Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Tutti i fantasmi dell’ultimo Pirandello

Fonte: La Nuova Sardegna
30 marzo 2010

MARTEDÌ, 30 MARZO 2010

Pagina 42 - Cultura e Spettacoli

L’incompiuto «I giganti della montagna» rappresentata a Cagliari passa al Verdi

La messinscena vista al Massimo e ieri a Sassari di un sogno il cui finale si può solo immaginare

ENRICO PAU

CAGLIARI. «I Giganti della montagna» di Stefano Randisi e Enzo Vetrano è uno spettacolo che ha la qualità ambigua e trepidante di un sogno. Come se questo testo, l’ultimo di Pirandello, rimasto incompiuto, non possa per questo godere della lucidità degli altri drammi dell’autore girgentino. Nella messinscena vista al Teatro Massimo, rassegna Cedac - e che è approdata ieri al Verdi di Sassari e oggi in replica alle 21 - questa qualità indefinita appare moltiplicata dall’idea di sdoppiare uno dei personaggi principali del dramma, la Contessa, affidandone il ruolo a due gemelle. Idea che non è una semplice trovata registica, ma ha anzi un effetto sul finale dello spettacolo, quando le due Ilse appaiono in scena contemporaneamente una viva e una morta. Un finale che può essere solo immaginato, o sognato, come fece realmente Pirandello che ebbe il tempo solo di raccontarlo a suo figlio Stefano prima i morire.
La qualità onirica è accentuata dalla impalpabile struttura della Villa dove vive il Mago Cotrone con i suoi scalognati, da questo non luogo, da questo confine, orlo della vita, che solo il teatro, i teatranti, riusciranno a varcare. Dentro il loro sogno pirandelliano Randisi e Vetrano trascinano molti segni, sparsi qua e là, come simboli da decifrare. Quello più potente è l’omaggio al Kantor de «La classe morta», ai suoi fantasmi che evocano solo un passato, che trascinano il loro dolore universale dentro la loro natura marionettistica, persone vere o pupazzi che si mischiano in un gioco crudele dove il teatro e la vita si confondono diventando metafora. Non è un caso che la bellissima scenografia di Marc’Antonio Brandolini sia chiusa dentro il boccascena di un teatro, è come quelle immagini infinite di sé che appaiono quando ci si riflette fra due specchi. Teatro nel teatro, nel teatro: all’infinito. Un gioco elegante al quale gli attori, la bella compagnia, partecipa con singolare empatia all’idea registica. Su tutti il Crotone di Enzo Vetrano, il Conte di Stefano Randisi, il Cromo di Giovanni Moschella, le due Ilse delle gemelle Cucinotti, il Nano Quaquèo di Antonio lo Presti, l’attor giovane di Giuliano Brunazzi.