Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Un monumento alle vittime del '43: è chiedere troppo?

Fonte: L'Unione Sarda
24 febbraio 2010

storia
Cagliari e i bombardamenti


Una lapide, una via crucis simbolica, un monumento semplice e austero, un luogo che diventi un museo della memoria. Quella della Cagliari bombardata, quella dell'inferno che nel '43 si rovesciò dal cielo su Cagliari. È chiedere troppo? A invocare un intervento delle autorità che ponga finalmente rimedio a questa assurda damnatio memoriae e renda onore a ciò che è stato, è un gruppo di volontariato cittadino capeggiato da Mario Lixi, cardiologo dotato di grande intelligenza del cuore, uomo testardo come pochi. Intorno a questo progetto vagheggiato per anni, ha riunito un anno fa un gruppo di persone di buona volontà (e d'altrettanto buona memoria): sono Ettore Angioni, Antonello Angioni, Gianni Campus, Rosella Capriata, Giuseppe Casciu, Duilio Casula, Marco Coni, Bruno Corrias, Giuseppina Cossu, Mariano Delogu, Massimo Delogu, Michele Di Martino e altri: alti magistrati, avvocati, senatori, ex sindaci, intellettuali, studiosi, per un gruppo promotore che fa ora propri i suggerimenti giunti da molti comuni cittadini.
Chiedono soltanto un luogo per non dimenticare. Per dare ai figli e ai nipoti un segno forte della loro identità. Finora, si duole il professor Lixi, si è davvero fatto poco. C'è stata una croce lignea, sistemata nel 1984 nella fossa comune del cimitero di San Michele, e sostituita l'anno successivo con l'Albero delle croci dello scultore Tore Pintus. Alla base dell'Albero, tre anni più tardi, è comparsa una scritta desunta da un articolo dell'Unione Sarda: “Quando venne il momento di calarli nella fossa cercammo altre lenzuola per avvolgere quei corpi straziati”. Poi qualche convegno e qualche mostra, a San Domenico, alla Cittadella dei Musei, al Lazzaretto. Infine nel 2003, per le celebrazioni dei sessant'anni, un concorso scolastico rivolto ai giovani e un convegno finale nel Castello di San Michele. Iniziative, sottolinea Mario Lixi, che hanno suscitato una grande partecipazione dei cagliaritani. E continuano a suscitarla, come l'ultima manifestazione, “Cagliari 1943: la guerra dentro casa”, che riassume in un coinvolgente spettacolo portato in scena alla Vetreria di Pirri da Pierpaolo Piludu, una grande iniziativa legata alla conservazione della memoria. A maggior ragione è incomprensibile che ancora non si provveda a dare vita a un'opera-simbolo, a un memoriale che sia anche un centro di documentazione e di cultura. I luoghi? Basta cercarli, dicono i promotori. Per la verità, il vecchio cocciuto medico del cuore un'idea ce l'avrebbe: avete presente il Palazzo di Giustizia? Sulla sommità della facciata. sopra la parola IUSTITIA, c'è un grande spazio vuoto. Potrebbe contenere una scritta importante: la motivazione della medaglia d'oro alla Memoria: «Capoluogo dell'Isola nobile e generosa, scolta invitta della Patria al centro del Mediterraneo, sopportò per anni con l'indomita fierezza della sua gente, lunghe, terrificanti e assillanti distruzioni di guerra, provocate da intense offese aeree. Fiera del suo destino, accolse con fermezza ogni prova dolorosa, dilaniata, stroncata e ferita a morte, non smentì mai le sue alte civiche virtù e la fama gloriosa acquistata nei secoli dal suo popolo eroico, sublime in ogni sacrificio per l'onore della patria». Troppo lungo e retorico? Resta il fatto che il vuoto (almeno in questo caso) è peggio. E non parliamo del Palazzo di Giustizia.
MARIA PAOLA MASALA

24/02/2010