Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La grande storia del Novecento in cento click fra cronaca e arte

Fonte: L'Unione Sarda
14 dicembre 2009


In mostra al Ghetto di Cagliari opere che raccontano il “secolo breve” ritratto dalle star della fotografia

Un uomo si china per bere acqua da una scalcinata fontanella destinata ai colored , mentre a fianco i bianchi, white , hanno a disposizione un servizio di qualità ben diversa. Siamo in North Carolina, nel 1950, e l'occhio colto e sensibile di Elliott Erwitt descrive con un'immagine la situazione meglio di un trattato sulla discriminazione razziale negli Usa oggi guidati da Barack Obama.
Non sempre i libri sono indispensabili. Si può raccontare un secolo forte, appassionante e drammatico come il Novecento anche attraverso le fotografie. Cronaca, storia e arte si mescolano intensamente nelle cento immagini in mostra al Centro comunale di cultura Il Ghetto, sulle antiche mura del Castello, a Cagliari. Sono esattamente 99 click + 1 , e raccontano attraverso le opere di artisti ormai famosi anche a livello di massa momenti e incanti legati a appuntamenti decisivi di qualche decennio fa: dalla Grande Depressione il cui spettro aleggia ancora oggi alla Guerra civile di Spagna, dalla Rivoluzione messicana allo sbarco dell'uomo sulla luna, da Ernst Hemingway a Che Guevara, passando per la cronaca italiana, la Dolce Vita dei paparazzi, gli scontri di piazza con la polizia di Scelba e Tambroni.
La collezione della Fondazione Giov-Anna Piras consente (da oggi fino al 30 gennaio) un viaggio nella storia della fotografia del XX secolo attraverso materiale di grande pregio, cento foto “vintage”, d'annata, nel senso che si tratta di immagini tutte stampate da negativo originale, molte la prima stampa in assoluto. Sardo di Piscinas, due passi da Giba (dove fra l'altro produce il vino 6Mura con quattro amici di infanzia) Flavio Piras, artista multimediale, ha raccolto ad Asti nella fondazione intitolata alla madre e alla sorella queste foto insieme a opere di pittura e scultura sue e di altri grandi protagonisti della storia dell'arte. E con questa “99 Click+1” ora a Cagliari dopo Parigi prima di volare per Londra, continua il viaggio nella fotografia contemporanea cominciato con “99 Cents”, l'opera di Andreas Gursky pagata la cifra record di 3 milioni e 300 mila dollari in un 'asta del 2007). Da qui il titolo giocoso di “99 click + 1” per l'esposizione di capolavori importanti non soltanto perché entrati nell'immaginario collettivo come foto-simbolo di momenti storici decisivi. C'è di più, c'è la fotografia che si fa arte, sfidando la pittura e intrecciandosi ad essa sul terreno del surrealismo, della metafisica, comunque della costruzione di un mondo creato dall'artista, non mera e asettica riproduzione del reale.
Chi ha avuto la fortuna di attraversare per oltre due ore la mostra con la guida di uno studioso del calibro di Giuseppe Pinna, autore del testo che illustra il catalogo, si è cimentato con immagini di foto giornalismo straordinarie, come lo scatto "verista" Alabama 1938 di Walker Evans, e la foto forse più nota in mostra, il Bacio all'Hôtel de Ville , del 1950, di Robert Doisneau. Un bacio famoso quanto quello che in Times Square, a New York, celebra con il V day la fine della Seconda Guerra mondiale, con un marinaio che si tuffa su una fanciulla, ritratti nel corso di una parata da Alfred Eisenstaedt.
C'è del vero, ma c'è soprattutto la costruzione dell'artista sia nello scatto che nel taglio della foto, nei Funerali di Gandhi (1948) di Henry Cartier-Bresson, uno dei grandi del Novecento, maestro della tecnica dell'attimo rubato in un click figlio invece di uno studio rigoroso.
C'è tutta la capacità mimetica della fotografia - come spiega Pinna - in opere apparentemente oggettive quali Versailles di Luigi Ghirri, Beirut di Gabriele Basilico, Merced River, Yosemite Park di Stephen Shore. Siamo a vere messinscene, costruzioni quasi metafisiche, altro che rappresentazione realistica del paesaggio.
La mostra è dunque un'occasione per ammirare capolavori noti del fotogiornalismo ma anche per una riflessione su un'arte ormai accettata come tale.
Si tratta comunque di opere importanti, come quella Madre emigrante di Dorothea Lange stampata nei cartoncini di invito alla mostra, una delle opere più significative fra quelle dedicate alla Grande Depressione cominciata negli Usa con il crollo di Wall Street del 1929 e superata grazie al New Deal roosveltiano.
Notevole, e corredata persino di motorino d'epoca usato dai famosissimi paparazzi, è lo spazio dedicato al fotogiornalismo in Italia, con Gli italiani si voltano di Mario De Biasi, che coglie lo sguardo da galletti di una folla di maschi romani. Ed ecco le immagini speculari di Franco Pinna e Luciano Mellace, l'uno mentre riprende l'altro nel pieno di una carica di celerini a Largo Chigi, il secondo sullo scooter guidato dall'esordiente Tazio Secchiaroli. Un Secchiaroli che sarà poi il re dei paparazzi, ritratto da Elio Sorci mentre scappa da un inferocito Walter Chiari sorpreso in compagnia di Ava Gardner. Né manca Anita Ekberg che, nel film di Fellini La dolce vita si immerge nella Fontana di Trevi, sogno ricorrente di turisti romani nelle calde notti estive.
Impossibile raccontare in poche righe le immagini di una mostra dove non si possono non citare il miliziano caduto nella Guerra civile spagnola di Robert Capa, i pretini di Giacomelli, il ritratto di Hemingway immortalato da Korsh con barba e dolcevita, Che Guevara di Korda, la Hepburn di Barbieri, per non parlare delle immagini di Sardegna (da Lula a Macomer) realizzate da Franco Mulas a quelle di Gianni Berengo Gardin. Si passa dalle immagini ormai passate alla storia (la bambina vietnamita che scappa dal suo paese incendiata dal napalm) ai ritratti di denuncia sociale e politica fino a quelli dove si entra nei confini dell'arte costruttivistica, del surrealismo, dell'iperrealismo. Una mostra da vedere, aperta dal martedì alla domenica (9-13; 16-20), con biglietto di ingresso a tre euro (due ridotti).
GIANCARLO GHIRRA

12/12/2009