Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Povertà, ecco il Prestito della speranza

Fonte: L'Unione Sarda
10 dicembre 2009

Iniziativa della Cei e della Caritas per contrastare i gravi disagi di un sardo su quattro

Cinquecento euro al mese per un anno da restituire in 5 anni

L'ufficio in una stanza dell'oratorio di Sant'Elia, aperto martedì e giovedì.
Cinquecento euro al mese, seimila in un anno. Il fondo straordinario costituito dalla Cei potrebbe dare un sostegno economico a 50 mila famiglie italiane. Una buona parte abita nell'Isola, se è vero che nel 10,8 per cento delle case sarde si combatte con la «povertà alimentare». In altre parole: la difficoltà non sta nel comprare il telefonino o il megaschermo al plasma, ma a trovare qualcosa da mettere in tavola. I soldi stanziati grazie alla Comunità episcopale (che ha raggiunto un accordo con l'Abi, associazione bancaria italiana) verranno distribuiti nella provincia di Cagliari dalla Caritas diocesana, che ieri ha presentato il “Prestito della speranza”. L'ufficio dove verranno aperte le pratiche non è stato scelto a caso: in una stanza al primo piano dell'oratorio di Sant'Elia (aperto martedì, dalle 9 alle 12, e giovedì dalle 15,30 alle 18,30), dove gli addetti hanno già ricevuto 3 domande.
I TERMINI Le condizioni per ottenere il finanziamento: aver perso il lavoro in questi anni di crisi economica (dal 1 gennaio 2008 in poi), e avere sulle spalle una famiglia numerosa, con almeno tre figli che abbiano un'età inferiore ai 18 anni (nel caso siano maggiorenni, dovranno essere in regola con gli studi). In alternativa il prestito può anche essere riconosciuto ai nuclei familiari, «anche non numerosi, gravati da situazioni di malattia o disabilità formalmente riconosciute», come precisa il regolamento. Ma la clausola più importante è un'altra: per ottenere il sostegno mensile, bisognerà presentare un progetto di «reinserimento lavorativo o per l'avvio di una attività autonoma». I soldi potranno essere restituiti con un piano di ammortamento (durata massima 5 anni) che inizierà un anno dopo la concessione del prestito.
I BENEFICIARI Nella provincia di Cagliari il programma potrebbe aiutare qualche centinaio di famiglie e servirà soprattutto «a evitare la perdita delle pari opportunità nella formazione e educazione dei bambini», come ha spiegato monsignor Marco Lai, direttore della Caritas diocesana e parroco di Sant'Elia, quartiere che ha offerto gli spazi per lo sportello e «luogo simbolico», dove la povertà è pane quotidiano.
I DATI In Sardegna l'indice di povertà relativa è al 23 per cento mentre a Cagliari, nel Centro Giovanni Paolo II, vengono offerti ogni anno più di 100.000 pasti. Il progetto offrirà una stampella economica per le famiglie, ma consentirà anche di ritornare al più presto nel mondo del lavoro: «Si avrà il prestito solo con un progetto di reinserimento», avverte monsignor Lai. Per questo il programma prevede una rete di collaborazioni: Bic Sardegna, Centro servizi per il lavoro, Sviluppo Italia e Acli si occuperanno di orientamento, formazione, consulenza e organizzazione di seminari, mentre la Vobis (volontari bancari per le iniziative sociali) si occuperà dell'aspetto bancario.
GLI AMMINISTRATORI Un meccanismo apprezzato dal sindaco Emilio Floris, che ha sottolineato come «con l'assistenzialismo fine a se stesso non si esca dalla crisi», e dall'assessore provinciale alle Finanze Carla Medau che ha ricordato un simile fondo di garanzia istituito dalla Provincia, «dedicato a cassintegrati, pensionati e donne emarginate» di 120 mila euro. L'assessore regionale alla Cultura Lucia Baire, intervenuta alla presentazione (in rappresentanza del presidente della Giunta Cappellacci, impegnato a Roma per la trattativa Alcoa), ha aggiunto: «Anche se alcuni dati dicono che la crisi economica è terminata, le famiglie non se ne sono ancora accorte. Per questo la Regione ha iniziato le procedure per costituire un fondo di 30 milioni di euro, destinati al microcredito».
MICHELE RUFFI

10/12/2009