Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il rude e la tenera: umori gitani nell'Italia dei miseri

Fonte: L'Unione Sarda
19 aprile 2010

“La strada” al Massimo


Desolante la condizione disumana afflitta dalla speranza di avere una bocca in meno da sfamare. “Come siamo disgraziati”, dice la madre alla figlia, chiedendole di andare via di casa al seguito dell'artista di strada Zampanò. E Gelsomina, che sembra “un pulcino” ai più sensibili e “una mezza donna” agli altri, parte per imparare un mestiere. Trascina con sé il suo bagaglio di inadeguatezza davanti al mondo, filando dietro all'uomo e alle sue esibizioni. Il forzuto e la tamburina spaventata, due degli esseri poveri e degradati in scena al Massimo di Cagliari.
La strada , scritto da Bernardino Zapponi e Tullio Pinelli (che con Ennio Flaiano sceneggiò l'omonimo film premio Oscar di Fellini) è un dramma musicale. L'ha voluto e l'ha diretto Massimo Venturiello che, con Nicola Fano, è anche autore delle canzoni musicate da Germano Mazzocchetti. Il regista interpreta Zampanò, girovago che tira la carretta sulla schiena, spezza catene e tiranneggia la flebile Gelsomina, ruolo affidato all'attrice e cantante Tosca. Il circo condotto dallo zingaro Fiore può diventare famiglia e bisogna pensare al futuro. Piove e nevica sulla strada, ricorda la Cavallerizza (interpretata da Chiara Di Bari che si fece ben notare nel favoloso musical Notre Dame de Paris di Riccardo Cocciante). Ma a Zampanò bastano la sua forza e la strada, dove mostra i denti. “A che servo?” si chiede invece Gelsomina nel secondo atto, illuminata da una conversazione con il funambolo detto Il Matto (il bravo Camillo Grassi).
Appena sfiorato un senso esistenziale, accade il dramma. Una morte, incidentale, e un contagio di follia. Dopo il patimento dell'abbandono Gelsomina non saprà resistere. Cosa resta al violento Zampanò, a parte i fantasmi da domare? La compagnia della solitudine di chi cammina ripetendosi di non aver bisogno di nessuno.
Se ne va sudiciamente la vita in questo spettacolo coronato dagli applausi calorosi in sala. Già, la vita come un viadotto in discesa o in salita, a seconda di dove la si percorre. Semplicemente obliqua, come le linee scelte per il palco dallo scenografo Alessandro Chiti. Il linguaggio teatrale si nutre di poesia, con atmosfere da operetta e lavoro corale dell'intero cast vestito da Sabrina Chiocchio. Fuori i nomi: Daniela Cera, Barbara Corradini, Alberta Izzo, Dario Ciotoli, Camillo Grassi e Franco Silvestri. Qualità canore per tutti ed esecuzione ironica delle coreografie pensate da Fabrizio Angelini.
Merito equo, certo, ma parte da leone per gli ottimi Massimo Venturiello e Tosca. Il primo tinteggia un personaggio rude che mostra un lato di tenerezza, subito sopraffatto dall'insensibilità. Tosca si cala docile nella figura, senza mai sbavare in eccessi che corromperebbero la scelta di un carattere teatrale in perpetuo timore del mondo e incapace di farsi capire. La produzione della Contemporanea - Compagnia Mario Chiocchi, gode di una messinscena che regala esistenze di umore gitano in una misera Italia contadina, forse neanche tanto distante.
A Cagliari si replica stasera alle 21, mentre è alle 19 l'appuntamento per domani. Si prosegue al teatro Verdi di Sassari lunedì 19 e martedì 20.
MANUELA VACCA

17/04/2010