Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Di ferro e di cristallo: Cristiana Collu “Donna sarda” «La fragilità è la nostra forza, dobbiamo val

Fonte: L'Unione Sarda
9 marzo 2010


Se puoi sognarlo puoi farlo, dice citando Disney e il suo mondo fantastico. Un omaggio alla piccola Sofia, la sua bambina di quattro anni, e un tributo a se stessa, all'entusiasmo e alla determinazione di cui si nutrono le sue “passioni cartesiane”.
Ha una natura estremamente razionale, Cristiana Collu, direttrice del Man di Nuoro, “Donna sarda” 2010 del Club Lioness Cagliari. Positiva e ottimista, nella sua vita personale e professionale è riuscita nell'impresa di trasformare le visioni in realtà e le inquietudini in risorsa, sfuggendo alle derive della depressione, del ripiegamento, della rinuncia. «Io scelgo tutto», dice, e stavolta non chiama in causa Topolino e soci ma una santa, Teresa di Lisieux. «Io scelgo tutto. Che non vuol dire “sono avida di tutto” ma ”sono convinta che tutto serva a tenere le cose insieme”. A costruire ponti, non muri». È quanto fa lei, con perizia tutta femminile, da quando, appena ventisettenne, è stata chiamata a dirigere quello che in due anni sarebbe diventato il Man, il Museo di arte della Provincia di Nuoro. Un modello da seguire, per la Sardegna e per l'Italia.
Ieri mattina, nell'aula consiliare del Comune di Cagliari, ha ricevuto dalle mani del sindaco Emilio Floris il premio istituito ventiquattro anni fa dal Club Lioness. «Interprete di un'epoca che ha nel mondo globalizzato la perdita dei confini come elemento positivo: confini nei rapporti umani, confini culturali e artistici», recita la motivazione. A tracciarne un breve ritratto, ripercorrendo il suo entusiasmante percorso professionale, è stata Elisabetta Esu Targhetta, presidente del club. Al primo cittadino il compito di sottolineare la validità della scelta, che va di pari passo con il valore di un museo «nato da una intuizione politica e diventato un punto di riferimento importante per tutti. Investire in cultura, far crescere un museo, portarlo all'attenzione internazionale non è un'impresa facile. La direttrice c'è riuscita». Lo ha sottolineato anche il governatore distrettuale Giampiero Peddis, che ha parlato di una «cittadinanza umanitaria che possa unire le comunità e si dedichi ai problemi che pesano su tutti».
Per Cristiana Collu, il premio delle Lioness coincide con il centenario di una festa, quella dell'8 marzo, che oggi è diventata altro, rispetto alle origini, alle lotte per la emancipazione femminile, al valore della differenza uomo-donna. Un tema quest'ultimo al quale lei tiene particolarmente. «Non voglio somigliare a un uomo, ma a una donna. Rivendico la cultura della differenza, ritengo che passi innanzitutto dal corpo. E trovo sia giusto riappropriarci delle nostre prerogative, anche quelle della femminilità. Sono le nostre fragilità a renderci preziose, un vaso di cristallo è prezioso perché è fragile».
Femminile lo è di sicuro. Sicura della sua intelligenza, sorride felice (lei così naturalmente ritrosa) quando scopre che molte socie del club le attribuiscono una decina di anni in meno dei suoi quaranta. Ride compiaciuta anche se le si dice che somiglia (ma è molto più bella) a Virginia Woolf. L'accostamento non può non piacerle, anche se la direttrice del Man, per la verità, non sogna una stanza tutta per sé. «Al Man divido la mia con due giovani che godono di un Master & back, (e due volte alla settimana col presidente Tonino Rocca), ma è giusto così. Sono felice di coinvolgere i ragazzi che lavorano con me. La prima domanda che faccio loro dopo un impegno comune è: vi siete divertiti? Io penso di essere una persona fortunata, perché sono piena di gioia, mi innamoro delle cose. L'innamoramento è uno stato di grazia, ma io credo davvero che le cose siano nella realtà come quando siamo innamorati, non come quando siamo tristi. Bisogna essere presenti, fare. Gandhi diceva: “Siate voi il cambiamento che volete vedere nel mondo”. C'è sempre una chiamata a fare qualcosa. Basta non ripiegarsi su se stessi».
Convinta che le cose si facciano insieme agli altri, ricorda con emozione i suoi primi passi nel Museo di Nuoro, quando una società così maschile (curioso, Man in inglese significa uomo...) credette in una giovane donna senza esperienza e un grande merito: quello di essersi innamorata di un progetto. Che l'anno scorso ha celebrato il primo decennale con 45mila visitatori, e porta Nuoro nel mondo e il mondo a Nuoro. L'ultimo dono (al Man, dopo il decennale, l'ingresso è nuovamente gratuito) sono le opere del Mart di Rovereto, in mostra fino al 6 giugno. A curare la mostra “Capolavori del '900 italiano. Dall'Avanguardia futurista al Ritorno all'ordine”, sono Cristiana Collu e Gabriella Belli, direttrice del museo trentino. «Il nostro è un museo regionale, lo ha sottolineato il sindaco Floris. Mi fa piacere che anche gli amministratori nuoresi lo vivano così. Abbiamo fatto cose interessanti a Oristano e a Sassari, le faremo a Cagliari, ed è bello che non ci sia mai l'idea di un segno politico vicino al museo, ma un progetto da condividere». Non tutti, si sa, condividono quello dell'ampliamento del museo, ma lei anche su questo ha una certezza: «Sono convinta che tutti i problemi saranno risolti. E che il Man ampliato riaprirà. Lo dico come una cosa ineluttabile».
Donna di cristallo. E di ferro. Non è un caso che una rivista femminile come “Elle” le abbia dedicato mesi fa una pagina, inserendola tra le più brillanti curatrici d'arte contemporanea. Con Franziska Nori (Centro arte contemporanea Strozzino di Firenze), Angela Vattese, Alison Gingeras (Fondazione Pinault a Palazzo Grassi), Chiara Bertoli (Hangar Bicocca Milano), Beatrice Boscaroli (curatrice del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia). Non male per una cagliaritana che ha girato il mondo e ha poi scelto una realtà eccentrica e stimolante come Nuoro come luogo delle sue passioni cartesiane.
MARIA PAOLA MASALA

09/03/2010