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Cagliari e suoi tesori nascosti. Il Periodo Romano

30 marzo 2015, 09:42
Quarto appuntamento, con il ciclo di conferenze organizzate al Search- sottopiano del Municipio di Largo Carlo Felice- da Italia Nostra, con la professoressa Simonetta Angiolillo del Dipartimento di Storia, beni Culturali e Territorio dell'Università agli Studi di Cagliari.
Mosaico di Orfeo rinvenuto nel campo limitrofo alla chiesa dell'Annunziata

di Mauro Atzei

 

Cagliari, che era detta Caralis in epoca romana, con la variante Karales, nasce, secondo le attestazioni più antiche, nella zona di Via Po, via Brenta e via Falsarego ovvero, nella zona tra Santa Gilla e Via Po.

 

Tuttavia, ad un certo punto della metà del 2° secolo a.C., la vita in questi luoghi sembra interrompersi per cessare e trasferirsi nella zona dei quartieri di Stampace e Marina, rione quest'ultimo, nel quale si sposta anche il porto con tutte le sue attività.

 

Nella zona di Via Campidano, gli scavi di Donatella Salvi hanno infatti rinvenuto strutture portuali”- racconta Simonetta Angiolillo - e gli studiosi hanno la sicurezza che piazza del Carmine coincida con quello che doveva essere il foro.”

 

E' interessante l'aneddoto riguardante l'archeologo Doro Levi, che nel 1938 dovette scappare negli Stati Uniti d'America per evitare la persecuzione nazi-fascista e abbandonare così gli scavi del complesso sotto il palazzo delle Poste e nel Santuario di Via Malta; di conseguenza lo scavo fu lasciato incompleto e mai pubblicato. Era costituito da una parte orientale con un tempio e una occidentale con una cava teatrale, oltre una parte sistemata a giardino. Questo complesso è un modello molto diffuso nell'Italia centrale. Infatti nel 2° sec. a.C gli abitanti dell'Italia centrale erano presenti in gran numero a Cagliari e in Sardegna.

 

I materiali restituiti in grande quantità, tra matrici e statuine fittili, vengono da Via Malta e così pure due elementi molto interessanti: tre chili di corallo grezzo e una sorta (sono quattro simili) di bracciolo da letto rituale; infatti pare esistesse all'epoca un tipo di celebrazione, una teofania, nel quale la divinità stava sdraiata su un letto, simile ai culti ierogamici di Venere e Adone.

 

Nello stesso sito è stata rinvenuta anche la moneta che doveva celebrare la trasformazione in Municipio della città di Cagliari.

 

A livello di strutture (edifici) non si può dire però che gli scavi finora eseguiti abbiano dato moltissime restituzioni, tranne forse alcune piccole necropoli, molto bella è quella detta Della Vipera, e un'altra tomba ad essa vicina, con le loro iscrizioni poetiche e quelle sotto il Viale Regina Margherita, i bellissimi resti di un quartiere sotto la Chiesa di Sant'Eulalia è una bella strada che probabilmente conduceva al tempio, nel quartiere della Marina e il grande Anfiteatro di viale Sant' Ignazio, all'epoca i cui spalti erano coperti con un velarium ligneo, simile a quello del Colosseo, per proteggere gli spettatori dalle intemperie. Per quanto riguarda il Viale Trieste, nel 1978, nel corso di lavori di urbanizzazione, si trovarono ambienti termali con frammenti di mosaici, statue di Venere e Dioniso e, nella zona del mercato vecchio, ancora mosaici e ambienti di tipo sacro e rituale e pure uno straordinario edificio termale, considerato un unicum in Sardegna; ma purtroppo di tutto questo non risulta niente, sopratutto delle terme di cui ci parlava l'allora Soprintendente Gennaro Pesce nel 1958.

 

Materiali fittili sono stati inoltre ritrovati nella cripta di Santa Restituta e nel Viale Trento sotto l'agenzia di Viaggi Orofino. Fu scavato da Donatella Salvi un edificio sacro che nasce però in periodo punico, con mani fittili ed ex-voto anatomici dedicati ad Eshmoun, culto salutifero di età punica che durò probabilmente fino in età romana col culto di Esculapio. Da un sito proprio di fronte a questo tempio proviene l'interessante mosaico, oggetto di studi e disegni eseguiti prima che venisse fatto a pezzi e mandato a Torino. Si rappresenta la figura di Orfeo, e parte di questo mosaico venne rinvenuta nel cortile della Chiesa dell'Annunziata.

 

Un altro mosaico, rappresentante Ercole e le sue fatiche, di cui si è persa traccia dal 1700, sembra sia finito in mare in età spagnola, a causa dell'attacco dei pirati alla nave che tornava in patria con a bordo il pregevole manufatto cagliaritano. Numerose sono, peraltro, le statue legate ai culti egizi, ma di età romana, oggi esposte al Museo Archeologico

 

La villa di Tigellio, personaggio già oggetto delle false carte di Arborea- spiega la studiosa- descritto come amico di Cesare e di Ottaviano, proprietario, secondo le carte, di questa fantomatica villa cagliaritana arredata con pitture di Ercole e Orfeo, venne scavata dal canonico Spano che però non credeva affatto fosse appartenuta al Tigellio; egli capì da subito che Tigellio non c'entrava nulla. In realtà si tratta di un insula con tre domus, e degli ambienti di tipo termale. La parte di sinistra, scavata dallo Spano, viene chiamata da lui casa degli stucchi, edificio corrispondente alla domus centrale, da cui provengono una grande serie di stucchi di ottimo livello. Collegato alla cosiddetta casa di Tigellio doveva essere il parco dell'Orto botanico, una area allora destinata a giardini e all'intrattenimento.”

 

Prossima e ultima conferenza del ciclo dal titolo: itinerari per immagini attraverso i tesori nascosti nel sottosuolo della città, a cura di Marcello Polastri, martedì 31 marzo, ore 17.30.

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