Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

La provincia più accogliente per gli stranieri

Fonte: La Nuova Sardegna
30 marzo 2010

MARTEDÌ, 30 MARZO 2010

Pagina 2 - Cagliari

Cagliari conquista il primo posto nel rapporto annuale del Cnel sull’immigrazione extracomunitaria

CAGLIARI. In Sardegna ed in particolare in provincia di Cagliari gli immigrati si sentono «a casa propria». Con 538 punti fra le 103 province italiane, Cagliari si colloca al primo posto per il potenziale di integrazione nella graduatoria stilata dal quarto rapporto Cnel.
Al primo posto risulta essere anche la regione Sardegna, con un punteggio pari a 541, valore di più di due volte superiore rispetto a quello registrato, ad esempio, nella regione Lazio che chiude la graduatoria con un punteggio di 246. I dati, presentati ieri mattina in occasione del convegno «Le problematiche della seconda generazione di migranti», sono contenuti nel fascicolo «La Sardegna e le migrazioni. Appunti». Si tratta di una pubblicazione della Provincia di Cagliari, curata da Guseppe Fara, responsabile dell’Osservatorio provinciale politiche sociali.
Il rapporto Cnel precisa che le prime posizioni raggiunte da Sardegna e provincia di Cagliari nelle graduatorie basate sul criterio comparativo derivano da una posizione di alta classifica in entrambi gli indici parziali (che sono due voci molto importante: l’inserimento occupazionale e l’inserimento sociale). Nel convegno è stata anche richiamata l’attenzione su una nuova questione, non ancora emersa come un problema nel nostro territorio: le condizioni degli immigrati di seconda generazione che vivono una difficoltà di integrazione culturale, sospesi fra l’identità del Paese d’origine e quella del Paese che li accoglie. E’ un fattore spesso psicologico favorito dalle condizioni ambientali. Angela Quaquero assessore alle Politiche sociali e vicepresidente della Provincia spiega che «la presenza degli extracomunitari non è numericamente elevata, ma siccome il fenomeno c’è ed è rilevante, non possiamo non vedere alcuni aspetti che, se non governati, rischiano di far esplodere le comunità - dice ancora Quaquero - come successe nella banlieue di Parigi. I numeri limitati ci permettono di fare prevenzione per evitare i ghetti e per impedire che il disagio salga a livelli inaccettabili». L’impegno è trasformare quel senso di non appartenenza in una grande apertura mentale.