“Capoluogo dell’isola nobile e generosa, scolta invitta d’Italia al centro del Mediterraneo, sopportò per anni, con l’indomita fierezza della sua gente, lunghe, terrificanti ed assillanti distruzioni di guerra recate dall’intensa offesa aerea. Fiera del suo destino, accolse con fierezza ogni prova dolorosa. Dilaniata, stroncata e ferita a morte non smentì mai le sue alte civiche virtù e la fama gloriosa acquistata nei secoli dal suo popolo eroico, sublime in ogni sacrificio per l’onore della Patria. Sardegna, guerra 1940 – 43”.
(Motivazione Medaglia d’Oro al Valor Militare al Comune di Cagliari, 19.05.1950)
Pochi sanno che Cagliari, dopo Napoli, è stata la città italiana più bombardata durante la seconda guerra mondiale, quella che ha subito maggiori danni, come Coventry (Inghilterra) o Dresda (Germania): l’80% degli edifici fu distrutto. Sono passati 66 anni da quei bombardamenti, che provocarono la morte di oltre 2.000 persone e la devastazione del capoluogo sardo, ma per i testimoni è come se il tempo non fosse mai passato. Il ricordo è vivido: chi scampò agli spezzoni che trafissero Cagliari non ha più potuto dimenticare, e può oggi offrire il suo racconto alle nuove generazioni.
Ma perché proprio Cagliari è stata investita da tanta distruzione? Due sono le ragioni; la prima (motivazione ufficiale data dagli americani) riguarda la strategia militare: deviare l’attenzione dei tedeschi verso la Sardegna, mentre si preparava lo sbarco in Sicilia. Anche se molti pensano che la città abbia avuto il solo torto di trovarsi a poche miglia dalle basi alleate in Marocco, Algeria e Libia. Un comodo poligono di addestramento, insomma.