Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«La Sardegna ha tutte le carte in regola»

Fonte: L'Unione Sarda
25 gennaio 2010

La Figc 



«Cagliari? Per ora fa parte del lotto. Ma è presto per assegnare ruoli da titolari e riserve. Posso dire che tutte le città che sono state inserite nel dossier possiedono i requisiti minimi richiestici dall'Uefa. Per questo sono rimaste fuori realtà importanti come Bologna e Genova, che non li avevano». Così Michele Uva, dirigente federale nominato dal presidente Abete come responsabile del progetto per la candidatura a Euro 2016.
SANT'ELIA Non una parola di più sulla realtà cagliaritana, visto che il timore di creare incidenti diplomatici è sempre alto: «Non abbiamo mai spinto né per la costruzione di un nuovo stadio né per la ristrutturazione di quello attuale - chiarisce Uva - a noi interessava solo avere la disponibilità di un impianto che possedesse le caratteristiche per ospitare un torneo che si preannuncia come una grande kermesse. Ci siamo limitati a dire che l'attuale Sant'Elia non ha i requisiti. Punto e basta».
Per il resto c'è da chiarire che, scottata dai costi alti e dallo scarso successo infrastrutturale in occasione dei Mondiali del 1990, la Federazione ha spinto per progetti «sostenibili e funzionali» e non per una spesa indiscriminata: «L'idea è quella di portare il nostro calcio nel futuro, concependo impianti (sia nuovi che ristrutturati) secondo una logica di sostenibilità economica e ambientale», aggiunge Uva. Preziosa, in quest'ottica, si è certamente rivelata l'opera di consulenza prestata dalla società Icon Venue, che ha esaminato tutti i progetti presentati dalle amministrazioni locali e dalle società calcistiche di serie A.
REQUISITI «L'Uefa chiede alle Federazioni candidate di pensare un calcio a misura di famiglia - aggiunge il dirigente federale - bisognerà abbattere, gradualmente, non solo le barriere tra campo e tribune ma anche quelle che dividono tra loro i vari settori. Ci dovrà essere una maggiore formazione di steward, oltre che servizi tecnologicamente avanzati».
L'OCCASIONE La candidatura italiana ha delle possibilità di successo, anche e soprattutto tenendo conto del fatto che quattro anni fa l'organizzazione degli Europei 2012 venne, a sorpresa, assegnata al duo Polonia-Ucraina. «La tradizione calcistica è dalla nostra parte - ricorda Uva - come pure le capacità legate alla ricettività turistica, la qualità delle infrastrutture e dei trasporti. Abbiamo cercato di fare sistema, coinvolgendo tutte le istituzioni, gli enti di categoria e le aziende. Questa è un'occasione storica per ripensare i nostri stadi e il nostro approccio allo spettacolo calcistico».
I COMUNI La collaborazione con i Comuni è stata proficua: «Nel caso di Cagliari si è registrata un'intesa perfetta con il responsabile del procedimento Francesco Cicero e con la sua équipe di lavoro - aggiunge il responsabile del progetto - ma in generale tutti, dopo un'iniziale perplessità, hanno aderito a una visione nuova sugli stadi. Impianti sostenibili, che restino della collettività anche dopo gli Europei. L'Uefa, dopo le difficoltà incontrate da Polonia e Ucraina, ci tiene a una buona riuscita. Per questo abbiamo dovuto a malincuore rinunciare a Bologna e Genova, includendo però altre realtà importanti come Parma e Cesena, esponenti di una regione che riesce ad accogliere 22 milioni di turisti ogni anno». La caccia a un evento con un giro d'affari che è stimato in tre miliardi di euro l'anno è ormai partita: «Se saremo fortunati ci saranno un forte impatto economico e occupazionale, oltre che a un investimento su una cultura calcistica da rinnovare». ( a. mur. )

23/01/2010