Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Militari in città, il Viminale frena

Fonte: L'Unione Sarda
23 giugno 2008

Ordine pubblico. La priorità sarà assicurata a Napoli e alle altre aree metropolitane

Cagliari potrebbe essere esclusa dal “pacchetto sicurezza”
La decisione è stata rimandata alla settimana prossima, ma le probabilità che i militari arrivino in città sono diminuite.
Sul tavolo del ministro dell'Interno Roberto Maroni ci sono due liste: la prima è un elenco di 10 capoluoghi italiani, tra cui Cagliari, dove mandare parte dei 3.000 (non più 2.500, come stabilito all'inizio) militari previsti dal Decreto sicurezza emanato a fine maggio. La seconda, che in queste ore sta diventando la più accreditata e probabile, parla di 5 città metropolitane: Roma, Milano, Torino, Napoli e Palermo. Insomma, i soldati potrebbero non arrivare nell'Isola, dove non ci sono emergenze di ordine pubblico, e infoltire invece le squadre destinate ai comuni più grandi.
È lo stesso ufficio stampa del Viminale a spiegare che ancora non è possibile mettere nero su bianco una lista attendibile, che potrebbe invece essere definita martedì o al più tardi mercoledì. Al momento, le Prefetture italiane stanno segnalando al Ministero le condizioni d'organico delle forze dell'ordine e le singole emergenze. La settimana prossima il disegno di legge verrà discusso in Parlamento, anche se l'articolo 7, quello che prevede l'utilizzo dei militari nelle città, è già passato in Senato.
Il destino di Cagliari (e degli altri capoluoghi più piccoli) dipenderà da Napoli. La priorità andrà alla vigilanza delle discariche: dopo le richieste campane (numericamente parlando), si potranno tirare le somme e sapere quanti uomini potranno essere a disposizione delle altre Prefetture.
Un meccanismo confermato anche dal senatore Pdl Filippo Saltamartini (eletto in Sardegna): «Militari a Cagliari? Il decreto parla di aree metropolitane, quindi sarebbe da escludere. Molto, però, dipenderà dagli uomini necessari a vigilare sulle discariche e sulle grandi opere che verranno avviate. Una volta stabiliti i dettagli di carattere operativo, si potrà sapere il numero preciso di soldati a disposizione. Comunque se ne riparlerà tra un paio di mesi». Prima il disegno di legge dovrà essere approvato dal Parlamento (martedì sarà in Senato, nelle prossime settimane alla Camera) e solo dopo il Viminale invierà i soldati nelle città. E ad arrivare potrebbero essere le divise dei carabinieri e non i battaglioni dell'esercito: «Saranno i militari dell'Arma a presidiare le città», annuncia Salvatore Cicu, ex sottosegretario alla difesa, ora deputato. «Il criterio comunque è quello delle città metropolitane, dunque non so se Cagliari rientrerà in questo discorso».
Anche il senatore del Pd Giampiero Scanu è perplesso: «Ancora non è deciso nulla, anche se credo che per il capoluogo non ci siano le condizioni, né le necessità».
Se i militari arriveranno, saranno accolti a braccia aperte dal consigliere comunale di An Alessandro Serra: «Cagliari non è una città violenta, ma alcuni fenomeni devono essere tenuti sotto controllo prima che assumano proporzioni preoccupanti. Determinate zone della città sono ostaggio di una minoranza di delinquenti: penso allo spaccio di droga o alle altre attività criminose».
L'opinione di Marco Espa (Pd) è invece diametralmente opposta: «La sicurezza è sempre una priorità, ma va assicurata con altri mezzi, non con l'esercito. Questo succede nei paesi sudamericani. Se ci fosse però un incremento delle forze ordinarie, come i carabinieri, sarei d'accordo. I quartieri a rischio hanno bisogno di sicurezza e dialogo, che l'esercito non sarebbe in grado di portare a termine. Un intervento occasionale come questo sarebbe anacronistico».
MICHELE RUFFI

21/06/2008