Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Violenza sulle donne: vittime 27 su 100

Fonte: L'Unione Sarda
26 novembre 2009

Dati allarmanti: il 26,3 per cento non ha ancora compiuto 16 anni. Poche le denunce

La maggior parte degli abusi dentro le mura domestiche

Numerose iniziative in occasione della celebrazione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
La violenza sulle donne ha mille facce e non è solo quella che si consuma negli angoli bui delle strade: molto spesso il dramma si vive dentro casa, nel silenzio e al riparo delle mura domestiche. Ne sono vittime l'11 per cento delle sarde e nella maggioranza dei casi è il marito, il fidanzato, il convivente, l'ex partner a vestire i panni del violentatore. Gli ultimi dati Istat fanno ancora paura: su cento donne il 27,1, tra i 16 e i 70 anni, ha subìto violenza fisica o sessuale da un uomo, il 15,3 un'aggressione e il 4,4 per cento uno stupro (o tentati stupri). Drammi che vedono protagoniste adolescenti: il 26,3 per cento è stata violentata prima dei 16 anni da un parente, zio, padre o fratello. Succede in Sardegna e in ogni parte d'Italia e del pianeta. È per questo che il 25 novembre si celebra in tutto il mondo la Giornata contro la violenza alle donne, voluta dall'Onu nell'anniversario della morte di tre eroine della lotta di liberazione dalla dittatura nella repubblica Domenicana: furono violentate e uccise nel 1960.
LA DENUNCIA Ieri è stato un giorno di dibattiti anche a Cagliari, fra iniziative di Comune e Provincia. Una giornata che è riuscita a dare voce ai silenzi di molte donne, a trasformare in forza (la forza della parola) la rabbia che si ha in corpo, a far capire che si può trovare il coraggio di non aver più paura. Le storie delle donne violentate arrivano ai centri d'ascolto, quasi mai in questura. «Poche denunciano, hanno paura», ammette Rita Corda, presidente della commissione Pari opportunità della Provincia, ente capofila del progetto PlusEducando, finalizzato alla prevenzione della violenza di genere, selezionato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Va in questa direzione il convegno di ieri a Palazzo Regio, dove a parlare della violenza sulle donne erano uomini, soci della nuova associazione “Maschile plurale”.
GLI OPERATORI La paura di ribellarsi a un marito ossessionato dalla gelosia e dal senso del possesso fa da sfondo a molte storie: chi osa dire no prende calci, pugni, morsi, rischia la vita o di non vedere più il proprio figlio. Una violenza che si consuma in ogni ceto sociale. «Nelle case popolari come nelle ville - assicura Luciana Cuncu, presidente di Libera, neonata associazione per la solidarietà femminile contro la violenza - nella mia esperienza sono venuta a conoscenza di moltissimi casi di violenza familiare, costruita sul terrore, la minaccia, la segregazione, la dipendenza, una quotidiana violazione dei diritti umani. Per aiutare queste donne c'è bisogno di centri antiviolenza e rifugi segreti che operino 24 ore su 24 con personale altamente qualificato. Non ci siamo ancora».
INIZIATIVE Dal Comune arriva una buona notizia: entro la fine dell'anno aprirà i battenti la casa antiviolenza finanziata (300 mila euro) con i fondi della legge regionale 8 del 2007. Punti di riferimento in città sono anche il centro comunale anti-stalking di via Cimarosa (numero verde 1522) e lo sportello della Provincia in via Cadello. Iniziative possibili grazie ad associazioni come Donna Ceteris o Donne al traguardo. «Non è il momento di demordere - è il messaggio di Ada Lai, dirigente delle Politiche sociali del Comune - il silenzio non deve essere più la prigione di chi subisce violenza, le donne devono sapere che i servizi ci sono». Soprattutto nel momento in cui trovano il coraggio di uscire dall'incubo. Anche se i segni della violenza se li porteranno appresso per tutta la vita.
CARLA RAGGIO

26/11/2009