Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Archiviazione per Soru e Cualbu»

Fonte: L'Unione Sarda
29 gennaio 2010

Tuvixeddu. Concluse le indagini sulla vicenda dei vincoli e del progetto alternativo

Il pm Caria chiede il proscioglimento per tutti tranne Santoni
Il sostituto Daniele Caria chiede il proscioglimento di Soru, Mannoni, Cualbu e della figlia di Santoni.

Nell’inchiesta resta solo l’ex Soprintendente ai Beni archeologici, Vincenzo Santoni: tentato abuso d’ufficio e falso ideologico. Tutta colpa del voto espresso durante la commissione regionale voluta dall’allora Presidente Renato Soru per estendere il vincolo sull’area di Tuvixeddu dove da mesi aveva avviato gli scavi l’impresa Cualbu, nel rispetto dell’accordo di programma firmato a suo tempo da Regione e Comune di Cagliari. Il nuovo vincolo, che impediva alla Coimpresa il
prosieguo dei lavori, era stato approvato da tutti i componenti della commissione presieduta da Maria Antonietta Mongiu, tranne uno: Santoni. Che aveva motivato
il suo no col fatto che da tempo a Tuvixeddu non fossero stati effettuati significativi ritrovamenti archeologici fuori dall’area vincolata. Il che non era vero.
Al termine delle indagini il sostituto Daniele Caria ha stralciato la posizione di Santoni dalla richiesta di archiviazione formulata per gli altri quattro indagati: l’ex presidente della Regione Renato Soru, l’ex assessore alla Pubblica istruzione Carlo Mannoni, il costruttore Gualtiero Cualbu, Valeria Santoni, figlia di Vincenzo e dipendente di Cualbu. La richiesta di proscioglimento formulata al giudice per le
indagini preliminari è articolata in venti fittissime pagine che ripercorrono la storia dei nuovi vincoli voluti dalla giunta Soru sulla necropoli di Tuvixeddu successivi
all’accordo di programma che aveva dato il via ai lavori della Coimpresa di Cualbu. Il costruttore, oltre a una infinita serie di ricorsi al Tar, aveva presentato
una querela contro Soru: nel mirino il progetto alternativo firmato dall’architetto francese Jilles Clemént. La richiesta di archiviazione è suddivisa in tre parti: la legittimità procedurale dei vincoli su Tuvixeddu, l’incarico all’architetto Clement, la vicenda Santoni.
I VINCOLI. Il magistrato comincia col ripercorrere la battaglia politica e la disputa a suon di ricorsi davanti al Tar. Ebbene, la Regione poteva sospendere i lavori
anche se erano regolarmente autorizzati: poteva dunque estendere il vincolo paesaggistico anche in contrasto col precedente accordo di programma siglato
da Regione, Comune e impresa.

SORU. La seconda parte si concentra sull’abuso d’ufficio inizialmente contestato a Soru e Mannoni: perché sia ipotizzabile bisogna provare la volontà degli indagati di provocare un ingiusto profitto ad alcuno e un danno ad altri. Ecco perché il pm Caria comincia dall’inizio, e cioè dal momento in cui nasce il rapporto tra Soru e Clemént. All’architetto era stata affidata una sorta di consulenza artistica in grado di offrire un’altra visione del paesaggio a Tuvixeddu. Clemént e il Governatore si erano incontrati nella primavera 2007 ma non avevano formalizzato alcun incarico:
probabilmente sarebbe stato fatto dopo lo studio preliminare. La Regione, questo è il risultato vero, pensava di stanziare 150.000 euro però dalle indagini è emerso che sono stati versati all’architetto solo 50.000 euro, soldi stanziati dalla Fondazione
Banco di Sardegna. Niente denaro pubblico. Il pm ragiona così: se anche si volesse ipotizzare un incarico conferito illegittimamente a Clemént non ci sono elementi sufficienti per sostenere che la Regione volesse far ottenere all’architetto un ingiusto vantaggio patrimoniale ma, soprattutto, non voleva arrecare danni a nessuno. La Regione era animata solo dalla volontà di rafforzare la tutela di un’area sul colle di Tuvixeddu dall’immenso valore archeologico. Di lì la richiesta di proscioglimento
di Soru e Mannoni.

SANTONI. Nella terza parte il pm Caria affronta la vicenda Santoni-Cualbu e qui vien fuori una notizia inedita: il reato ipotizzato era la corruzione. Valeria, la figlia ingegnere dell’ex Soprintendente, lavorava per Cualbu e su quei rapporti si sono
concentrate le indagini. Ebbene, Valeria Santoni ha cominciato la sua attività nell’azienda di Cualbu ma questo non ha inciso nei rapporti tra il Soprintendente e
Cualbu. Per contestare il reato di corruzione si sarebbe dovuto provare che la figlia di Santoni era stata assunta da Cualbu proprio per ottenere un voto favorevole
alla Coimpresa durante i lavori della commissione convocata da Soru per allargare i vincoli sul colle. Non solo: se anche Santoni nel corso di quella riunione
ha davvero commesso i reati di abuso d’ufficio e falso ideologico, non si può ipotizzare la complicità di Cualbu né della figlia. Insomma: in qualsiasi modo sarà valutato il voto di Santoni nella commissione, non c’è la prova che abbia in quel modo voluto favorire Cualbu che aveva assunto la figlia. Di lì la richiesta
di proscioglimento di Cualbu e Valeria Santoni.
Nella corposa istanza di archiviazione non compare solo un nome: quello di Vincenzo Santoni. Il che significa che il pm Caria ha intenzione di chiedere il
rinvio a giudizio dell’ex Soprintendente.
MARIA FRANCESCA CHIAPPE