Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Porto canale, duecento posti a rischio

Fonte: L'Unione Sarda
13 giugno 2008

Trasporti. Futuro difficile per la società che gestisce lo scalo di Cagliari. Fra dieci giorni nuovo incontro azienda-sindacati

Meloni (Uil): «Cict garantirà gli stipendi fino a giugno»
È ancora lontana la fine della crisi per il porto canale di Cagliari. A rischio i 200 dipendenti di Cict.
Il porto canale rischia una morte lenta. La soluzione alla crisi - che sta mettendo in pericolo il futuro di 200 lavoratori sardi - sembra ancora lontana. Ieri, per i sindacati sardi, poteva essere il giorno delle risposte. Ma a Roma i vertici della Contship, casa madre della Cict (la società che gestisce lo scalo cagliaritano), hanno lasciato di sasso i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil: nessuna novità, ma solo un nuovo incontro da organizzare nei prossimi dieci giorni. Insomma: per avere qualche certezza in più, bisognerà aspettare un altro incontro tra azienda e leader sindacali.
Eppure i tempi sono stretti. Anzi, strettissimi. La ricapitalizzazione di Contship basterà fino a giugno. A maggio gli azionisti hanno versato 5 milioni di euro, per far fronte alle perdite registrate negli scorsi mesi e agli stipendi che il porto cagliaritano paga ogni mese: in totale 800 mila euro. Costi che sono diventati un macigno da quando la compagnia cargo danese Maersk, unico cliente di Cict (nonché suo azionista al 27%), ha deciso di abbandonare il porto.
L'INCONTRO Nonostante tutto, ieri a Roma - raccontano i sindacati - l'amministratore delegato di Contship, Cecilia Battistello , ha parlato in toni ottimistici. «L'azienda ha confermato che sono in corso contatti con operatori interessati a lavorare nel porto canale», commenta Pierfranco Meloni , segretario generale della Uil trasporti. «In ogni caso, siamo molto perplessi: abbiamo il sentore che si voglia mettere la parola fine sul futuro dello scalo». Meloni lancia un grido d'allarme chiaro: «L'amministratore delegato di Contship ha detto che la società si sta dissanguando per mantenere i 200 lavoratori e ha proposto misure che ci preoccupano».
IL FUTURO Secondo quanto riferisce il segretario generale della Uil trasporti, già nel prossimo tavolo azienda-sindacati si chiederà ai dipendenti sardi «la disponibilità a trasferimenti in altri porti gestiti da Contship»: ossia gli scali di Ravenna, La Spezia, Gioia Tauro, Brema e Amburgo. «Una soluzione», aggiunge Pierfranco Meloni, «che temiamo possa essere il preludio a interventi più radicali sul personale».
Attendiste, invece, le reazioni degli altri sindacalisti presenti all'incontro romano. «Siamo convinti che Contship stia valutando alcune opzioni dopo l'addio di Maersk», osserva Corrado Pani , segretario regionale della Fit-Cisl. «L'augurio è che nel prossimo tavolo con l'azienda si discuta su un piano industriale per rilanciare l'attività portuale». Non si sbilancia nemmeno Enzo Costa , segretario generale della Camera del lavoro di Cagliari: «La riunione di ieri è stata interlocutoria», commenta il sindacalista: «Cecilia Battistello ci ha assicurato che le trattative continuano e che di esuberi ancora non si parla». E butta acqua sul fuoco anche Graziano Milia , presidente della Provincia di Cagliari, che di Cict ha l'8% del capitale: «È presto per fare valutazioni definitive, aspettiamo il risultato delle trattative. È però evidente», precisa Milia, «che senza un nuovo cliente l'eventuale riconversione del porto a una semplice attività logistica limiterebbe le potenzialità dello scalo cagliaritano».
LA CRISI Un fatto, però, è certo: la crisi si sta facendo sentire su molti lavoratori dell'indotto portuale. Le prime vittime sono i 47 dipendenti della Iterc, azienda che offre assistenza tecnica, curando lo sbarco e l'imbarco delle merci dalle navi ormeggiate nel porto commerciale. Per loro, a maggio, è scattata la cassa integrazione: provvedimento - si legge nel verbale di accordo firmato da parti sociali e assessorato regionale del Lavoro - legato «all'improvviso abbandono dello scalo da parte della compagnia di cargo Maersk» che «ha comportato la sospensione della sua maggiore commessa da parte della Cicit (Cagliari international container terminal), concessionaria dello scalo industriale». Infine, qualcosa di molto simile alla cassa integrazione (ossia l'indennità di mancato avviamento al lavoro) è toccata - a marzo - ai 117 dipendenti sardi della Compagnia lavoratori portuali, società specializzata nelle operazioni di attracco dei container nel porto.
LANFRANCO OLIVIERI

13/06/2008