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Marta Burgay Premio donna sarda 2015

Autore: Elisa Medda,
9 marzo 2015, 14:46
I Lioness Club di Cagliari hanno premiato l'astrofisica per il lustro dato alla Sardegna grazie alle scoperte e i riconoscimenti nel campo dell'osservazione astronomica.

Il premio “Donna sarda”, da ventinove anni sceglie e riconosce donne di origine sarda o di adozione, che hanno portato lustro e prestigio alla Sardegna sotto molteplici settori. All'edizione 2015 hanno partecipato Maria Bonaria Pau Pedemonte, presidente del Lioness club, Massimo Zedda, sindaco di Cagliari, Marta Burgay.

“È un premio che si rivela sempre di buon auspicio per le vincitrici” dice il sindaco “si rivela sempre come un trampolino di lancio per altri premi e riconoscimenti futuri”. Rifacendosi, anche, all'invito in quirinale da parte del presidente della Repubblica, di Daniela Ducato premio Donna sarda 2012. Il pensiero del sindaco si rivolge a tutte le donne a cui, per motivi culturali e sociali, è vietato l'accesso all'istruzione primaria e all'impossibilità di affermare se stesse sia in ambito lavorativo che relazionale.

Marta Burgay: valdostana, classe 1976, consegue la laurea e il dottorato in astronomia all'Università degli studi di Bologna, per poi arrivare a Cagliari come ricercatrice del centro astronomico: Sardinia Radio Telescope.

L'intervento dell'astrofisica è indirizzato da un lato alla parità di genere dall'altro ad una cultura scientifica informata. Non si può dire che in campo scientifico sia stata raggiunta la parità di genere, se le iscrizioni alle facoltà scientifiche registrano un 50% femminile, nel lungo periodo, durante il dottorato e la ricerca del posto fisso la presenza femminile si riduce drasticamente. C'è ancora molto lavoro da fare in termini di equità nell'ambito scientifico per abbattere quelli che sono gli stereotipi sociali, che vedono il settore scientifico come “più adatto” agli uomini e poco consono alle donne. “La ricerca scientifica è finanziata dal pubblico, le informazioni devono essere restituite agli stessi cittadini attraverso l'informazione” sostiene Marta Burgay che coglie l'occasione della premiazione per parlare ad un pubblico più ampio e non strettamente specialistico circa l'importanza della cultura e della ricerca scientifica.

Durante la conferenza ha esposto uno studio molto interessante sulle pulsar i cosiddetti “cadaveri stellari”. Le stelle una volta raggiunta la loro dimensione massima esplodono: da qui nascono le pulsar. Si caratterizzano per avere dimensioni ridotte con appena un diametro di 20 chilometri, composti da una sfera di neutroni molto densa (tanto da poter pesare quanto l'intera umanità) e dotati di moto rotatorio intorno a 800 chilometri al secondo. Emettono onde radio che permettono di captare gli impulsi rotatori.

Le pulsar furono scoperte nel 1967 da Jocelyn Bell e Antony Hewish, i quali si accorsero della costanza del segnale, che inizialmente fu attribuito, per errore, ad un'interferenza umana e poi sempre per errore a segnali alieni. Successivamente furono registrati altri segnali e le stelle di neutroni, che presero il nome “little green men”, entrarono a far parte di una nuova famiglia di “stelle morte”. Oggi sono state scoperte 2300 pulsar. Una loro caratteristica interessante è l'intervallo regolare col quale vengono captati i segnali: dei veri e propri orologi cosmici di precisione, tanto da poter presupporre il loro ritmo futuro.

Con lo studio delle pulsar ci si rifà a due teorie, promosse da Newton e Einstein. Il primo teorizzava che tutte le masse fossero fra di loro attratte, come la mela è attratta dalla terra. Mentre il secondo, immaginava le masse all'interno di uno spazio tempo in quattro dimensioni, ogni massa adatta la sua forma allo spazio tempo nella quale si trova. Si pensi tessuto di gomma teso su cui poggia il pianeta terra.
Queste teorie si applicano in modo opposto quando si parla di fotoni di luce, che non hanno massa. Infatti se per newton sarebbero captati direttamente con una linea retta, per Einstein si adatterebbero alla forma della massa. Se si considerano le 150-200 stelle binarie, di cui undici coppie emettono un doppio orologio cosmico, si ha la dimostrazione che il 99,95% delle ipotesi fatte da Einstein sono corrette. Tuttavia il compito è scoprire i limiti, lo 0,05% che c'è ancora da scoprire.

L'obiettivo è quindi di fare della Sardegna, non solo meta di turismo storico e paesaggistico ma anche un polo di ricerca e cultura scientifica.

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