SABATO, 30 GENNAIO 2010
Pagina 2 - Cagliari
L’incontro-dibattito organizzato dal Pd al Lazzaretto di Sant’Elia
CAGLIARI. L’incredibile beffa della zona franca urbana promessa, varata e poi ridimensionata fino a renderla quasi inutile è stata raccontata in un incontro organizzato da un Pd cagliaritano deciso a ritrovare la strada del confronto coi cittadini. Al Lazzaretto, dal neo segretario di Cagliari Marcialis al deputato Calvisi, col coordinamento del capogruppo Pd in Comune, Ninni Depau, sono stati sviscerati i problemi che nascono dalla promessa mancata di trasformare Sant’Elia in un piccolo eldorado fiscale. Ma l’incontro non è stato uno sfogatoio: Depau ha annunciato una mozione in consiglio comunale, un’alleanza con l’Anci e l’impegno a mobilitare i 22 sindaci delle «zfu» saltate, per «ripristinare il provvedimento».
Filippo Spanu esperto di programmazione e sviluppo locale ha spiegato le anomalìe della nascita delle zone franche urbane in Italia. «Si arriva al bando per la selezione nell’estate del 2008 con nessuna valutazione d’impatto sulle risorse - ha detto Spanu -, nonostante la ristrettezza dei fondi si aggiungono addirittura 4 zone franche alle 18 previste dalla delibera Cipe originaria». La Francia stanziò 610 milioni di euro per 100 «zfu», l’Italia 50 milioni per 22. Il ministro Scajola firma il decreto, nel dicembre 2009 tutto cambia: abolisce le agevolazioni fiscali e contributive (è sempre Spanu che spiega) «trasformandole in un contributo forfetario, tassabile, che i comuni dovrebbero gestire direttamente, affrontando la sostanziale dissoluzione del concetto di zona franca urbana, intervento che invece è necessario». Maria Grazia Dessì, Cna: «Ultimamente è difficile che qualcuno acceda a un contributo, il vincolo dei cinque anni dell’attività da tenere spaventa: è evidente che queste politiche non tengono conto di come sta cambiando il lavoro autonomo. La zona franca era una possibilità ora che il lavoro autonomo rischia di chiudere. C’erano tante imprese a Quartu che pensavano di spostarsi nell’area della zona franca. Cagliari è una città vivibile, ma non offre possibilità di sviluppo economico. Se si vuole aprire un capannone, l’assessore alle attività produttive del Comune dice: fatelo a Macchiareddu». Il consigliere comunale Claudio Cugusi: «A Sant’Elia non esiste mappatura degli immobili e delle aree pubbliche, Area ha immobili chiusi occupati da abusivi, non avendo un progetto economico e sociale Sant’Elia campa di carità e poco altro e così si arriva al voto. Noi dobbiamo fare una lotta per riavere le zone militari che non servono più alla Difesa». Gisella Vacca, militante del Pd: «E’ vero che anche il substrato sociale di Sant’Elia non è neppure in grado di recepire il contributo, ci vuole un presidio locale per far crescere la cultura degli abitanti». Giampaolo Diana consigliere regionale: «Dobbiamo istituire un coordinamento nel partito perché nelle varie rappresentanze assembleari si ponga il tema della zona franca». Luigi Lixi: dove ci sono state amministrazioni sensibili, si sono fatte zone franche urbane di grande interesse (filiera della meccanica, così come a Sant’Elia sarebbe naturale crearla sulla pesca). Il deputato Giulio Calvisi: «Su Sant’Elia c’era un progetto che avrebbe dato senso alla zona franca, invece siamo alla solita illusione fiscale. Avevamo chiesto che l’extragettito dello scudo fiscale andasse a finanziare le zone franche: non è stato fatto e Tremonti dice che le zfu non si fanno per mancanza di fondi. Le 22 città della zfu, esclude tre, sono tutte del Sud: è dimostrato che il governo non ha una politica per il mezzogiorno, i tagli sono tutti al Sud». (a. s.)