Rassegna Stampa

Il Sardegna

Non le lasciano vedere il figlio lei apre la finestra e si lancia giù

Fonte: Il Sardegna
1 aprile 2010

Marino. La donna aveva chiesto invano ai Servizi sociali di poter dare l'uovo di Pasqua al bimbo di 4 anni

 Ricoverata al Marino, ha riportato varie fratture. Cugusi(Pd):«Trovare subito una soluzione»

Roberto Murgia roberto.murgia@epolis.sm 

Ho un uovo di Pasqua per il mio bambino, glielo vorrei portare domenica. Dall'altra parte della cornetta, l'ennesimo rifiuto dei Servizi sociali. E quella mamma, una 42enne di un paese vicino a Cagliari, che in un anno non ha praticamente mai visto il figlio di quattro anni, non ha retto il colpo. Martedì, subito dopo la telefonata, ha deciso di farla finita e si è lanciata dal primo piano di casa sua. Fratture al bacino e agli arti inferiori, un trauma cranico: questa la diagnosi dei medici dell'ospedale Marino dove è stata accompagnata d'urgenza dagli operatori del 118.

DAL 25 MAGGIO 2009 lei e il marito non hanno più la patria potestà sul figlio. Glielo tolgono per caso. Qualche giorno prima la mamma del piccolo che ora abita in una casa famiglia, esce per una visita medica. Il bambino resta col padre, che però deve andare al lavoro. Appena varcata la porta di casa gli viene un'idea: chiedere ai Servizi sociali del Comune che si prendano cura del figlio fino al suo ritorno. Ma è l'ultima volta che il piccolo metterà piede in quella casa. Gli assistenti sociali stilano in tutta fretta una relazione per il tribunale. Il contenuto: la madre non sta bene, il padre è disoccupato, per questo il figlio dev'essere allontanato. Pochi giorni dopo arriva la sospensione della patria potestà e per il bambino una nuova vita in una casa famiglia. Sua madre non sta bene davvero: soffre di depressione, di un disturbo bipolare, per la precisione, come ce l'hanno in tanti. A luglio, però, fa sapere il centro di salute mentale che si occupa di valutarne lo stato su ordine del tribunale, la donna sta già meglio. Son trascorsi tre mesi dall'ultima volta che l'hanno abbracciato: ora i genitori chiedono di rivedere il figlio. Il giudice sembra possibilista, chiede che ad esprimere una valutazione siano i Servizi sociali. Che scaricano la responsabilità sullo psicologo. Intanto i mesi passano, la valutazione non si vede e la coppia non ottiene che briciole: solo la possibilità di incontrare il bambino in luoghi pubblici, sotto la supervisione degli assistenti sociali, ma senza poter rivolgere la parola al bimbo. Che, per un breve periodo, prima di rientrare in casa famiglia, viene anche affidato alle zie paterne.

MARTEDÌ MATTINA il legale della coppia, Luca De Angelis, ha presentato un'istanza urgente al tribunale dei minori per la revoca dell'affidamento ai Servizi sociali e della permanenza nella casa famiglia. «Ho chiesto - ha detto l'avvocato - che al bambino sia assegnato uno psicologo che lo prepari a un suo ritorno graduale in famiglia. Almeno, visto che il problema di salute della madre sembra avere molto peso, mi aspetto che il piccolo sia affidato al padre». Lo stesso giorno, poche ore dopo, gli assistenti sociali hanno risposto no alla richiesta della donna di consegnare al figlio un uovo di cioccolato. E lei si è buttata dalla finestra. «Una vicenda a dir poco straziante - ha commentato Claudio Cugusi, consigliere comunale del Pd e fondatore dell'associazione Casa dei diritti - assieme al legale della famiglia chiederemo che sia approfondita in tutte le sedi giudiziare. Non voglio pensare che un giudice o un assistente sociale portino sulla coscienza il peso di una tragedia così grande».

 

Un anno fa la decisione l'affidamento a una famiglia

Tribunale dei minori

Nel dicembre del 2009 il tribunale dei minori si pronuncia per l'affidamento eterofamiliare del ragazzino, la cui mamma martedì ha cercato di togliersi la vita dopo l'ennesimo diniego degli assistenti sociali che le hanno impedito ancora una volta di vedere il figlio. In pratica, con la sentenza di dicembre, il giudice incarica i Servizi sociali del comune di appartenenza dei genitori del ragazzino, del reperimento di una famiglia idonea all'accoglienza del bambino, almeno fino a che la sua famiglia non sia in condizioni personali e sociali idonee. Quando a maggio era stata tolta la patria potestà al padre e alla madre, le motivazioni che i Servizi sociali avevano addotto nella richiesta al tribunale dei minori, richiamavano la malattia della donna di 42 anni (una depressione bipolare) e il fatto che il marito fosse disoccupato

 

Il dato

 Dieci mesi senza il piccolo

Solo in luoghi pubblici

 I genitori del piccolo di quattro anni non vedono il figlio da dieci mesi, da maggio 2009. Fatta eccezione per le poche volte che hanno avuto la possibilità da parte dei Servizi sociali di incontrare il piccolo, ma solo in luoghi pubblici, sotto la supervisione degli assistenti sociali e senza poter rivolgere la parola al bambino.