Reportage

I teatri a Cagliari e le compagnie che li abitano

Autore: Barbara Piras,
27 maggio 2011, 11:18
Alla scoperta dei gruppi teatrali cagliaritani che hanno lasciato un segno nella vita culturale cittadina.
Lavorare stanca - foto Giorgio Russo

Il Crogiuolo

Il teatro è un fatto artistico che deve sconvolgere, scandalizzare, far arrabbiare o far ridere a crepapelle il pubblico. Il teatro in quanto arte deve andare al di là della realtà, la deve stravolgere”. Così parla Mario Faticoni, fondatore del Crogiuolo e attore di lunghissima esperienza, che prosegue:” Oggi non c'è arte teatrale, altri mezzi di comunicazione hanno preso il sopravvento, e sopratutto in presenza di un capitalismo sfrenato non c'è più niente che possa sconvolgere o far ridere a crepapelle. Il teatro ha ormai cessato di svolgere la sua funzione originaria o, per meglio dire, siamo noi abitatori del 21° secolo inadatti a fare arte teatrale. Quando parliamo di teatro a Cagliari stiamo parlando di una pigra attività volta al semplice intrattenimento o a puri velleitarismi artistici”.

 

La fotografia che Faticoni fa della situazione attuale risente delle sue esperienze di formazione e di produzione teatrale in un periodo che lui stesso definisce leggendario ed entusiastico per il teatro in Sardegna e che affonda le sue radici alla fine degli anni '50. Mario Faticoni inizia il suo lungo percorso con il Centro Universitario Teatrale in un clima di grande fervore intellettuale. Quel gruppo di giovani studenti, che per dieci anni sperimenta e si cimenta nelle opere dei grandi autori francesi, inglesi ed americani, dà vita, dieci anni dopo, nel 1969 al Teatro di Sardegna, Centro di Iniziativa Teatrale(CIT). La compagnia debutta lo stesso anno con “Omobono e gli incendiari” che va in scena, con grande successo di pubblico, al Teatro Massimo di Cagliari. Ma l'indomani una pesante stroncatura aspetta gli attori sulle pagine dell'Unione Sarda a firma del direttore e critico teatrale nonché Presidente del Comitato di Valorizzazione per lo Spettacolo. Il gruppo di attori non si lascia abbattere e riparte da un piccolo spazio, il Teatro Cantina di Via dei Genovesi.

 

Successivamente sarà l'Auditorium Comunale di Piazza Dettori ad ospitare le loro rappresentazioni. Gli anni '70 sono anni di intensa produzione teatrale e la compagnia colleziona una serie di successi realizzando anche cinque esperimenti di drammaturgia sarda. Erano anni in cui l'attività teatrale- racconta Mario Faticoni- era accompagnata da un'attenta attività politica incentrata sulle ripetute richieste agli enti pubblici di sostenere la produzione teatrale attraverso la sistemazione degli spazi, l'apertura di scuole, la circuitazione del prodotto, il vaglio della qualità. Si chiedeva insomma -prosegue l'attore- una politica dei beni culturali e dell'occupazione intellettuale sostenuta da concrete proposte che il Teatro di Sardegna e gli altri operatori avanzavano con grande enfasi e che culminano in una conferenza regionale nel 1973 dal titolo esemplificativo “Una politica dello spettacolo in Sardegna”. I momenti di incontro e discussione proseguono per tutti gli anni '70. Anche sul piano nazionale c'è grande fermento: lo dimostra il Convegno nazionale del 1978 al quale parteciparono tutti i più grandi operatori teatrali d'Italia. Ma, per dirla come Faticoni, alle parole non seguiranno i fatti, disegni e proposte di legge cadranno nel vuoto.

 

Davanti ad un teatro sempre più asservito alle logiche di mercato l'attore e regista comincia all'inizio degli anni '80 a maturare l'idea di proseguire il percorso in solitario. Nel 1980 “Woyezech” la nuova produzione, diretta da Marco Parodi, regista che impresse nuovo slancio alla Cooperativa Teatro di Sardegna, vede in scena tutti gli attori della compagnia sarda per l'ultima volta. Da quel momento in poi alcuni continueranno ad essere impegnati in nuovo allestimenti; altri subiranno il fascino di lavorare in rappresentazioni di respiro nazionale con i grandi nomi di richiamo del teatro italiano.” I miei compagni- ricorda Mario Faticoni- desiderosi di mettere su famiglia, e stufi di aspettare le risposte dell'ente pubblico, cominciarono ad accettare vari slogan: per avere successo bisogna andare a Roma; per vivere di teatro, per fare professionismo bisogna andare sul mercato. Iniziava la mercificazione del teatro -prosegue l'attore- per cui diventava indispensabile avere un attore di spessore, un nome civetta, che richiamava un pubblico di massa: Arnoldo Foà prima, Vallone e Bonacelli dopo”.

 

Inizia così la terza fase dell'esperienza dell'attore e regista, dopo quella legata al CUT(Centro Universitario Teatrale), e quella del Teatro di Sardegna. Avvenuto ormai il distacco dalla struttura da lui stesso fondata quindici anni prima, Mario Faticoni fonda nel 1982 Il Crogiuolo e il Teatro dell'Arco. È di quell'anno lo spettacolo itinerante di poesia sarda in lingua italiana “La terra che non ride” tramutato poi in “Suono di pietra”. Grande successo riscuote “La Serra” di Harold Pinter, mai rappresentata in Italia. La prima nazionale a Cagliari significa per l'attore e regista anche una rivincita personale. Faticoni riesce a sovvertire l'idea che bisogna andare a Roma o a Milano per far conoscere i propri lavori. In quell'occasione presenti in prima fila tutti i maggiori critici del momento, le firme autorevoli dei più importanti quotidiani nazionali. Analogo riscontro hanno avuto “Dialogo” di Natalia Ginzburg e “Tragoidia” da un racconto di Giovanni Dettori.

 

L'attività di produzione ha riguardato specificamente i classici del teatro contemporaneo, ma ha anche spaziato dal lavoro di sperimentazione di nuovi registi alla ricerca che Mario Faticoni ha perseguito instancabile su Brecht, sui poeti sardi e sul canto i cui esiti di maggior risalto sono stati: “La terra che non ride”, “In cerca di Brecht” e “Lasciatemi cantare una canzone”. All'attività di produzione si sono aggiunte poi quella musicale, cinematografica e quella di ospitalità delle due rassegne Teatro d'Autore e Teatrinsieme. Tanti gli allestimenti proposti, dai primi anni '80 e fino al 2002, al Teatro dell'Arco, in via Portoscalas. La permanenza del Crogiuolo in quel piccolo spazio di ottantasei posti è stata in quegli anni ripetutamente messa a rischio da richieste di sfratto da parte dei Gesuiti che lo avevano in concessione. Grandi battaglie con mobilitazioni dell'opinione pubblica e delle istituzioni hanno portato alla luce del sole, negli anni '90, un teatro piccolo ma di grande sostanza. Nel 2002 la compagnia ha dovuto trovare un nuovo spazio ed ha perciò trasferito le sue attività al Teatro Sant'Eulalia. “Nel periodo tra maggio e giugno del 2010 abbiamo dovuto lasciare anche quest'altro importante spazio - ricorda Faticoni- per motivi economici. Abbiamo cercato ospitalità presso altri teatri, altri palcoscenici”.

 

Con la rassegna “Primavera all'Arco” in programma per il periodo gennaio-giugno 2011 il Crogiuolo investe sul nuovo spazio Arco Studio(il nome invoca un ritorno al passato) di via Portoscalas 17, un teatrino da camera inserito nella cornice di libri, riviste e locandine di spettacoli. La compagnia continua a lavorare e a portare avanti i suoi progetti. Attraverso il teatro contemporaneo si rinnova costantemente la tradizione del Crogiuolo. Grande attenzione è stata sempre rivolta anche al teatro politico attraverso il quale, prendendo spunto dalla realtà si affrontano temi di attualità e nascono progetti di giornalismo scenico : su questa scia produzioni come “Blood Boom Break. Perversa vitalità nel dopoguerra italiano”; “Gene mangia gene”; “Lavorare stanca”.

 

La compagnia presta particolare cura alla didattica con iniziative volte alla promozione del libro, corsi di dizione e laboratori di lettura espressiva tenuti da Mario Faticoni. L'attenzione all'infanzia porta il Crogiuolo a creare nel 2006 ad Irgoli il Festival Nazionale di Teatro Ragazzi “L'isola che non c'è”, con l'obiettivo di avvicinare i più piccoli al palcoscenico che per un giorno può sostituire il banco di scuola. Gli spettacoli proposti sono sempre selezionati tra le più interessanti produzioni di teatro per l'infanzia sia regionali che nazionali. NurArcheoFestival è, insieme ad “ArteFatta”, un altro importante progetto a cui la compagnia tiene in particolare modo perché porta le produzioni teatrali in spazi museali e storico-archeologici consentendo nel contempo la loro promozione sul territorio. Fiore all'occhiello del Crogiuolo il centro studi e la biblioteca specializzata che trovano spazio nell'attuale sede dell'Arco Studio.