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Keep calm and open data

Autore: Silvia Fanzecco,
23 febbraio 2015, 09:46
Alla MEM porte aperte alla terza edizione dell'open data day, la giornata dedicata alla cultura dei dati aperti.
Intervento di Giovanni Battista Gallus - presidente del Circolo dei Giuristi Telematici
Intervento di Giovanni Battista Gallus - presidente del Circolo dei Giuristi Telematici

"Condividere un raduno di cittadinanza aperta, per la promozione della cultura dei dati aperti" questo l'obiettivo dichiarato e fortemente sentito dalla giornalista Manuela Vacca, moderatrice dell'evento open data day, patrocinato dal comune di Cagliari, la ragione Sardegna con la collaborazione di tutte le istituzioni che ad oggi vogliono e hanno già compiuto grossi passi avanti nella ricerca di adeguamento alle procedure disposte dalla politica degli open data. Partendo dalla consapevolezza fondamentale che i dati appartengano al cittadino e siano fonte di conoscenza, è necessario in questa era 2.0 aggiornare i sistemi pubblici e amministrativi spingendo verso forme garanti della trasparenza, riuso e accessibilità reale dei dati, in particolare da parte della PA e per il data journalism: che grazie ai dati aperti può affrontare il modo di fare informazione con un approccio libero, attendibile e innovativo.

"Dacci oggi il nostro dato quotidiano", ricerche e statistiche confermano l'interesse dei cittadini per la consultazione degli open data offerti dalle pubbliche amministrazioni, nella ricerca di conoscenza e consapevolezza delle procedure e rendiconti di vario tipo. Il manifesto degli open data in Sardegna prevede una serie di azioni civiche e l'impegno da parte delle PA di apertura e accessibilità dei dati, perché rappresentano un tesoro nascosto per le opportunità che offrono a livello di valore informativo.

La vera sfida è avere nuovi intermediari, per alzare il livello di conoscenza del cittadino sono necessarie nuove figure, che analizzino e restituiscano dati comprensibili. I cittadini devono essere accompagnati in un percorso di digitalizzazione per ridurre il divario che li separa dai mezzi e dalle metodologie che servono non solo per accedere ai dati, ma principalmente per acquisire le informazioni che il dato contiene. Ecco uno dei nuovi scenari di città, proposto dall'Assessore Affari generali del comune di Cagliari, Anna Paola Loi, durante il suo intervento. Aprire i dati significa sopratutto tenere ben presente "la provenienza del dato, perché il dato ha senso e rispetta il suo valore quando è inserito in un contesto" organizzato e capito in tutte le sue parti.

Cagliari sta cercando di evolvere verso una città intelligente e connessa, le connessioni si sviluppano se ci sono le competenza, indispensabili per arricchirsi attraverso il confronto di idee, la collaborazione e l'attuazione di un piano d'azione che spinga verso il miglioramento e la coesione tra soggetti pubblici e privati. "Andare verso una vita intelligente significa valorizzare le singole intelligenze esistenti". L'accordo tra PA e soggetti come il Crs4, Tiscali, CTM è una testimonianza palese di come si stiano aprendo possibilità di ragionamento per mettere a sistema e dare senso a questo disegno smart pensato per la nostra Isola. Un panorama che parte dall'ampliamento del patrimonio digitale e arriva fino alla costruzione di una "dialogabilità" efficace e libera, tra tutte le realtà territoriali. "Da parte dell'amministrazione c'è una piena partecipazione, disponibilità e voglia di fare" conclude convinta l'Assessore.

Ad oggi sono diversi i progetti che si stanno portando avanti per far si che l'open data diventi una realtà sostenibile e attuabile. Per realizzare un programma che funzioni, che sia ottimale e che sopratutto ottimizzi tutte le procedure, sono necessari investimenti, creare data set, studiare e analizzare i software più adatti per la gestione, l'interrogazione, la fruibilità dei dati, ma tutto questo ha un costo, un costo in termini di studio e analisi, un costo monetario per supportare i mezzi necessari alla costruzione dell' intero sistema. Dal comune di Cagliari con il suo portale open service e l'offerta di dati aggiornati sul traffico, sull'aria, sugli incidenti stradali, in modalità dinamica e in tempo reale; alla testimonianza dell'oneroso lavoro di apertura dei dati compiuto dal comune di Sestu presentato con successo dall'Assessore Politiche sociali del comune, Anna Crisponi, un'operazione che dal 2010 fornisce strumenti innovativi per la comunicazione, la consapevolezza e la condivisione. Il primo step ha richiesto un'inevitabile modifica del portale del comune perché obsoleto e poco leggibile. Mettendo insieme i dati in un file aperto, reperire le informazioni utili è molto più facile anche per cittadini digitalmente poco evoluti. I dati sono stati resi accessibili attraverso info grafica, mappe e tabelle georeferenziate. Dopo una partenza timida da parte dei cittadini, l'attenzione per questa tematica si è accesa gradualmente sfociando poi in una curiosità sempre maggiore e il numero di accessi al portale lo confermano, attestando di conseguenza il fatto che "I cittadini vogliono sapere, vogliono un' amministrazione trasparente nei fatti e nei suoi movimenti". È anche vero che "La democrazia costa, bisogna avere il coraggio di investire in cultura e trasparenza per i nostri cittadini".

Il Formez è attivo da anni nel settore open data con una missione che va oltre la semplice apertura del dato, si impegna nella progettazione di strumenti che garantiscano un'organizzazione, una gestione e una lettura ottimale dell'insieme di dati, fornisce dataset funzionali alle PA, scegliendo le tecnologie adeguate, favorisce la comunicazione e l'interoperabilità tra le diverse amministrazioni nello scambio dei dati, divulga la conoscenza dei sistemi open con webinar dedicati e attraverso la comunicazione social, elabora una serie di semplificazioni grazie a dei filtri preimpostati per facilitare la lettura dei dati, offre modelli, per strutturare i dati , pronti all'uso.

La regione Sardegna ha aderito interamente al loro modello, nella prospettiva di creare una realtà open effettiva, grazie sopratutto al progetto Homer, definito dall'Ingegnere Giaime Ginesu come " il momento zero degli open data per l'amministrazione", un progetto europeo di collaborazione, condivisione e sviluppo di pratiche per una conoscenza comune. Partito nel 2012 l'obiettivo è, coadiuvato da contributi e competenze diverse, creare una rete, un sistema integrato di portali che possano contribuire alla ricerca.

Cosa ha prodotto il progetto? Ha risposto agli obiettivi e generato prodotti, documenti, linee guida tecniche e legali per capire "come fare open data". Un fare che non si esaurisce esclusivamente nel rapporto con le PA ma che espande le sue possibilità di interazione anche con altre dimensioni, tra cui quella delle startup che, dall'individuazione di un problema e grazie alla libera consultazione e riuso dei dati, sono in grado di risolvere e ideare soluzioni innovative, lo ha dimostrato una startup come GeoNue che, nella creazione della piattaforma web che mette a disposizione tutte le funzionalità di un sistema informativo territoriale (GIS) avanzato,  si è servita principalmente dei dati disponibili e consultabili liberamente.

Gli Open data rappresentano oggi un'oggettività che va conosciuta appieno dal cittadino,dalle istituzioni, dalle vecchie e giovani generazioni, lo ha detto bene Raimondo Iemma del centro di ricerca Nexa del politecnico di Torino "Usare gli open data è una sfida, affrontarla, significa poterli utilizzare per la definizione di domini nella quale i dati siano realmente protagonisti". In futuro l'obiettivo collettivo deve essere quello di automatizzare il processo di trasparenza". La trasparenza non è gratis, deve essere utile per lo scopo da raggiungere, deve rendere ogni processo verificabile. “La trasparenza non è solo una montagna di regole e di carte ma sopratutto strumenti " sono le parole di Gian Mario Demuro, Assessore Affari regionali, conclusive di una mattinata di vivace discussione.

Nel ripensare l'attività amministrativa a partire dal dato, dobbiamo credere nella stipulazione di un possibile patto, accordo di pace tra i dati, distribuiti nelle varie realtà, e la PA. "Il centro deve aiutare tutto quello c'è intorno con pochi grandi progetti, perché se i soldi sono pochi, lo sforzo si concentra sul poco, puntando e raggiungendo grandi risultati, quelli in grado di soddisfare le esigenze della cittadinanza" La domanda che ci viene da porre è: Quanta voglia c'è di stipulare questo patto? La voglia c'è, eventi come questo sicuramente lo confermano, una voglia che mai come ora diventa bisogno: bisogno di condivisione bisogno di apertura 

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