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12 febbraio 2009

Carnevale Etnico (edizione 2007)

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Sulla centralissima via Roma di Cagliari vediamo sfilare, in sequenza, alcuni dei gruppi e delle maschere tipiche di alcune zone della Sardegna. Si comincia con sos tumburinos de Gavoi, che, indossando il tradizionale costume in velluto, ritmano la sfilata suonando dei grandi tamburi. Si prosegue con Sos thurpos de Orotelli, i quali indossano mantelli neri in orbace e, a tracolla, portano una fascia con campanacci e campanelle che suonano assecondando i movimenti. Con la faccia annerita e il cappuccio in testa, si muovono in modo scomposto, legandosi tra di loro con delle corde. Alcuni trascinano un grosso aratro di legno.

Dopo Sos Thurpos è la volta dei Su Turcu de Ollolai, introdotti da un drappo rosso con ricamato il nome del gruppo. Sono, questi, un gruppo di uomini travestiti da "Turchi", indossano tuniche bianche lunghe fino ai piedi, dei drappi rossi sulle spalle e, a coprire il volto, dei veli di pizzo bianco. Avanzano accompagnati dai suonatori di organetto.

Celeberrimi, arrivano Sos Boes e Sos Merdules di Ottana, anch'essi introdotti da un tappeto bianco con l'indicazione del gruppo, sorretto da due maschere. Essi rappresentano, come dice il nome, il bue e il suo padrone. Si muovono in modo ritmico: il bue, che ha il volto coperto da una maschera in legno con le corna, indossa un mantello di lana di pecora e ha dei campanacci addosso che fa risuonare procedendo a balzelloni, mentre il suo padrone, con un cappuccio nero e anch'egli un mantello di lana, lo incita con una bastone e mima la sequenza della doma. Nell'inquadratura della maschera del boe è ben riconoscibile la stella beneaugurate incisa sulla fronte lignea. A seguire, una figura femminile tutta vestita di nero, con una maschera nera sul viso, gobba e con un fuso per filare la lana in mano: è la ilonzana, e il filo che tiene in mano rappresenta la vita di chi le si presenta davanti. Altro gruppo di maschere che proviene da Aidomaggiore, come apprendiamo dal drappo ricamato che li introduce. Sono divisi in due file: una composta da personaggi interamente vestiti di bianco, da capo a piedi, gli altri di nero. Inizialmente divisi, si uniscono, poi, in un ballu tundu, accompagnati da suonatori di tamburo e organetto.

Ultimi a sfilare S'Urzu e sos bardianos di Ula Tirso. Sos bardianos, cioè i pastori, ballano in cerchio attorno a s'urzu disteso a terra, vestito da cinghiale, che deve essere sacrificato al dio della pioggia. Vediamo, poi, un bardianu che suona il corno e, di seguito, s'urzu inseguito e bastonato sonoramente finché non cade a terra e viene ricoperto da tutti i bastoni dei pastori i quali, nuovamente, gli ballano attorno.

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