Al Lirico di Cagliari in prima assoluta “La Gaia Scienza” composta per il Teatro da Filippo Del Corno
Qualcuno è pronto a scommettere che la musica più interessante degli ultimi cent'anni si trovi tra le colonne sonore della musica per film. E magari pensa che a Nietzsche si addicano le stesse note che a Harry Potter.
Capita così che La Gaia Scienza , musica di Filippo Del Corno, ispirata all'omonima opera del filosofo teorico del superomismo, abbia più di un punto di contatto con le colonne sonore dei film sul maghetto campione di incassi degli ultimi anni. Ad assimilarla alle musiche di John Williams -l'autore tra l'altro delle colonne sonore di Guerre stellari , Indiana Jones , Superman , solo per citare le più note- è l'enfasi, l'uso composito di articolazioni tonali unite a dissonanze usate in funzione espressiva.
Commissionata dal Teatro Lirico di Cagliari e presentata venerdì in prima esecuzione assoluta, la Gaia Scienza è lo specchio di un'estetica post-moderna, dove è possibile trovare di tutto, inclusa, of course, la citazione stilizzata di Così parlò Zaratustra di Richard Strauss.
Affidata all'orchestra del teatro cagliaritano diretta da John Axelrod, la serata va poi avanti con il Concierto in modo galante di Joaquín Rodrigo: musica gradevole, con ampi spazi melodici. Composto nel 1949, ripensando agli splendori della Spagna settecentesca, e all'estro strumentale di Gaspar Cassadò, a Cagliari il Concierto conta sulla bella interpretazione del violoncellista di Bilbao Asier Polo.
È musica narrativa a cui la direzione di John Axelrod dà un'impronta di ampio respiro, assecondando l'indubbia perizia tecnica del solista, occupato in una performance di grande impegno con suoni sempre impeccabili e tocchi di ironia nel rondò giocoso del finale.
Un tripudio di suoni ed enfasi profusa con generosità è anche la linea espressiva scelta per dare forma alle Danze Polovesiane di Borodin, dove il direttore guida orchestra e coro di Cagliari in una prova che punta tutto sul volume di suono.
In primo piano, nelle danze tratte dal Principe Igor , è la carica emotiva, l'incalzare ritmico.
Un aspetto congeniale al direttore e ripreso anche nel Te Deum di Antonín Dvoák che chiama in scena anche il soprano Sofia Mitropoulos e il basso Simone Alberghino.
Scritto nell'ultimo decennio dell'Ottocento, il Te Deum è un affresco sonoro in quattro parti. Una cantata sacra interpretata tenendo presente la resa espressiva generale piuttosto che la cura dei singoli dettagli. L'attenzione è così per la potenza del suono che arriva all'acme nell'intreccio di voci e suoni dell'Alleluia finale.
GRECA PIRAS
01/03/2010