Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La Sardegna non vuole parchi eolici

Fonte: L'Unione Sarda
25 marzo 2010

La Regione ha cambiato idea? «No, ma siamo aperti al dialogo»

Il governatore pronto al confronto con l’opposizione: «Dovrebbero ringraziarmi per aver respinto gli assalti degli affaristi ».

 «La Regione non vuole nuovi parchi eolici calati dall’alto». Così aveva sentenziato il governatore Cappellacci in una conferenza stampa del 12 marzo. Poi la pubblicazione delle delibere, con un coro di critiche e dubbi sulle scelte di programmazione della Regione, in contrasto con la volontà della Sardegna che invece dice no ai parchi eolici. Una marcia indietro? «No, ma siamo pronti al dialogo. Se dà tanto fastidio possiamo anche eliminare il riferimento agli operatori di primaria importanza ». Ma cosa c’è dietro questi ultimi provvedimenti della Giunta? 

I DUBBI. A inquietare molti è il riferimento al privilegio «di istanze presentate da soggetti che siano operatori di primaria rilevanza nella realizzazione di impianti energetici da fonti rinnovabili». Una definizione che sembra inequivocabilmente aprire le porte a pochi soggetti, già individuati, tenendo le aziende sarde fuori dalla porta dei grandi business. «È tutto il contrario», contesta il presidente della Giunta, «perché quel passaggio significa una cosa: accoglieremo aziende in grado di realizzare, gestire e ripristinare l’ambiente. Dovranno mostrare capacità sul piano tecnico, economico e finanziario, facendo nascere una filiera». E come, se le imprese sarde (sottodimensionate e con pochi capitali) sono destinate a rimanere fuori? «Non è così», corregge, «nella valutazione entreranno i fattori legati all’indotto: tra le imprese che mostreranno di avere i requisiti per sviluppare i progetti dovranno essere privilegiate quelle che si serviranno di aziende sarde nell’approvvigionamento dei materiali, che si rivolgeranno al mercato del lavoro locale, che faranno ricadere benefici sull’economia dell’Isola». Il presidente Cappellacci è sorpreso di leggere le critiche dell’opposizione e delle associazioni ambientaliste alle delibere con le quali la Giunta blocca la speculazione sull’eolico e fissa i principi entro i quali si svilupperà la politica regionale sulle energie rinnovabili: «Una levata di scudi che arriva proprio da chi avrebbe forse dovuto esprimere un plauso».

GLI AMBIENTALISTI. A far da contorno le punture di spillo che qualche associazione ambientalista ha voluto riservare al governatore, tacciandolo di “comunismo” per la scelta di far nascere l’agenzia “Sardegna Energia”: «Ma come si fa a dire che questa Giunta cala dall’alto le sue decisioni? - rimarca ancora Cappellacci - abbiamo fissato i principi, ora servono i contenuti. Privilegeremo la consultazione, il confronto, la concertazione ».

PIANO ENERGETICO. La delibera parla di piano energetico da riscrivere, di nuove azioni e di una pianificazione strategica che è ancora da mettere nero su bianco: «Forse qualcuno non ha capito che la discussione è aperta, con questi provvedimenti si è solo voluto porre un freno al business di progetti solo sulla carta, presentati da societàfantasma, che hanno capitali sociali risibili e sede in un’officina meccanica», aggiunge il presidente. «Stiamo stringendo le maglie e l’opposizione, invece di sostenerci, pensa di poterci attaccare?».

GLI AGRICOLTORI. Ma a protestare non sono solo esponenti del Pd o ambientalisti, ma anche organizzazioni legate all’agricoltura. C’è il timore di non riuscire più a integrare il reddito con la produzione e la cessione di energie rinnovabili: «Questo è travisare la realtà - puntualizza - nella delibera è scritto nero su bianco: lo sfruttamento delle fonti rinnovabili nelle zone agricole è riservato esclusivamente agli operatori di quel settore». Un’ultima stoccata è riservata al Pd: «Qualcuno non vuole vedere la cosa più importante - conclude - abbiamo confermato la linea di Soru nell’autorizzare impianti eolici esclusivamente nelle zone industriali. Ma su una cosa ci siamo differenziati: noi non abbiamo rilasciato nessuna autorizzazione. Ci teniamo i 400 megawatt già realizzati e i 550 autorizzati dal centrosinistra fino al 2009 e poi fermiamo tutto, anche i 500 megawatt ancora in fase di esame. Perché se così non facessimo non ci resterebbe più nulla da programmare». ANTHONY MURONI