Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Quattro sonate per violino e pianoforte

Fonte: La Nuova Sardegna
8 marzo 2010

LUNEDÌ, 08 MARZO 2010

Pagina 21 - Cultura e Spettacoli



Di scena Nikolay Znaider e Robert Kulek, musiche da Schubert a Poulenc




GABRIELE BALLOI

CAGLIARI. Due esecutori per quattro sonate: Nikolaj Znaider al violino e Robert Kulek al pianoforte erano ospiti venerdì per la Stagione del Teatro Lirico.
In locandina la Vienna di Schubert e Beethoven incorniciata dalla Parigi di Franck e Poulenc. Di quest’ultimo, infatti, apriva il concerto al Comunale la seconda «Sonata per violino e pianoforte», scritta in memoria del poeta Federico Garcìa Lorca. Una pagina composta nel 1942-’43, revisionata poi nel’49 e che riflette bene tre modelli di stile: Francis Poulenc pensava a Brahms nel ricercare un apprezzabile bilanciamento di suono fra gli strumenti; pensava a Satie nell’ottenere un’atmosfera briosa e leggera, capace insieme di lirismo e d’ironia; pensava all’amico Stravinskij nell’assemblare il materiale tematico, armonico e melodico, nel carattere fortemente ritmato, nell’indagare nuove e sofisticate soluzioni timbriche. Pertanto Znaider e Kulek non sembrano sottovalutare neppure uno di questi aspetti. Nella loro sintonia artistica, rodata in diversi anni di collaborazione, sanno curare egregiamente la dialettica fra piano e violino, rimarcare senza eccessi le suggestioni folcloriche andaluse, nonchè levigare certi spigoli e bizzarrie di questa partitura.
Ma la vera sorpresa era nell’altra composizione francese, la «Sonata in la maggiore, M.8» di César Franck. È in tale gioiello cameristico che danno la prova migliore sia il violinista danese, con una studiata moderazione del “vibrato”, un energico ed inedito approccio alle melodie franckiane, nel sentire vivamente ogni modulazione, sia il pianista lituano, che segue il suo partner con abilità, aggiungendo o sottraendo sapientemente volume fra sezioni solistiche e altre di concertazione col violino. Breve lavoro da camera, invece, quasi un cammeo nel programma, era la «Sonata in re maggiore D.384» di Schubert; anche qui Znaider è superbo nel controllo della dinamica e per copiosità di colori, mentre Kulek ricava sonorità autenticamente “biedermeier”. Decisamente più articolata e impegnativa la «Sonata in mi bemolle maggiore op.12 n.3» di Beethoven: qui soltanto, forse, qualche asprezza di troppo nei movimenti estremi, ma è una lettura comunque attenta e appassionata, che fa di Beethoven quasi un romantico integrale. Brahms e Debussy come bis.