Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Via Podgora, il cantiere della discordia

Fonte: L'Unione Sarda
23 febbraio 2010

Il Comune ha rescisso il contratto con la “Di Vieto” ma i lavori non sono ancora finiti

L'impresa va via, gli abitanti occupano le impalcature

L'assessore Lorrai assicura: «Le opere verranno concluse in tempi brevi».
Togliete le impalcature. Anzi no. Dopo le proteste per i ponteggi che per mesi hanno circondato i palazzi di via Podgora e La Somme (con annesse polemiche e veleni tra il Municipio, cioè il padrone di casa, e l'impresa esecutrice, accusata di ritardi nelle opere), ieri è arrivato il cambio di rotta: appena gli operai della Di Vieto srl, società che ha eseguito i lavori - cacciata circa un mese fa dall'amministrazione comunale -, hanno iniziato a smontare i tubi metallici al numero 5 di via La Somme, gli abitanti si sono barricati sulle passerelle sospese.
LA PROTESTA La prima a occupare le impalcature è stata Angela Anoffo, 54 anni, due figli e un affitto di 33 euro al mese per l'appartamento al piano terra: è uscita dalla finestra e si è arrampicata sul groviglio di pali d'acciaio che, racconta, ingabbia il palazzo da luglio: «L'impresa ha lavorato per due settimane, il tanto giusto per levare l'intonaco dalla facciata. Da quel momento non si è visto più nessuno, fino a oggi. Non possono lasciare la nostra casa in queste condizioni». Nel giro di pochi minuti è stata raggiunta da buona parte delle 16 famiglie che abitano nella palazzina popolare e da un paio di striscioni: «Vogliamo i lavori», e «Grazie per i lavori infiniti».
IL CONTRATTO RESCISSO A gennaio l'assessorato ai lavori pubblici ha deciso di rescindere il contratto con la Di Vieto, dopo che le penali accumulate durante i quasi 4 anni di cantiere avevano superato il dieci per cento dell'importo (un milione e 466 mila euro) prevista dall'appalto. Tutto questo nonostante il direttore dei lavori avesse sconsigliato al servizio di Edilizia pubblica una soluzione del genere, «ritenendo inopportuno che le pareti private di intonaco e rivestimento plastico protettivo vengano lasciate in tale stato». Ma tant'è. Ormai il Comune aveva deciso e, per la cronaca, si è trattato di una scelta sospirata per mesi dagli stessi abitanti del rione di San Michele, che tra il 2008 e il 2009 hanno lamentato a più riprese «un'invasione di topi e blatte», che entravano a casa loro attraverso le impalcature, così come i ladri. Dall'altra parte della barricata, l'impresa ha segnalato all'amministrazione, con varie lettere, una «situazione ambientale del cantiere pesantissima», registrata durante i lavori che hanno riguardato sette delle otto palazzine tra via Podgora e La Somme. Minacce agli operai, impalcature incendiate, problemi legati ad alcuni abusi edilizi realizzati dai residenti con cui la ditta si è dovuta scontrare.
IL COMUNE Secondo l'assessore comunale dei Lavori pubblici, Raffaele Lorrai, «i condomini devono permettere agli operai di smontare l'impalcatura così che si possa firmare l'ordinanza che darà il via al ripristino e al completamento dei lavori. Tutto questo avverrà attraverso una procedura accelerata, per assegnare l'appalto ad una nuova impresa edile».
In cassa sono rimasti circa 300 mila euro, che serviranno per completare l'edificio di via La Somme e un altro, già stralciato dal progetto che riguardava solo la ristrutturazione delle facciate e poco altro. Anche se gli edifici, spiega Sandro Cocco, dal piano terra al civico 3, avrebbero bisogno di interventi più profondi: «In cinquant'anni non è mai stata fatta nessuna manutenzione: la nostra casa è mangiata dall'umidità», dice passando il dito sull'intonaco della camera da letto, che viene giù come se fosse neve. Vive in quei 50 metri quadri da quando è nato insieme alla madre, 90 anni, invalida civile al cento per cento. Ma questa è un'altra storia.
MICHELE RUFFI

23/02/2010