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La Marche dans le désert. 1915- 2015

3 novembre 2015, 11:40
Venerdì 6 novembre alle 18 nella Sala Polifunzionale del Parco di Monte Claro a Cagliari l’inaugurazione della mostra pensata per il centenario del Genocidio armeno
Antonello Matarazzo - VeraZnunt

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Trentacinque artisti riuniti attorno al tema del Genocidio armeno per ripercorrere, nell’anno in cui ne cade il centenario, il primo sterminio di massa del Novecento.

Venerdì 6 novembre alle ore 18 nella Sala Polifunzionale del Parco di Monte Claro, a Cagliari,  sarà inaugurata “La Marche dans le désert. 1915-2015”, mostra multimediale in cui artisti da tutto il mondo offrono il loro personale contributo nel ricordare i tragici fatti accaduti in Armenia agli inizi del secolo scorso.

Suddivisa nelle cinque sezioni “Cinema”, “Arti visive”, “Musica”, “Letteratura”, “Danza”, la mostra nasce da un’idea dell’associazione culturale Suoni & Pause che, in collaborazione con la società di comunicazione Ojos Design, la scorsa primavera ha lanciato un bando internazionale rivolto a grafici, illustratori, pubblicitari, fotografi, registi e artisti visivi e musicali affinché si facessero avanti con un’opera che potesse simboleggiare la tragedia che seminò un milione e mezzo di vittime.

Un modo per non dimenticare, ma anche per informare e far riflettere, che ha riscosso l’entusiasmo di artisti non solo italiani, ma anche tedeschi, greci, latino- americani.

Dalle opere cinematografiche a quelle grafiche, passando per le poesie e per un racconto scritto da un gruppo di giovanissimi, sino ai video di danza e alle varie opere pittoriche, di ceramica e alle installazioni, la mostra prende per mano lungo un percorso, visitabile a seconda dei propri gusti, che induce alla scoperta e alla riflessione.

La grande parte delle opere saranno proiettate in loop, per tutta la durata della mostra.

“La Marche dans le désert”, che si inserisce nella programmazione 2015 della rassegna organizzata da Suoni & Pause “Le Salon de Musique”, resterà aperta sino al 15 novembre, tutti i giorni, con orario continuato dalle ore 9 alle ore 20. Nel 2016 l’esposizione toccherà invece le città di Milano e Yerevan.

L’evento si svolge sotto il patrocinio della Provincia di Cagliari- Presidenza e dell’ Ambasciata armena di Roma.

Gli artisti (tra parentesi il titolo dell’opera)

Arti visive: Domenico Di Caterino (Santabarbara); Carlo Crasto (Armenian Genocide); Lorenzo Cuccu (Diario di un Genocidio Passato. Non scordatevi di noi!); Antonello Dessì (Perle); Gianluca Melis (L’essenza dell’Essere); Sandro Melis (Memorie perdute); Marcello Nocera (Et in arcadia ego); Claudia Ongano (Oggi come allora); Mauro Panzeri (Taboo); Roberto Randaccio (Il pianto della Scavatrice); Christian Serra (Diario di un Genocidio Passato. Non scordatevi di noi!); Alberto Soi (Petits meutres entre amis); Raffaello Ugo (12 secondi); Nicolas Vamvouklis (Change).

Cinema Giovanni  Coda (Heart deported–naked rose), Federico Cozzucoli (My mother died of stavation), Francesco Fei (Armenia!), Lello Lopez (Hayastan), Antonello Matarazzo (VeraZnunt)

Danza: Cotilde Tiradritti - Compagnie Héliotropion ( 2 Etudes pour une choréographie urbaine).

Letteratura Liana Ghukasyan (Io credo); Elena Randaccio assieme a Michela Contu, Nada Mossa, Nicoletta Putzolu (Diario di un Genocidio Passato. Non scardatevi di noi!); Valentina Neri (L’ultimo manoscritto degli Armeni).

Musica Michele Emmanuel Angius (Oriental hope), Marco Caredda e Michela Paganelli (Pulvis et umbra), Battista Giordano (Silenzio), Stefano Guzzetti (Hands), Adriano Orrù (Halys); Arnaldo Pontis (Les saisons, Nous, La terre des hommes, Les Animaux); Irma Toudjian (La Marche dans le désert); Massimo Zamboni (VeraZnunt).

 

Il Genocidio. Nel 2015 ricorre il centenario del genocidio armeno consumatosi nel complesso scenario geopolitico della Prima Guerra Mondiale.

Le vicende storiche che una significativa parte della Comunità Internazionale, compresa l'Italia, riconosce e commemora nella giornata del 24 aprile, data che coincide con i primi arresti, torture e uccisioni e con l'inizio delle deportazioni (le cosiddette “marce della morte”) che portarono alla morte di almeno 1.500.000 persone per fame e sfinimento, rappresentano, tutt'oggi, una memoria poco conosciuta al di fuori delle comunità armene nel mondo.

E questo, malgrado molti analisti concordino nel qualificarlo come il primo genocidio moderno, che fa i conti, ancora oggi, con controversie e tensioni sul piano storico-politico, fino all'ostinato negazionismo della Turchia che compromette fortemente il possibile ingresso di quel paese nell'Unione Europea.

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