Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Donna Flor, la magia dell'amore

Fonte: L'Unione Sarda
7 gennaio 2010

Teatro. Ieri al Massimo la prima nazionale della pièce tratta dal romanzo di Jorge Amado del 1966
Caterina Murino e i suoi due perfetti mariti

L'amore, ah l'amore, l'amore viene dopo. Ma l'amore quale?, quello che ti mette il cuore in disordine, quello che è garofano e azzardo e cannella, o quello che torna per cena, ogni cena, ogni sera? Donna Flor ha l'uno; Donna Flor ha l'altro; e se non ci credete, ci raccontava Amado in quel libro, bellissimo, che era il 1966 ma quanto è moderno, se non ci credete, ci raccontava, è affar vostro. Perché in questo pezzetto di spiaggia di Salvador da Bahia de Todos os Santos, Salvador, per tutti, dove si mangiano granchi e banane e si gioca e si balla e si piange e si fa l'amore, in questo pezzetto di spiaggia succede che Donna Flor resta vedova.
E a vederla, ieri sera, sul palcoscenico del nuovo teatro Massimo, a vederla, questa Caterina Murino che fa Donna Flor, la prima cosa che pensi è che neanche Amado se l'era immaginata così bella la sua vedova. Era sudata, la sua Flor, e morbida di carne tremula e sensuale, mentre cucinava, scalza, nella polvere di un patio che grondava sole e sale. Caterina Murino è elegante; eppoi è leggera: nel muoversi, nel raccontarsi, nel regalarsi al pubblico della sua Cagliari che l'ha vista partire, anni fa, con un costumino di reginetta nella valigia e la vede tornare ora, attrice di Francia con un nome grande grande in cartellone. E in cartellone, insieme a lei, ci sono Pietro Sermonti e Paolo Calabresi a fare i mariti; e Sermonti è lo scapigliato, un bohèmien che gioca a carte e beve vino e del fare l'amore ha fatto la sua arte, e Calabresi è il farmacista che fa di conto, anche quando è notte di carne e di passione. Bravi, bravissimi, come questa compagnia che Emanuela Giordano dirige con una grazia ironica e suadente. Difficile mettere in scena Amado; difficile mettere in scena un libro così - così grande, così forte, così vibrante di vicoli, e quartieri, e voci, consigli, chiacchiere, dicerie, calunnie, illazioni, riti, cordogli, esultanze. Alle tre comari, Simonetta Cartia, Claudia Gusmano, Laura Rovetti, il compito di raccontare la magia di questa terra sporca di meraviglie e di profumi; lo fanno, e lo fanno molto bene, intrecciando i momenti, aggiungendo quello che la scenografia, così fredda nei giochi di proiezioni sulle quinte diventate schermo, toglie.
FRANCESCA FIGUS
(Seduta, in mezzo alla gente, c'è anche Alessia Marcuzzi; è vestita di nero, un sorriso appena a chi la riconosce, i capelli sugli occhi. Poi esce Sermonti sul palco, le mani in tasca, un Vadinho perfetto nella sua generosità. Lei, nel buio del teatro, si emoziona. Forse il suo amore, stasera, è più forte dell'amore di Flor).

07/01/2010