Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Santa Gilla lo stagno del business

Fonte: La Nuova Sardegna
16 novembre 2009

DOMENICA, 15 NOVEMBRE 2009

Pagina 1 - Cagliari



Il consorzio concessionario ha finito la parte tecnica, ora prepara i conti



Regione aspetta un progetto che trasformi la laguna in una fabbrica aperta al turismo

CAGLIARI. Non solo ricci ai chioschi del Poetto, ma anche vongole veraci pescate poche ore prima nella miniera dell’oro nero: la laguna di Santa Gilla. Il business plan dello stagno è pronto nella parte fondamentale: cosa si vuol fare di una fabbrica naturale sfruttata poco e con scarsa soddisfazione dei pescatori, anche di quelli del consorzio che ha il nome dello stagno, Santa Gilla.
E ciò che si vuol fare è prima di tutto un’apertura al pubblico lontano dalla pesca: i cittadini, grandi e piccoli, clienti potenziali di un punto ristoro dove ci sarà la garanzia che tutto arriva dallo specchio d’acqua lì accanto. Il consorzio Santa Gilla in questi mesi ha elaborato una proposta di rilancio dello stagno e ha seguito i binari dati dall’assessore regionale all’agricoltura, Andrea Prato, in una riunione tenuta alla fine dell’aprile 2009. L’assessore nella sostanza aveva detto: ampliate il numero e il tipo di prodotti che la «fabbrica» Santa Gilla può offrire, moltiplicate i posti di lavoro, trasformate lo stagno in un bene aperto alla collettività. Il business plan nella parte tecnico-scientifica è pronto, sulle proposte di sviluppo adesso devono lavorare commercialisti e ingegneri perché bisogna fare i conti di quanto costerà costruire e avviare tutta questa macchina e quanto potrà rendere, oltre ai pescatori che ci lavorano, a chi ha concesso l’uso dello stagno, cioè la Regione. «Non ci vorrà molto - dice Riccardo Demurtas, direttore del consorzio Santa Gilla - ma dovrà essere un lavoro accurato come è stato quello sulla parte tecnica scientifica». L’impegno è necessario perché è l’ultimo treno lasciato partire dalla Regione con la destinazione «pescatori di Santa Gilla». Dietro l’angolo, se i pescatori delle famiglie storiche non saranno all’altezza, c’è il piano B per la valorizzazione della laguna: bandire una gara internazionale e appaltare la gestione della laguna a chi sa far fruttare specchi d’acqua eccezionali come questo dove la produttività non è in contrasto con una valorizzazione ambientale e con lo sfruttamento turistico. Non è un mistero che qualche anno fa un gruppo giapponese aveva messo gli occhi sullo stagno particolarmente attirato dalla produzione delle buonissime arselle col guscio sottile e scuro.
Dunque il consorzio ha accettato di voltare pagina. La concessione è durata una decina d’anni senza grandi risultati. Come spesso i pescatori hanno messo in evidenza per voce del presidente del consorzio Giuseppe Deplano, le responsabilità non sono soltanto in capo all’entità concessionaria: la Regione non ha finito le opere necessarie per trasformare la laguna in una vera fabbrica del pesce di mare. Dopo una bonifica costosissima dall’inquinamento industriale e dopo che i comuni a poco a poco si sono convinti a munirsi di depuratori per non continuare a sporcare le acque dello stagno, bisognava costruire opere utili all’organizzazione di una pesca di grandi quantità senza però snaturare i meccanismi naturali che fin dall’antichità avevano reso famosa nel basso Tirreno la pescosità dello stagno di Santa Gilla. Nel progetto che presto verrà presentato alla Regione, c’è un sostanziale ampliamento della coltura dei mitili, la ristrutturazione degli impianti di cattura (furono costruiti ma non sono mai entrati in funzione), varie iniziative di promozione e gestione del turismo ittico, fatto di tre cose: gastronomia, visite alla laguna, visite al museo, nonché il miglioramento di un turismo mai venuto meno, legato al birdwatching, ma a Santa Gilla riservato a esperti e tecnici del settore, perché le sponde non sono facili da attraversare (ancora) da parte di gruppi. Anche il punto vendita è nel progetto. Sul museo c’è un vasto carteggio con la Regione perché i pescatori vorrebbero le chiavi per cominciare a sistemarlo. Infine, il capitolo che scotta: gli abusivi. Non ci saranno più se il consorzio farà altre due cose: allargare la società anche a pescatori che finora non ne hanno fatto parte, allestire uno spazio pesca per i dilettanti. E’ in progetto ed è anche molto urgente. (a. s.)