Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Poetto, la sabbia sta scomparendo

Fonte: L'Unione Sarda
27 giugno 2008

Indagine. Chiesti interventi urgenti e un'Autorità unica che governi il litorale, sul quale oggi hanno competenze 12 enti

Già erosi 70 metri. «Entro il 2011 sarà come prima»
Le cause dell'erosione si conoscono, ma nessuno ha fatto nulla per rimuoverle. Agli studi degli esperti non ha fatto seguito nessuna azione. Di Gregorio: «Serve un'Autorità unica per il Poetto».
Ottocento ombrelloni c'erano, ottocento ci sono ora. Il problema è che nell'estate del 2002, a ripascimento fresco di draga, distavano tre metri e mezzo l'uno dall'altro, ora sono a due metri e 20. Per fortuna al D'Aquila per ora gli affari non sono calati. E nemmeno altrove. «Però», avverte Mario D'Aquila, che di estati nello stabilimento di famiglia ne ha viste oltre 70, «ancora massimo tre anni e la spiaggia sarà come prima». Con un'unica differenza: prima era bianca e finissima, ora è grigio topo. Poca, brutta e cattiva.
Significa che a sei anni dall'intervento «di protezione civile» la sabbia scura saluta e se ne va, senza che nessuno faccia nulla per evitarlo. A parte qualche studio, cui per ora non hanno fatto seguito azioni concrete.
EROSI 70 METRI DAL 2002 Meno trenta metri tra il 2002 e il 2004, altrettanti sino al 2007, altri dieci metri nel 2008. Per capire che tutto sta tornando com'era - e che urge un intervento - basta guardare le rotonde del D'Aquila e del Lido. Nelle foto del giugno 2002 davanti a quella del D'Aquila ci sono 32 metri di sabbia, circa la metà davanti a quella del Lido. Oggi entrambe sono completamente sommerse. La linea di battigia si è accorciata di 70 metri e non a causa di un normale assestamento, come continua a sostenere qualche geologo, o delle mareggiate. Ma perché «non sono state rimosse le cause che causarono l'erosione», come ha dimostrato lo studio elaborato da tre esperti (Enrico Corti, direttore del dipartimento di architettura dell'università e da Enzo Pranzini e Pierluigi Aminiti dell'ateneo di Firenze) per conto della Regione.
LE CAUSE DELL'EROSIONE Una - hanno dimostrato gli studi - è globale: il livello del mare cresce di qualche centimetro all'anno a causa dello scioglimento dei ghiacciai. Le altre sono locali: la grande fossa scavata dalle draghe a due chilometri dalla costa dal dopoguerra in poi, quando la sabbia del Poetto servì a ricostruire la città. Un furto di due milioni di metri cubi alla natura - proseguito negli anni '80 con il boom di Quartu - e nel 2002 con il ripascimento. Quella voragine sottomarina, assieme alle banchine di Marina Piccola, alle costruzioni sul Lungomare, alla fine dell'apporto dei fiumi e la demolizione dei casotti, sono le principali cause della progressiva avanzata del mare. Hanno modificato la direzione delle correnti e l'attività morfologica del mare, inoltre impediscono il naturale movimento della sabbia. Tutte cose note e contenute sia gli studi che nelle carte processuali ancora all'esame dei giudici.
NESSUN MONITORAGGIO Il problema è un altro: chi sta monitorando il fenomeno?, chi sta studiando le contromisure?, dove sono finiti i 250 mila euro per un progetto-pilota di cui parlò nel 2006 l'ex assessore regionale all'ambiente Tonino Dessì, che commissionò l'Indagine conoscitiva preliminare per un progetto di salvaguardia e ripristino del litorale del Poetto?
Felice Di Gregorio, esperto di ambiente costiero e docente associato al Dipartimento Scienze della terra dell'università, sollecita la Regione a «darsi una mossa». Dice, Di Gregorio, che «l'inesperienza degli amministratori sull'argomento non è più tollerabile. Altre regioni, Lazio in testa, hanno aderito a progetti internazionali assieme a Spagna e Francia, per ripascimenti, monitoraggi spiagge, ricerca di strumenti, tecniche di intervento. E noi, ancora oggi, non sappiamo chi si deve occupare del Poetto». Forse la Provincia? «Non c'entriamo più nulla, per noi ormai quello è un argomento tabù», sorride Rosaria Congiu, assessore all'Ambiente. Gianni Campus, stesse competenze al Comune, rivela qualcosa: «C'era un progetto di monitoraggio nato da un'intesa con l'assessore regionale all'ambiente Morittu, ma non ne so più nulla. Ne riparleremo a breve, anche perché prima della fine di luglio porterò all'approvazione del Consiglio comunale il Piano di utilizzo del litorale. È vero che si parla di concessioni alle attività produttive, dunque di spazi da concedere, ma se la sabbia va via anche il problema degli spazi ha un suo peso»
«NON SAPPIAMO A CHI CHIEDERE» Anche Mario D'Aquila, in proposito, ha la sua esperienza. «Noi proposte ne abbiamo, solo che non sappiamo a chi farle. Chiediamo alla Provincia e ci dicono che tutto dipende dalla Regione, chiediamo alla Regione e ci mandano in Capitaneria, andiamo in Capitaneria e ci spediscono al Demanio». L'unica cosa chiara è la confusione. Ma che cosa proporrebbe D'Aquila per limitare l'erosione? «Una scogliera artificiale, ad esempio (già proposta dagli esperti alla Regione) sommersa a 2-300 metri, come hanno fatto in Giappone. Anzi lì hanno creato una barriera con migliaia di auto vecchie, chiaramente dopo aver eliminato tutto ciò che può inquinare. Una soluzione ottima anche per la riproduzione della fauna marina, visto che non possono passare con le reti a strascico portando via tutto come fanno ora».
GROVIGLIO DI COMPETENZE D'Aquila tocca un nervo scoperto del Poetto: le competenze. Perché ad aver titolo sull'arenile, oggi, ci sono dodici enti. La Regione, la Provincia, che ha avuto una delega sulla viabilità (quella speciale sul ripascimento è scaduta), quattro assessorati comunali (urbanistica, pianificazione dei servizi, turismo, lavori pubblici), Asl, Capitaneria, ministero della Difesa, Genio civile opere marittime. L'urbanistica comunale progetta strade e ha elaborato il Piano del litorale, il turismo gestisce la grigliatrice, assegna gli appalti per il salvamento e per la pulizia dei bagni, la pianificazione dei servizi deve svuotare i cestini dall'immondizia e fornire i mezzi. La Regione (assessorati all'Ambiente - Corpo forestale -, ai Lavori pubblici, all'Urbanistica - Servizio tutela del paesaggio), la Capitaneria di porto, che agisce dal bagnasciuga in poi, il Corpo forestale previene e persegue reati di tipo ecologico, il Servizio tutela del paesaggio, che sovrintende alla strada. Su Marina Piccola hanno competenza l'assessorato regionale all'urbanistica, la Asl, il Comune e il ministero della Difesa. Poi c'è il Genio civile opere marittime: bisogna chiedere la loro autorizzazione per far transitare un trattore sulla spiaggia.
«UN'AUTORITÀ DEI LITORALI» Per questo Di Gregorio sollecita un'Autorità dei litorali. «Un soggetto unico che governi, in assenza del quale nessuno ha responsabilità. Ci sono un sacco di spiagge nell'isola in condizioni gravi. È tempo di individuare un referente della tutela delle coste. Che abbia quella visione strategica delle soluzioni che oggi manca. Un ufficio che possa elaborare un progetto di architettura del paesaggio del Poetto che tuteli questo gioiello ambientale». Non può essere facile, vista la molteplicità di competenze. Ma ci si può provare.
La chicca finale, ma solo per sorridere un po', è di D'Aquila. Mettendo fine a una disputa sessennale, l'esponente della famiglia proprietaria dello stabilimento rivela: «La sabbia si sta un po' schiarendo».
FABIO MANCA

27/06/2008