaturgo e regista abruzzese, che da Vasto partì come fotografo di viaggio per agenzie e giornali come “Marie Claire”.
Dopo tre anni tra Cina, Tibet, India, Nepal si rompe qualcosa: «Ho lasciato la fotografia di viaggio perché mi sembrava di rubare». E resta a Hong Kong, dove aveva esposto con una mostra di ritratti catturati dalla sua Nikon, per darsi allo studio rigoroso delle arti marziali e finire a fare il caratterista nei film d'azione. «Certo le battute erano tutte sul genere “I wanna kill you”, ti voglio uccidere», sorride al ricordo di quando si lottava per essere gli ultimi a crepare durante le riprese, in modo da tornare il giorno seguente e avere una giornata di paga in più. Il dragone cinese, quello economico, fa il suo corso e prospetta possibilità di guadagno vero. Grazie ad un impiego nell'import-export può darsi alla recitazione a tempo pieno. Destinazione New York, il costoso e prestigioso Lee Strasberg Theatre Institute. Si studia e si lavora davvero sui palcoscenici della Grande mela. «Andava molto bene, ma avevo nostalgia dell'Europa e della sua diversità». Da tre anni è in Sardegna, ci arriva come insegnante di recitazione e ci resta tra amori e malumori: «Ci sono piccoli feudi che si creano e blindano le porte», sostiene l'attore che però qualcuno lo vuole ringraziare. Per esempio Antonio Cabiddu e il Teatro Stabile di Sardegna che ha prodotto le sue ultime drammaturgie, tra cui l'ultima, “Club X”.
Il debutto è in cartellone giovedì alle 21, al ridotto del Massimo di Cagliari, con repliche sino a mercoledì 28 aprile. Il testo ruota attorno una grottesca storia d'amore nel lontano 2310 e vede in scena lo stesso autore (anche regista) e l'attrice Francesca Falchi. «Ho scritto partendo da un'idea di una donna che si trova ad avere in mano l'evoluzione dell'umanità tramite l'ingegneria genetica», spiega Caponio raccontando la trama di una protagonista che vaga per la galassia a vendere bambini, o meglio «cuccioli da compagnia», e si ferma su una piattaforma spaziale a intrattenersi con un «bambolo interattivo». Questa pièce chiude una trilogia iniziata con “Dentroterapia” e “In una Stanza”, vicende di un rapporto terreno e di uno mentale. Stavolta si parla della solitudine nella relazione. «È un'analisi di dove potrebbe arrivare la relazione uomo-donna, in uno strano effetto tra comunicazione e non comunicazione». Chiamiamolo gioco di coppie, con un finale aperto ai dubbi: esiste l'umanità del rapporto o è una configurazione?
MANUELA VACCA

20/04/2010