Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Canone troppo caro: trentasei famiglie fanno causa ad Area

Fonte: L'Unione Sarda
8 marzo 2010

Via Chiabrera. Protesta



S'inasprisce la protesta degli inquilini dello stabile ex Iacp di via Chiabrera 26 (Cep) contro l'inopinato raddoppio del canone d'affitto imposto da Area, l'ente gestore che ha sostituito lo Iacp.
Le 36 famiglie che risiedono da un quarto di secolo nel fabbricato popolare si sono riunite in assemblea e hanno deciso all'unanimità di intentare causa contro l'Agenzia regionale per l'edilizia abitativa per opporsi al raddoppio del canone e chiedere nel contempo il risarcimento dei danni «per la mancata applicazione, in 25 anni di vita del palazzo, del coefficiente di vetustà».
L'infuocata riunione si è tenuta nella sede del Sunia (Sindacato nazionale unitario inquilini e assegnatari) in via Col di Lana a San Michele. Tra i tanti presenti anche Federico Ibba, del movimento Civiltà e sviluppo, che affianca gli inquilini nella loro battaglia. «Ci siamo rivolti a un legale per avere un parere tecnico - afferma Ignazio Brai, portavoce delle 36 famiglie - e abbiamo appurato come la richiesta dell'Area sia illegittima e non dovuta perché la legge a cui l'Agenzia regionale si appiglia per aumentarci il canone non è applicabile all'edilizia popolare pubblica, bensì solo agli affitti tra privati».
Dello stesso parere Franco Secci, ex consigliere della Circoscrizione 4 residente in via Chiabrera 26. «In teoria dal primo marzo avremmo dovuto pagare il canone raddoppiato ma ci siamo rifiutati e di comune accordo abbiamo deciso di inviare all'Area una somma forfetaria in conto canone che varia a seconda delle dimensioni dei nostri appartamenti».
Gli inquilini che risiedono nelle case più grandi (80 metri quadri) hanno pagato 200 euro, quelli che risiedono nelle abitazioni di dimensioni intermedie (60 metri quadri) hanno inviato 170 euro, mentre chi abita negli appartamenti più piccoli (45 metri quadri) ha inoltrato un bollettino postale da 110 euro. «In attesa che l'Area provveda a rideterminare un canone equo per le nostre possibilità economiche», dicono in coro i residenti, «abbiamo pagato la cifra che consideriamo più giusta».
A fine febbraio tutti gli inquilini dello stabile avevano ricevuto una raccomandata da parte dell'Agenzia regionale nella quale si notificava che dal primo marzo il loro canone d'affitto mensile sarebbe stato raddoppiato e che in caso di mancata accettazione delle nuove condizioni sarebbero stati considerati “rinunciatari” con conseguente obbligo di liberare gli appartamenti entro il 10 marzo.
PAOLO LOCHE

06/03/2010