Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Quel tono sgarbato da Savonarola»

Fonte: La Nuova Sardegna
29 gennaio 2010

VENERDÌ, 29 GENNAIO 2010

Pagina 1 - Cagliari



Lo scrittore Giorgio Todde replica all’architetto Livio De Carlo




CAGLIARI. Lo scrittore cagliaritano Giorgio Todde è stato chiamato più volte in causa dall’architetto milanese Livio De Carlo nella relazione allegata alla perizia di completamento del parco archeologico, presentata per conto del Comune. Questa la replica di Giorgio Todde.
era frequentato da prostitute e drogati, allora hanno progettato una comunità di recupero di oltre 400 mila metri cubi. Col tono sgarbato da Savonarola, l’architetto difende il PANTX nonostante il suono sgradevole e inanella una serie di perle che non splendono.
La relazione, col timbro del Comune che dunque la condivide, è di 75 pagine, l’equivalente di un romanzo breve, ma la memoria non sostiene l’architetto il quale dimentica le 1166 nuove sepolture certificate dalla Sovrintendenza. Dimentica che le sue brutte fioriere ci trasportano in un giardinetto urbano che non è più Tuvixeddu e, oltre che offendere il senso della vista e altri sensi, offendono i sepolcri perché diverse fioriere passano proprio sopra le sepolture. Alcune tombe, magari sfuggite ai tombaroli, non sono sfuggite ai “valorizzatori” i quali, guardando le foto, dovranno ammettere che invece di conformare il progetto alla necropoli - e questo è l’aspetto più intollerabile - hanno conformato la necropoli al progetto.
L’architetto non ha alcuna colpa delle famose 431 tombe finite fuori dalla linea del vincolo, sotto i brutti palazzi di viale Sant’Avendrace. Questa è la conseguenza di un altro Accordo di programma, di un altro progetto e di altro un vincolo mancato. Egli ha invece precise responsabilità quando si arroga il diritto di mutare a suo piacere un paesaggio, consolidato nei millenni, affascinante proprio perché aspro e brullo. Era il colle sacro, e lo abbiamo profondamente alterato in molti modi sino all’attività di cava che pure ha creato uno scenario magnifico anche se lo ha sfigurato e ha distrutto centinaia di tombe. Comunque Tuvixeddu ha conservato l’incanto e ora dovremmo, semplicemente, astenerci dal “fare”.
Sarebbe una prova di sensibilità un disegno che con leggerezza non modifichi i luoghi e li renda allo stesso tempo praticabili. Come è stato fatto nella necropoli di Montessu. Serve un progetto “invisibile”. A Tuvixeddu si dovrebbe vedere Tuvixeddu, e basta.
L’architetto ha rinunciato alle papere a molla, al laghetto e perfino, dice, a una zona di svago per i cani. Chiama “incursioni” le ispezioni della benemerita Forestale. Si lamenta di intromissioni della politica, di atteggiamenti arroganti e di “detrattori stolti”. Ci dispiace per i cani che non si svagheranno, ma temiamo che la vera stoltezza consista proprio nella pretesa bizzarra di trasformare l’area sacra di un cimitero in un luogo di divertimento e, come si dice, di relax. Di eterno relax.