Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Il porto canale abbandonato dalla politica

Fonte: La Nuova Sardegna
20 giugno 2008

VENERDÌ, 20 GIUGNO 2008
Pagina 1 - Cagliari

di Andrea Massidda



Dal sindacato arriva anche una proposta: «Subito un sistema organico di zona franca»





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CAGLIARI. Il crollo dei traffici nel porto canale non significa solo il fallimento della politica nella gestione di un bene pubblico costato mille miliardi di lire. Ma - con i 200 dipendenti della Cict presto in cassa integrazione insieme ai 117 della Compagnia portuale e ai 47 Iterc già colpiti dalla crisi dello scalo per i container - è l’emblema della mancanza di programmazione. L’amaro «j’accuse» arriva da Francesca Ticca, leader della Uil in Sardegna, che con Pierfranco Meloni, resposabile del Settore trasporti, propone una ricetta: «L’avvio di un sistema di zona franca».
Al di là dell’ottimismo che a volte si ostenta anche per non farsi travolgere dalla diserazione, il futuro per il porto canale di Cagliari sarebbe davvero oscuro. Francesca Ticca ne è convinta e lo ha detto ieri senza peli sulla lingua analizzando l’intero sistema dei trasporti in Sardegna, nonché l’annoso problema delle infrastrutture. «L’agonia dello scalo industriale - ha spiegato la segretaria generale della Uil isolana - non è altro che il segnale di come la politica sul piano delle movimentazioni merci navighi a vista». Ancora più duro Pierfranco Meloni. «La Cict, società concessionaria del porto industriale - ha aggiunto il responsabile Uil del settore trasporti e infrastrutture - è stata totalmente abbandonata, oserei dire lasciata sola al suo destino nella convinzione che con le proprie forze avrebbe potuto sconfiggere gli effetti devastanti della globalizzazione e di un mercato selvaggio quasi sempre senza regole». Valutazione se non altro ingenua. «Ora - ha detto ancora Meloni - i sui duecento dipendenti saranno avviati alla cassa integrazione per la pressoché totale mancanza di traffico di container. E questo dramma potrebbe presto allargarsi sino atravolgere anche altre aziende preasenti nel porto di Cagliari: dai rimorchiatori agli ormeggiatori, dagli spedizionieri alle agenzie marittime». Un quadro a dir poco inquietante.
Ma è inutile illudersi che le cose vadano meglio se le istituzioni non corrono ai ripari. L’inversione di tendenza deve necessariamente partire dai palazzi di governo. «A cominciare da quello dove si riunisce la Giunta regionale guidata da Renato Soru - ha chiarito Meloni - che negli ultimi anni a favore del porto canale non ha fatto neanche un intervento teso a creare condizioni di sviluppo e maggiore competitività».
Va detto, poi, che le parole dei vertici Uil giungono poco dopo la durissima denuncia della Fit-Cisl regionale sullo stesso argomento. Ma anche e soprattutto dopo che una settimana fa, a Roma, i rappresentanti sardi dei sindacati confederali hanno incontrato per la seconda volta la presidente di Cict Sardinia Cecilia Battistello e l’amministratore delegato Alessandro Becce (c’era anche il patron Thomas Eckelmann, ma non ha preso parte al tavolo). Obiettivo: trovare un’alternativa alla triste esperienza vissuta con Maersk. «P ur comprendendo l’atteggiamneto prudente dei nostri interlocutori - ha concluso Meloni - rimane il fatto che attualmente non è in corso nessuna trattativa per la sostituzione del partner: spiace dirlo, ma lo scenario è nefasto».