Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Un rompicapo chiamato Sant'Elia

Fonte: L'Unione Sarda
1 aprile 2010

Nuovo stadio. Uffici contrari, Giunta spaccata, leggi che non arrivano. La città rischia di perdere la sua squadra

Il Comune prepara il bando, ma restano i problemi

Cellino si chiude nel silenzio e aspetta il bando di gara per decidere se partecipare. Nel frattempo prepara l'alternativa, studiando ipotesi che prevedono la costruzione dello stadio nell'hinterland.
A crederci non sono rimasti in tanti. Perché più si avvicina la fine della stagione calcistica e maggiormente sembra allontanarsi la possibilità di una positiva soluzione dell'affaire-Sant'Elia. Tanto che (mentre in Comune si lavora, per ora in silenzio) i ritardi nella pubblicazione del bando di gara per l'assegnazione del diritto di superficie vengono interpretati in città come un preludio a una nuova situazione di stallo.
IL SINDACO «La Giunta non approverà uno schema di gara (pratica che sarà istruita dal capo di gabinetto Francesco Cicero, da tempo nominato responsabile del procedimento) visto che le indicazioni di massima, che devono essere tradotte in un capitolato che tenga conto di parametri tecnici e situazioni oggettive dal punto di vista dell'interesse pubblico, erano già contenute nella precedente delibera di novembre - annuncia il sindaco Emilio Floris - la gara per l'assegnazione del diritto di superficie deve essere fatta in modo serio e aperto (a redigere il bando dovrebbe essere il responsabile dell'Edilizia sportiva Mario Mossa), anche se è innegabile che chi ha il maggior interesse a gestire lo stadio del futuro è il Cagliari calcio, la società che rappresenta la Sardegna ai massimi livelli».
NESSUNA REAZIONE Una dichiarazione di intenti, l'ennesima, che per il momento non suscita reazioni (né positive, né negative) in viale La Plaia. Il presidente Cellino, come annunciato nei giorni scorsi, non intende più parlare dell'argomento fin quando non arriveranno atti concreti. Ancora meno commenta le indiscrezioni che arrivano dal Municipio circa i contenuti della bozza di bando che gli uffici, dopo un confronto con alcuni consulenti giuridici, starebbero per pubblicare.
IL BANDO L'asta pubblica per l'assegnazione dell'area nella quale oggi sorge lo stadio Sant'Elia (che secondo l'ipotesi della delibera del novembre 2009 dovrebbe essere abbattuto e poi ricostruito) sarebbe aperta a società che abbiano almeno una delle seguenti caratteristiche: giro d'affari di almeno 50 milioni di euro nel corso del 2009, affiliazione al settore professionistico della Figc, disponibilità a far giocare nel nuovo impianto il Cagliari calcio alle stesse condizioni attuali. Dietro il pagamento, cioè, di un canone di circa 50 mila euro annui.
LE CRITICITÀ Condizioni che, per ragioni opposte, rendono poco appetibile il bando di gara (ove fosse pubblicato in tempi brevi) sia per la società del presidente Cellino che per le imprese di costruzione o gestione dei grossi impianti sportivi. Queste ultime non avrebbero nessun interesse a investire dai 35 ai 50 milioni di euro per una struttura priva di spazi commerciali e residenziali, dalla quale in prospettiva è difficile ricavare più del canone (oggettivamente modesto) che oggi è richiesto (e quasi mai pagato) al Cagliari calcio. Società che, dal punto di vista utilitaristico, potrebbe anche restare alla finestra e sperare che ad aggiudicarsi la gara siano altri soggetti, “obbligati” poi a ospitarla a condizioni di estremo favore.
LA LEGGE NON ARRIVA Anche per questo, al lato pratico, lo strumento della gara per l'affido del diritto di superficie (che il Comune sta comunque portando in porto) si sta rivelando uno strumento che rischia di certificare l'impossibilità di assicurare al Sant'Elia un futuro da protagonista nelle vicende del Cagliari che verrà. L'impressione è che il silenzio di Cellino sia sinonimo di rassegnazione, posto che l'ipotesi di affido diretto (in assenza di provvedimenti di legge, da tempo annunciati ma mai concretizzati) non viene nemmeno presa in considerazione dall'amministrazione Floris. Perché, anche se da una parte sarebbe più trasparente e più conveniente per quel che riguarda modalità e tempi di attuazione dei progetti, porta con sé controindicazioni sia dal punto di vista normativo che politico, considerato che già la delibera sulla gara è passata in Consiglio con un solo voto di maggioranza.
Sullo sfondo resta la sottile guerra di nervi che sembra essere stata combattuta in questi mesi in Comune. Perché, inutile negarlo, una parte della Giunta comunale e la quasi totalità degli uffici ha idee opposte rispetto a quelle più volte manifestate dall'assemblea civica in materia. E la cronaca di questi mesi è là a testimoniarlo: relazioni tecniche con valutazioni astronomiche di un bene che, senza il Cagliari calcio, non è in grado di produrre alcun reddito ma è, anzi, fonte di spese certe per l'amministrazione. Rimpalli di responsabilità tra i vari uffici tecnici, l'assessorato al Patrimonio e quello ai Lavori pubblici, con lo Sport che non è stato mai veramente coinvolto nella partita. Tanto che, al fianco del sindaco, un ruolo da protagonista in questa vicenda lo ha assunto l'assessore agli Affari legali Giuseppe Farris. Indice di una volontà del primo cittadino di procedere secondo legge ma cercando di aggirare (a colpi di delibere) gli stop che sono spesso arrivati dagli uffici.
LA BOZZA PRECEDENTE Non è mistero per nessuno che, nelle ultime settimane, in Municipio circolasse una bozza di schema di gara che sembrava fatto apposta per impedire, nei fatti, l'affidamento del diritto di superficie. Si parlava di cifre-monstre per l'affitto annuale (in barba all'indicazione della Regione, che ha sempre parlato di recupero degli investimenti e ragionevole utile d'impresa per il nuovo concessionario), di richieste di biglietti-omaggio, parcheggi gratuiti e via aggiungendo. Quasi che il primo pensiero fosse quello di perpetrare i privilegi di politici, burocrati e amici degli amici.
INCERTEZZA E allora il futuro, anche immediato, potrebbe portare a un divorzio, non è chiaro quanto consensuale, tra la città e la sua squadra. Preso atto dell'impossibilità di dotare la società di un impianto confortevole e all'altezza della nuova dimensione che Cellino ha promesso per le stagioni che verranno, presto potrebbero arrivare annunci importanti e questa volta definitivi. L'ipotesi di localizzare il nuovo stadio in un comune dell'hinterland è tutt'altro che da scartare. A preoccupare sono le conseguenze che ne deriverebbero: disagi per i tifosi rossoblù e preoccupazione per il futuro del Sant'Elia. Se il Cagliari andrà via gestirlo sarà ancora più difficile: il rischio è che diventi una cattedrale nel deserto, un nuovo monumento all'inefficienza della macchina pubblica, piantato nel mezzo di un quartiere che l'amministrazione sostiene di voler rilanciare. Ma forse questo è solo pessimismo. Può darsi che lo schema di gara che gli uffici si apprestano a varare possa spazzare via le nubi e assicurare un trasparente processo di trasformazione di una struttura che la città sogna funzionale e a misura di tifoso.
ANTHONY MURONI

01/04/2010