Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Piano Coimpresa legato a un filo

Fonte: La Nuova Sardegna
30 novembre 2009

DOMENICA, 29 NOVEMBRE 2009

Pagina 2 - Cagliari

Dal contenuto della sentenza del Consiglio di Stato dipende il futuro del colle di Tuvixeddu



Italia Nostra: «I giudici hanno riconosciuto l’importanza del sito»




CAGLIARI. «In aula, nel corso dell’udienza di trattazione, i giudici del Consiglio di Stato hanno riconosciuto la bellezza e l’importanza del sito di Tuvixeddu. Questo risonoscimento per noi rappresenta già una grande vittoria»: a parlare è Maria Paola Morittu di Italia Nostra.
Italia Nostra è una delle associazioni che da quasi vent’anni si battono a difesa dell’area archeologica e del paesaggio naturale del colle cagliaritano. Il commento è legato alla sentenza di palazzo Spada, la prima sfavorevole a Nuova Iniziative Coimpresa e al comune di Cagliari, la strana coppia impegnata in una lunga battaglia giudiziaria per la realizzazione di un quartiere residenziale su Tuvixeddu, a due passi dalla necropoli punico-romana. Della decisione è trapelata soltanto la sostanza, per il contenuto si dovrà attenderne il deposito. Ma solo quando si saprà qual è stato il ragionamento giuridico dei magistrati romani sarà possibile fare previsioni attendibili sul futuro del progetto Coimpresa.
Il punto centrale riguarda la norma di riferimento in base alla quale è stato rilasciato il primo nullaosta, quello del 1999, cui sono seguiti tutti gli altri, compresi i due dell’agosto 2008. Secondo il Tar - che aveva bocciato i decreti di annullamento firmati dal sovrintendente Fausto Martino a settembre dell’anno scorso - la legge doveva essere la 1497 del 1939, per la sovrintendenza l’articolo 16 della 1150 del 1942. Senza entrare nella complessità dei contenuti, non si tratta di un dettaglio irrilevante. Perchè se il Consiglio di Stato avesse dato ragione all’avvocatura dello stato, che tutela la sovrintendenza, non cadrebbe soltanto l’efficacia degli ultimi due nullaosta ma anche quella dell’autorizzazione fondamentale: quella del 1999, architrave dell’accordo di programma del 2000 che ha dato il via libera definitivo al piano Coimpresa. In più c’è il problema del mancato parere di legittimità della sovrintendenza, che comprende l’assenza di motivazione dell’autorizzazione: «Sono aspetti della questione che noi del Gruppo di intervento giuridico abbiamo segnalato con un esposto alla sovrintendenza circa dieci anni fa - avverte Stefano Deliperi - ma stranamente in quegli anni passarono inosservati. Poi è arrivato Martino e ci ha dato ragione, adesso anche il Consiglio di Stato. Bisogna attendere il deposito della sentenza ma è chiaro che ormai è a rischio l’intera architettura autorizzativa del piano Coimpresa e noi non possiamo che essere soddisfatti»
Quindi non è detto che la sentenza del consiglio di stato si limiti a imporre un nuovo passaggio autorizzativo: se la tesi sostenuta dall’avvocatura dello stato ha convinto i giudici di secondo grado il gruppo Cualbu dovrà rassegnarsi a rinunciare al progetto. A quel punto sarebbero illegittimi anche gli interventi in corso, le palazzine su via Is Maglias ormai quasi completate. Nei fatti, Tuvixeddu diventerebbe un’area vincolata come da anni e anni chiedono a gran voce storici, ambientalisti e personalità sarde della cultura: «Speriamo che questo pronunciamento dei giudici amministrativi serva ad aprire gli occhi a qualcuno - dice Deliperi - e che si pensi finalmente a seguire la sola strada ragionevole, quella del dialogo e dell’accordo. Sono anni che lo diciamo, ma si va avanti fra tribunali e ricorsi. I punti fondamentali sono due, lo stradone nel canyon e l’area di rispetto. Sul primo non c’è storia, quella strada da realizzare a spese pubbliche è incompatibile sul piano urbanistico, archeologico e ambientalistico. E poi serve una fascia di rispetto che tuteli definitivamente l’area archeologica». (m.l)