Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La Luce e il Tempo conquistano le Stanze del castello

Fonte: L'Unione Sarda
2 marzo 2010

in mostra Fino a domenica 7 marzo 



Arancio e viola, sui dipinti scolpiti di Wanda Nazzari. Son queste opere in legno , incise di finissimi segni, ad aprire la sequenza di “Stanze”, rassegna organizzata dal Centro Culturale Man Ray giunta quest'anno alla sua decima edizione. Sei gli autori che sino al 7 marzo danno corpo tra le mura antiche del Castello di San Michele al doppio tema proposto dal titolo: “Di Luce e di Tempo”. Due termini che possono essere antitetici e impongono perciò la ricerca di un equilibrio tra raziocinio ed emozione. I quattro pezzi di grande formato di Rosanna Rossi vibrano nell'austera scelta di un grigio declinato in tutte le tonalità, così come nel rosso di una cromia sfaccettata e dinamica che è una delle cifre di un'artista che sempre cerca di catturare la luce, anche quando la annega nelle scure xilografie. Curata da Efisio Carbone, la mostra ha un andamento particolarmente arioso. Gli spazi, mai soffocati dall'ingordigia espositiva, quasi nascondono la teoria di carte candide posate sugli inginocchiatoi, fasciati di bende di tela, che reggono il peso della scrittura. Nel nome della riconciliazione Wanda Nazzari , in un riposto angolo che fu una cappella, ribalta o meglio esprime diversamente la potenza della parola, la sua capacità di misurare il tempo o di annullarlo. Bianco è il marmo di Carrara che Anna Saba fa vedere anche nella sua parte grezza. La scultura appoggiata su una cassa da imballo, ha ai suoi piedi pietre più piccole, innervate degli stessi passaggi, di linee, di tracce che sembrano organiche pur essendo l'esito dello scalpello. La sera dell'inaugurazione ci sono state le note di “Bachianas Brasileiras n.5”, musica eseguita da Beatrice Murtas, Robert Witt, Fabrizio Ferraro. Ma per tutta la durata della mostra, in sottofondo, ci saranno altri brani scelti personalmente dal curatore per ognuna delle opere. Dopo la lettura recitata di Stefano Racis, la coreografia delle giovanissime danzatrici di Luigia Frattaroli, ovvero Carolina Saba e Ludovica Lepori, vestite con veli leggeri da Stefano Carboni. Il loro intervento ha funzionato quasi da collante con le immagini allestite al piano superiore del Castello. Lassù, acquartierato nella torretta di guardia, un monitor proietta i 6 video di Tonino Casula . Si tratta di Digital Art, fusione di matematica, fisica , geometria per forme in movimento elaborate al computer.
In sala, su tutte le pareti, le fotografie di Daniela Zedda e di Stefano Grassi raccontano, in modi differenti ma con ottimi rapporti di vicinato, solitudine e plasticità. Deserta la New York di Daniela Zedda che in “Step Aside” coglie dettagli grafici e definisce la città con le architetture non monumentali, parcamente colorate, di tettoie e marciapiedi ripresi all'uscita dell'underground di Coney Island. A seguire, è il bianco e nero delle foto di scena a restituire in “Discordanze” gesti, pose, espressioni dei ballerini e anche l'ironia che è tutta negli occhi dell'autrice. Stefano Grassi si immerge, per i suoi click a colori, nelle atmosfere senza identità dei centri commerciali. Le colonne innalzate su finte piazzette italiane propiziano i riti consumistici di avventori convinti di far parte di una comunità. I corpi, quelli veri, Grassi li fissa nelle immagini di Becoming Nude: quasi eterei, in ascensioni in cui le membra divengono trasparenti, nella simultaneità prodotta dal panning.
ALESSANDRA MENESINI

02/03/2010