Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Luisanna Atzei, l'ombra della luce

Fonte: L'Unione Sarda
9 marzo 2010

Mostre. Fino a domani al Civico di Cagliari “Si alza un vento”, il viaggio interiore di un'artista attraverso paesaggi d'anime angosciate


Certo che esiste l'ombra della luce. Luisanna Atzei l'ha resa visibile, rubandola all'interiorità della propria armonia mentale e concretizzandola su una parete chiara. È un'ombra inquietante, figura sfuggente che non gradisce di esser vista, oppure è semplicemente abbandonata al trasporto del vento. Forse essa stessa spirale di vento. Per capire come una pittrice possa materializzare uno spirito, si visiti la mostra - fino a domani - nel Teatro Civico a Cagliari. Troverà la particolarità di un plexiglas trasparente che attraversato da una fonte luminosa proietta un fantasma; o magari un angelo. Sicuramente un pensiero. Questione di raffinata tecnica, ma la forza di questa rassegna è ben altro. Nella sua tendenza alla perfezione realista, Luisanna Atzei racconta un viaggio d'ispirazione mistica, stilisticamente espresso attraverso un immaginario surrealisteggiante di scenari quasi metafisici e possentemente simbolici. Fin dal titolo la nuova collezione della pittrice sinnaese manifesta il carattere paradigmatico: “Si alza un vento”. Vento visibile nello scompiglio delle vesti, ma riconoscibile soprattutto nei tormenti intimi rivelati dalle figure umane che s'identificano nella drammaticità del paesaggio. E sono infatti paesaggi d'anime angosciate.
C'è un'anima - solo una - che s'incarna al femminile, per descriversi sempre uguale e sempre diversa nell'apparente staticità dell'ambiente. Tutto si direbbe fermo, eppure tutto, lungo le stazioni del percorso, subisce la diversità delle contrapposizioni di luci e colori, di geometrie, di drastici stacchi fra bianchi e neri. La donna-guida si presenta ritta e snella, avvolta in un tessuto bianco che il vento agita senza riuscire a scomporre il volto: ieratico, fermo, consapevole, perplesso, rassegnato. La veste è seta morbida nel panneggio descritto da un pennello rinascimentale, coglie la luce e la riflette manifestando la condizione interiore.
Ritroviamo la donna seduta per terra, seminascosta sotto un manto bianco dal quale si protende una mano che regge un bicchiere di liquido rosso: se è vino, è quello antico del Santo Gral, il sangue di Cristo offerto all'Uomo. La Madonna del bicchiere si replica nella serie di scenari dominati dai periodi evolutivi dell'eclissi; ora la luna, ora il sole guidano i contrasti luminosi condizionando il mutante teatro. Non è difficile riconoscere dietro il bagliore del proscenio la fuga prospettica dell' Ultima Cena leonardesca. Assistiamo alla memoria della Passione. L'ultima fase d'eclisse è l'ultima fase del dolore, Maria è davanti alla Croce, ferma nel vortice del vento. I lineamenti induriti possono essere i suoi o quelli stravolti del Cristo. La figura bianca vibra e la duplice tonalità scura dell'impianto scenico - nero e grigio - registra il progressivo ritirarsi della luce oscurata dall'ombra della sofferenza. Nella conclusiva “Simmetria della luce” torna il drammatico contrasto nero-bianco, e sull'ombra della croce il vento partecipa al dolore scuotendo la veste della donna impietrita.
Con stile ultrarealista, Luisanna Atzei riproduce una realtà esteriore per rappresentare un immaginario onirico, servendosi di figure riconoscibili ma innaturali, e atmosfere sospese dai risultati estranianti. Pittura emotiva da interpretare in chiave psicanalitica, come suggerisce anche la pausa coloratissima di tre “operette” apparentemente anomale nel cupo contesto di angosciosa sacralità: la cavalletta su una pianta, la libellula sulla passiflora, la farfalla su un fiore vogliono essere - in un tripudio di rossi, gialli, verdi - la Flagellazione, la Passione, la Tentazione. Tutto rientra nell'emblematicità di una visione spirituale e filosofica, dal vento che scuote Maria alle ricorrenti sfere simbolo di perfezione, sino al fantasma rivelato attraverso il plexiglas, metafora di vita terrena recepita come ombra di una luce superiore. Un po' la caverna platonica, un po' le suggestioni di Battiato («…la pace che ho sentito in certi monasteri, o la vibrante intesa di tutti i sensi in festa sono solo l'ombra della luce…»). Ma il misticismo della pittrice ha radici occidentali e non sembra adagiarsi sulla pace o su felici sensorialità.
MAURO MANUNZA

09/03/2010