Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Porto: Cma-Cgm chiede settanta esuberi

Fonte: La Nuova Sardegna
26 giugno 2008

GIOVEDÌ, 26 GIUGNO 2008

Pagina 1 - Cagliari

di Mauro Lissia



Tagli e cigs fino al rilancio del terminal La Filt-Cgil: «Danni causati dal monopolio»



Oggi tavolo coi sindacati Presto gli azionisti per ripianare il capitale


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CAGLIARI. La partita per il porto canale si gioca su settanta esuberi: l’armatore francese Cma-Cgm è pronto a subentrare nella quota minoritaria oggi in mano al colosso Maersk a patto che il libro-paga attuale di ‘Cict-Porto industriale Cagliari spa’ venga sfoltito quanto basta da mettere la concessionaria al riparo da nuove perdite. Lo scenario a breve sarebbe dunque questo: dei 190 dipendenti per i quali è stata avviata la procedura di messa in cassa integrazione straordinaria (cigs) ne tornerebbero in tempi brevi sulle banchine del terminal cagliaritano soltanto 120.
Gli altri - secondo gli impegni che dovranno essere sottoscritti oggi al tavolo tecnico convocato in Confindustria per le 14.30 - verrebbero riassorbiti gradualmente nella fase di ripresa delle attività portuali, con riferimento al picco di 800 mila container raggiunto alla fine del 2007, quando Macchiareddu era collegato con ventitrè scali internazionali su quattro continenti. La prospettiva di rilancio è certa, a condizione che Maersk sia realmente disponibile a farsi da parte lasciando campo libero ai francesi. Il test finale sarà fissato di qui a pochi giorni, quando l’amministratore delegato Alessandro Becce convocherà l’assemblea degli azionisti per proporre una nuova ricapitalizzazione. Ci sono perdite da ripianare per sei milioni di euro, cui dovranno far fronte Contship Italia, la stessa Maersk (30%) e il Casic (2%). Maersk dovrebbe mettere sul tavolo un milione e 400 mila euro senza alcuna prospettiva di rientro, il che rende estremamente probabile un’uscita concordata dalla compagine societaria. Al suo posto, alle condizioni stabilite, entrerebbe Cma-Cgm. Che porterebbe la sua quota di capitale ma soprattutto volumi di traffico. I conti tornerebbero - secondo gli accordi raggiunti dal presidente di Cict Cecilia Battistello con i vertici della compagnia francese - se l’operatività dello scalo container venisse garantita con un massimo di 120 lavoratori. Alcuni fra quelli destinati alla cassa integrazione secondo fonti sindacali hanno già accettato il trasferimento temporaneo ad altre sedi Contship: rientrerebbero alla base con il porto a regime.
Fin qui le prospettive. Quanto accaduto tra ieri e avantieri merita però una ricostruzione dettagliata. All’incontro ultimo incontro tra i vertici di Contship e i sindacati, che si è svolto a Roma, si era concordato di affidare a un prossimo tavolo tecnico l’esame della situazione occupazionale. C’era da valutare se e come ricorrere alla cassa integrazione per alleggerire il carico di costi in capo a Cict nell’attesa che la trattativa col nuovo partner arrivasse al capolinea. Individuata Confindustria come sede, il tavolo era convocato per questa mattina. Il 24 giugno l’azionista di maggioranza ha inviato una nota riservata alla direzione generale di viale Colombo per comunicare che i tempi necessari da qui alla conclusione della trattativa avrebbero reso indispensabile accedere alla Cigs a partire da luglio. L’obbiettivo dichiarato nella lettera era garantire la continuità dei salari anche in vista della prossima ricapitalizzazione. La decisione avrebbe dovuto essere sostanzialmente ratificata nell’incontro sindacale di oggi, sulla base di un accordo preciso che prevedesse il riassorbimento graduale ma certo dei lavoratori nell’arco di copertura della Cigs, dodici mesi rinnovabili. Per ragioni ignote il direttore generale di Confindustria Marco Santoru ha immediatamente scritto all’assessorato regionale al lavoro - e ai sindacati - per formalizzare la richiesta. In pillole: quanto doveva accadere è accaduto ventiquattr’ore prima del previsto, ma la sostanza non cambia. Se è vero - come fonti attendibili confermano - che all’ingresso del nuovo partner in Cict manca soltanto l’ultimo passo quella in corso al terminal di Macchiareddu sarebbe una fase transitoria, destinata a esaurirsi in tempi medio-brevi. Nella successione di incontri sindacali Contship ha ribadito che scalo cagliaritano fa gola al mercato del transhipment, l’attività oggi sospesa - queste le promesse - riprenderà.
Amarissimo il commento della Filt-Cgil, affidato a una nota firmata dal segretario generale Alessandro Bianco: «L’avventatezza di questa decisione (il ricorso immediato alla Cigs, ndr) non ci sorprende più di tanto perchè conferma quanto questa segreteria andava affermando dall’arrivo a Cagliari, in regime di monopolio, di Maersk. Non si poteva lasciare che il porto canale fosse legato solo alle esigenze contingenti di un unico operatore. Non c’era un progetto strutturale, gli unici ottimisti erano i fautori del libero mercato, gli stessi che oggi chiedono l’intervento della politica, ovvero l’autorità portuale e il centrodestra che allora governavano porto, comune e regione». Bianco legge la crisi di Macchiareddu in parallelo con quella del porto commerciale di via Roma, dove il monopolio si chiama Tirrenia: «Si voleva dare alla città una svolta e creare un porto turistico - scrive il segretario della Filt-Cgil - ma il tentativo è fallito e tra panchine e palmizi gli unici turisti che vi transitano sono i lavoratori disoccupati del porto, i dipendenti di Iterc, di Clp e ora quelli di Cict. Ora possiamo affermare che il porto della città è morto».
La Filt-Cgil si prepara a iniziative di protesta da organizzare per i prossimi giorni con Cisl e Uil.