Reportage

Gli uffici di rappresentanza in città.
Bandiera Consolato Onorario della Repubblica ellenica

“Ogni mese porteremo a Cagliari una nazione diversa attraverso pubblicazioni, filmati, mostre, artigianato”, Salvatore Plaisant, Console Onorario della Norvegia.
Dallo studio al lavoro, da una vacanza ad un amore lontano, alla necessità di un rifugio sicuro: sono tanti i motivi che possono spingere un uomo o una donna ad allontanarsi da casa. A tanti chilometri di distanza, però, può risultare difficile non soltanto rinvenire l'istituzione giusta alla quale rivolgersi, ma soprattutto trovare un amico che possa aiutare in tutto ciò di cui si ha bisogno, compresa l'assistenza umanitaria, morale e sociale. Il Console Onorario rappresenta l'opportunità di trovare tutto questo in un'unica persona, al tempo stesso amico ed istituzione qualificata. “La vita del Console è una vita dedicata al servizio dell'umanità”, disse un politico e diplomatico francese, Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord: è questa la sua unica e più alta forma di remunerazione.
Il Console Onorario è questo e molto di più: egli rappresenta un'Ambasciata in miniatura, come sottolinea in modo inequivoco il Console Onorario della Grecia, Antonio Solla.
Il Console Onorario svolge le sue funzioni in un piccolo ufficio privato, facilmente riconoscibile da chiunque volesse trovarlo: sul suo balcone sventolano i colori del Paese rappresentato. 

Delineare la storia dei Consoli Onorari a Cagliari non è cosa facile: quasi tutte le relazioni con i Paesi rappresentati hanno radici antichissime, e anche qualora non esistessero determinati Consolati, la rete internazionale si era già formata e, soprattutto, non è mai caduta.

“E' stata una piacevolissima serata, Ted, anche se il goulash era una solenne porcheria. E' bello parlare di quando in quando nella lingua natia (ci si arrugginisce), la lingua di Shakespeare. […] E se lo ricordi, ogni volta avrà bisogno di un console, Charley Fortnum sarà anche troppo contento di renderle servigio. A lei, e a qualsiasi inglese. O anche scozzese, o gallese, per questo. Abbiamo tutti qualcosa in comune. […] La nazionalità non è acqua, è più fitta, come il sangue”, Graham Greene, Il Console Onorario.