Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Pronto a ricandidarmi se la smettono col risiko»

Fonte: L'Unione Sarda
6 aprile 2010


Graziano Milia: la mia condanna strumentalizzata per ottenere i pezzi migliori della spartizione

Dice di avere in mente solo il suo nuovo saggio politico, Pensare il futuro , che sta per uscire. Ma in realtà Graziano Milia scalda i motori per la nuova sfida elettorale. Il presidente della Provincia di Cagliari aveva annunciato il ritiro per reazione ai veti di alcuni alleati, dopo la condanna giudiziaria. Ora però il sostegno del Pd lo sta riportando in campo: «Ho sentito forte solidarietà, dal segretario regionale ma anche da dirigenti nazionali. E da molta gente comune: su Facebook è nato un gruppo di giovani che mi chiede di continuare».
Su Facebook ci sarà anche chi dice l'esatto contrario...
«Infatti c'è un gruppo di quel genere: mi risulta che abbia 100 adesioni, l'altro ne ha 1.500. Un motivo ci sarà».
Allora lo dica: si ricandida.
«Io ho espresso un disagio perché la coalizione sta parlando di veti, di caselle, anziché di programmi. Quando questo cambierà, scioglierò la riserva».
Cosa dovrebbe accadere?
«Che si discutesse di cosa vogliamo fare, del ruolo degli enti locali, di cosa possono fare contro la crisi. Alla gente interessano queste cose, non altre».
Neppure la condanna di un possibile candidato?
«Non prendiamoci in giro: quel fatto viene strumentalizzato da qualcuno non perché gli importi, ma per ottenere pezzi, caselle... E lo fanno proprio i partiti che hanno la moralità come loro ragione sociale».
Parla dell'Italia dei valori?
«Non lo so. È possibile. Di sicuro bisogna smetterla col risiko di chi vuole chiudersi in una stanzetta, prendere una scacchiera e spartirsi i pezzi».
Ma lei non ha mai pensato di fare un passo indietro?
«Il Pd ha un codice etico rigoroso, eppure non vieta la mia candidatura. Assolto in primo grado, sono condannato in secondo per una delibera passata in Giunta e non in Consiglio. Mica mi accusano di aver rubato».
C'è chi ravvisa un problema di opportunità politica.
«Mi fa ridere chi dice che non mette in dubbio la mia onestà ma “è un fatto di opportunità”. È come sparare a un muro per colpirti di rimbalzo. Non consento di discutere la mia moralità. Distinguerei invece tra questione morale e giudiziaria».
Che fa, attacca i giudici?
«Ma quando mai, massimo rispetto. Dico che in politica c'è chi non ha mai avuto un avviso di garanzia ma ha fatto grandi porcate, clientelismo familistico. Servono giudizi politici, anzitutto sulle Giunte uscenti».
Il suo bilancio com'è?
«È stata un'esperienza innovativa, che ha rilanciato tutti i settori. In molti campi (dal sociale alla sicurezza stradale) siamo considerati Provincia di eccellenza a livello nazionale».
C'è chi non concorda e parla di dispotismo sulla Giunta.
«A me non l'ha detto nessuno. Lo dice solo il Prc: confrontiamoci, mi si dica il motivo».
Beh, le liti sui rimpasti degli assessori sono state aspre.
«In questi anni i partiti si sono divisi, poi fusi, poi ancora divisi. Non è che a ogni divisione devo dare io una risposta in termini di assessorati».
Ora è chiaro: si ricandida.
«La mia indisponibilità era legata a come stavano andando le cose. Se cambiano, se riprendiamo a parlare di cose serie, si può discutere. Ma se gli alleati vogliono impormi il manuale Cencelli, allora no».
Se la coalizione si dividerà, accetterà un'investitura solo da Pd e mezzo centrosinistra?
«Senza dubbio, non mi pongo il problema. Se qualcuno vuole autoescludersi, faccia pure».
Si ipotizzava anche una corsa solitaria, fuori dal partito.
«Questo no. Sono un dirigente nazionale del Pd, non se ne parla neppure».
Dice Gian Piero Scanu che il voto non sarà la rivincita del centrosinistra. Condivide?
(sorride) «Beh, speriamo che Scanu non porti sfortuna... Partiamo da un 7-1 per noi: credo che potremmo non discostarci troppo dal risultato del 2005. Ma a patto di smetterla di chiuderci in quella stanzetta con quella famosa scacchiera».
GIUSEPPE MELONI

06/04/2010