Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Porto canale, lavoratori nel baratro

Fonte: L'Unione Sarda
25 giugno 2008

Domani Contship e sindacati firmeranno l'accordo in Confindustria. Meloni (Uil): «Gravi responsabilità della Regione»

Per i dipendenti di Cagliari scatta la cassa integrazione
Doccia fredda per i lavoratori del porto canale. Domani Contship e sindacati firmeranno la cassa integrazione.
Batosta in arrivo per i lavoratori del porto canale. Domani, alle 14 e 30 nella sede della Confindustria di Cagliari, i sindacati e la Contship, casa madre della Cict (la società che gestisce lo scalo cagliaritano), firmeranno la cassa integrazione di dodici mesi per 170 dipendenti dell'azienda. Gli altri trenta, invece, continueranno a lavorare, avendo accettato la possibilità di essere trasferiti negli altri porti gestiti da Contiship (Ravenna, La Spezia, Gioia Tauro, Brema e Amburgo). A confermare la notizia è Pierfranco Meloni, segretario regionale della Uiltrasporti. «È il triste epilogo di un'infrastruttura strategica per l'economia isolana», tuona il sindacalista. «Le responsabilità sono soprattutto della Regione, che non ha mai dedicato la giusta attenzione al terminalista Contship». Secondo Pierfranco Meloni, la Giunta Soru «avrebbe lasciato sola la società in un mercato globalizzato e molto competitivo».
I COSTI La cassa integrazione è il risultato di un'evidenza: al momento nessun operatore è interessato al porto cagliaritano. Da quando la compagnia cargo danese Maersk, unico cliente di Cict (nonché suo azionista al 27%), ha deciso di abbandonare il porto, è scattata la corsa a trovare un'alternativa, mentre i costi hanno cominciato a lievitare. Per arginare l'emorragia, Contship, a maggio, ha deciso di ricapitalizzarsi: gli azionisti hanno versato 5 milioni di euro per far fronte alle perdite registrate negli scorsi mesi e agli stipendi che il porto cagliaritano paga ogni mese: in totale 800 mila euro. Oggi, però, le trattative sono in stallo. «Si parla del terminalista francese CMA, ma pare che le tariffe proposte siano troppo elevate», continua il leader della Uiltrasporti. «L'unico dato certo è il blocco dell'attività e la cassa integrazione per i dipendenti di Contiship».
LA REGIONE Ora il problema è capire quale sarà il futuro per il porto canale. Renato Soru, in una recente nota, ha spiegato che «il porto canale di Cagliari, che non ha velleità turistiche, può specializzarsi nel trasporto merci, oltre che nel transhipment». Un'ipotesi che preoccupa Piefranco Meloni: «Per riconvertire il porto occorrerebbero almeno 4-5 anni. Nel frattempo, cosa si fa? La soluzione non è certo quella di far morire il trasporto in containers».
Il problema per il segretario regionale della Uiltrasporti è un altro: «La Regione non ha una politica portuale e tanto meno un progetto in grado di rendere lo scalo cagliaritano concorrenziale».
LA CRISI La crisi è precipitata nel giro di qualche giorno. Il 12 giugno scorso - in un incontro a Roma fra il presidente di Contship, Cecilia Battistello, e i sindacati - Cgil e Cisl esprimevano opinioni ancora attendiste. Si sperava in un piano industriale che rilanciasse il porto o la riuscita delle trattative per trovare un nuovo cliente. Ma, ad oggi, niente di tutto ciò si è realizzato. E il risultato è una sconfitta: «Ora, di fronte alla cassa integrazione, la protesta appare inefficace, per non dire inutile», commenta Meloni.
ITERC La crisi del porto canale è un altro tassello che si aggiunge alla debacle del sistema portuale sardo. Una crisi che, da tempo, si sta facendo sentire su molti lavoratori dell'indotto. I primi a finire nella rete della cassa integrazione sono stati i 47 dipendenti della Iterc, azienda che offre assistenza tecnica, curando lo sbarco e l'imbarco delle merci dalle navi ormeggiate nel porto commerciale. Per loro il provvedimento che taglia del 20% lo stipendio era scattato a maggio. Chiare le ragioni: la cassa integrazione - si legge nel verbale di accordo firmato da parti sociali e dall'assessorato regionale del Lavoro - è legata «all'improvviso abbandono dello scalo da parte della compagnia di cargo Maersk» che «ha comportato la sospensione della sua maggiore commessa da parte della Cicit (Cagliari international container terminal), concessionaria dello scalo industriale».
Un intervento molto simile alla cassa integrazione (ossia l'indennità di mancato avviamento al lavoro) è toccato - questa volta a marzo - ai 117 dipendenti sardi della Compagnia lavoratori portuali. La società è specializzata nelle operazioni di attracco dei container nel porto.
LANFRANCO OLIVIERI

25/06/2008