Rassegna Stampa

Il Sardegna

La doppia faccia di Castello il quartiere dello spopolamento

Fonte: Il Sardegna
31 marzo 2010

CENTRO STORICO. «QUASI RISOLTO IL PROBLEMA DEL DECORO, ADESSO QUI NON C'È PIÙ VITA»

Gioielli urbanistici e panorami mozzafiato accanto a spazi abbandonati, un viaggio nel rione finito sui manifesti-denuncia sei per tre in giro per la città. di Roberto Murgia

Per i residenti il degrado di Castello è sinonimo di spopolamento. Di rione dormitorio che durante il giorno ha poco da offrire: servizi scarsi, attività culturali inesistenti. «Se ne sono andati via anche gli ultimi antiquari », dice Roberto, 60 anni, che da queste parti ci è nato e cresciuto. «Abito in questo quartiere dal 1981 - racconta una commerciante che preferisce non rivelare il nome - l'ho visto cambiare, ho vissuto il vero degrado, quello fatto di sporcizia, prima che venissero ripavimentate le strade. Ora che il problema del decoro è stato risolto, Castello si è svuotato. Non si fa più vita di piazza ». Eppure non vivrebbe da nessun'altra parte. A parte l'architettura che parla da sè, gli scorci incredibili, i belvedere con i panorami che mozzano il fiato, «i turisti - si lamentano i residenti - non hanno alcuna ragione per trattenersi in queste vie: non c'è una galleria d'arte, non un negozio di souvenir, e le vecchie botteghe hanno chiuso».

«RESTANO SOLO I LOCALI che occupano le piazze più belle con i loro divani bianchi che si affacciano direttamente sul mare - continua la commer-ciante - ma questa è solo apparenza, perché per il resto Castello è morta». «La colpa è in parte dei residenti dell'ultima ora - commenta Davide Tanda, proprietario dello storico bar in via Lamarmora - si lamentano perché Castello ha perso vitalità, eppure sono i primi a prendere la macchina per andare al centro commerciale e a non entrare nel negozio di alimentari di fronte a casa. È chiaro che alla fine i bottegai chiudono». Quanto alla polemica scatenata da quattro manifesti attaccati ai lati delle strade più trafficate della città, «per me - continua - è un attacco di qualche comitato diretto ai gestori dei locali notturni, contro rumori e schiamazzi vari». Da tre giorni su via Bacaredda, fronte mercato di San Benedetto, su viale Ciusa, via Cadello e via Is Mirrionis, ai lati della strada si affaccia un poster sei metri per tre con la scritta “Basta degrado in Castello”, con a fianco, contornato dalla faccia di un asino, uno scorcio di via Lamarmora con l'erba cresciuta a dismisura nei muri di vecchi edifici. Perché, protestano i residenti, «Castello è piena di palazzi da restaurare, di case private acquistate e lasciate vuote». Per Rosalba Mele «il quartiere è stato abbandonato dall'Amministrazione comunale. Se parliamo di trasporti, invece che agli ascensori bisognerebbe pensare a far passare gli autobus con maggiore frequenza». Sullo sviluppo: «Non c'è nessun interesse per crearlo. Spuntano solo bar e locali». Per Davide Tanda «sono proprio i locali, le voci dei clienti che rimbombano nelle vie molto strette, ad aver convinto qualcuno, non so con certezza di chi si possa trattare, a commissionare il manifesto che ora è visibile nelle zone più frequentate di Cagliari».

BASTA DEGRADO , quindi sarebbe da interpretare come “basta fracasso”. «Del resto - continua - nella piazzetta qui a fianco dopo una certa ore iniziano a volare le uova dalle finestre». Sicché, per i residenti l'idea di incollare i manifesti in giro per la città sarebbe di chi non ama musica e voci nella notte. Ma sui quattro poster manca l'indicazione del committente. C'è solo un riferimento all'Aipa (Agenzia italiana per pubbliche amministrazioni) che da un anno gestisce il servizio del canone di occupazione di spazi e aree pubbliche e dei diritti alle pubbliche affissioni. Dal registro cronologia delle pubbliche affissioni risulta che a volere i poster è stata una onlus